mercoledì 12 giugno 2013

Florindo Di Lucente interviene in merito alla vicenda della sua possibile estromissione dalla giunta provinciale

Leggo sui giornali che il problema della Provincia sarebbe quello di ridefinire gli equilibri politici e soddisfare le richieste di alcuni consiglieri di essere nominati in giunta, per cui da tempo vengo indicato come la persona da rimuovere dalla carica di assessore.









Ebbene, ho deciso di dire la mia, per una serie di ragioni che ritengo tutte assolutamente spendibili, comprese quelle politiche, visto che politiche sarebbero le ragioni addotte alla mia paventata rimozione.

Intanto affermo una linea di principio, cioè che la revoca di uno o più assessori sia un fatto estremamente grave, in quanto ad essere nominati in giunta sono stati i consiglieri più votati delle rispettive liste. La loro revoca, quindi, sarebbe giustificabile solo dal mancato rendimento nell’esercizio delle proprie deleghe o dall’assunzione di posizioni politiche in contrasto con l’Amministrazione.

Se quindi da una parte capisco che il Presidente è sottoposto a notevoli pressioni da parte di alcuni consiglieri e gruppi politici, credo anche che il Presidente stesso dovrebbe ponderare altri aspetti e far prevalere il suo ruolo di garante del mandato di rappresentanza affidato dagli elettori a quanti, come me, hanno contribuito significativamente alla sua stessa elezione.

La questione andrebbe inoltre affrontata secondo una prospettiva politica più ampia di quella dell’Amministrazione Provinciale, perché va necessariamente inquadrata nell’ambito dei contenuti, delle strategie e dei metodi che il centro-destra intende adottare per risolvere la crisi di consenso che ha investito la coalizione alle elezioni regionali e comunali di Isernia.

Credo infatti che la coalizione possa riacquistare credibilità unicamente ripartendo dalla riaffermazione di un’etica politica, dalla pratica di una buona amministrazione, dalla coerenza, dall’affidabilità e dall’autorevolezza della propria classe dirigente. Da quest’ultima mi aspetterei una maggiore considerazione, anche in virtù del mio impegno come candidato nel centro-destra alle scorse regionali, in una campagna elettorale lealmente condotta a fianco del Presidente Iorio, al quale ho portato un contributo di oltre 1200 voti.

Ma le ragioni che rivendico non sono solo politiche, perché quelle che tengo di più ad affermare sono legate al lavoro assiduo, onesto e trasparente con cui ho sempre onorato gli impegni assunti con gli elettori, anche in questa Amministrazione Provinciale, per la quale ho messo a disposizione la mia esperienza amministrativa, maturata in 14 anni di attività, e ho profuso tutto il mio impegno e la mia dedizione nella gestione delle deleghe che mi sono state affidate, operando con passione e senso di responsabilità, al di là di logiche di campanile o di collegio elettorale.

Sono tante le azioni positive e i risultati conseguiti che orgogliosamente rivendico come frutto del mio impegno: la risoluzione del problema dei cantonieri stagionali, la messa a sistema delle attività turistiche, l’enorme ricaduta economica generata sugli operatori dagli incentivi al turismo per gruppi, il coordinamento degli enti e delle associazioni che organizzano manifestazioni culturali, l’adozione di un metodo di misurazione degli effetti generati dagli investimenti pubblici, l’individuazione di criteri, approvati e adottati dalla Regione, per la ripartizione dei fondi destinati alle manifestazioni culturali e turistiche, il reperimento di risorse esterne per attuare progetti come la Vetrina dei prodotti tipici nel centro storico di Isernia, il Museo del Costume, il progetto "Iserniainsieme".

È questo il contributo che ho dato all’Amministrazione Provinciale e siccome sono convinto che la buona politica che oggi i cittadini invocano non sia altro che questo modello virtuoso di gestione della cosa pubblica, una politica del fare che produca dei risultati concreti, sono queste le cose per le quali vorrei essere giudicato.

Molti di questi progetti hanno bisogno di altro lavoro per essere portati a compimento e per non inficiare il lungo, paziente e tenace lavoro svolto, vanificando gli sforzi fin qui sostenuti; è un lavoro non facile per le accresciute difficoltà di un Ente che versa in condizioni gravi, oberato com’è di problemi: la continua minaccia di chiusura, i severi tagli alle risorse che mettono a rischio i servizi e gli stessi stipendi del personale, il blocco degli impegni di spesa che paralizza l’azione amministrativa, l’assoluta urgenza di procedere all’approvazione del bilancio di previsione per avere contezza di una situazione che rischia di determinare il collasso dell’Ente e dei territori amministrati. Mai come in questo momento è quindi necessario un richiamo al senso di responsabilità degli amministratori, assessori o consiglieri che siano, per affrontare i problemi con determinazione e coesione.

Se invece a prevalere sarà un’altra logica, quella delle poltrone, dichiaro la mia totale estraneità rispetto a una politica fatta di mere spartizioni e rivendico con orgoglio una dignità politica diversa. Al Presidente Mazzuto dico allora: se proprio lo devi fare, fallo presto e toglimi da questa incertezza che m’impedisce di tornare a lavorare con serenità e che mortifica oltremodo la mia dignità di uomo e di politico.

Se invece di equivoco si tratta, allora è opportuno chiarirlo subito e tornare a lavorare con rinnovato entusiasmo per il bene della nostra provincia.

La mia non vuole essere, quindi, la difesa di una posizione personale, ma di quell’etica della politica di cui, a parole, siamo tutti strenui difensori e paladini. Poi, come sempre, saranno gli elettori a decretare il giudizio finale su ciò che avremo saputo costruire o distruggere.

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