giovedì 12 settembre 2013

Campobasso. Caos farmacie comunali, basta con le cure palliative. Urge una terapia d’urto!

La questione “farmacie comunali” è ormai di evidenza pubblica. Si trascina da anni ed è facilmente comprensibile attraverso la chiarezza dei numeri: il personale di ruolo, per coprire il normale turno lavorativo, dovrebbe lavorare 5 giorni su 6, per più di nove ore al giorno.






Il sabato, poi, per poter fronteggiare la questione dei turni, al lavoro per altre sei ore per un totale di 51 ore lavorative settimanali con 5 rientri pomeridiani. Il disagio professionale che diventa, gioco forza, disagio per l’utente avrebbe potuto essere “guarito” con l’indizione del famigerato concorso mai svolto che avrebbe riportato in bonus gli organici delle farmacie comunali, restituendo futuro alle risorse professionali e consentendo pratiche selettive pubbliche e trasparenti.

Il “quadro clinico” della vicenda ha del patologico: negli ultimi cinque anni – che coincidono con la durata dell’amministrazione Di Bartolomeo – nelle tre farmacie comunali cittadine sono andati in pensione ben cinque unità lavorative mai rimpiazzate. Attualmente – in servizio – sono rimasti in quattro, con evidenti turni massacranti.

Servirebbero – sempre guardando ai  numeri – almeno altre quattro unità da impiegare a tempo pieno con contratti di 36 ore settimanali per poter rientrare dal caos e ritornare ad operare professionalmente in una situazione di normalità.

La situazione contrattuale è – ove possibile – ben peggiore: si lavora con 3 o 4 trimestrali part-time che sono utilizzati sulle tre farmacie comunali al fine di supportare i farmacisti che per coprire i turni sono costretti a straordinari e rientri pomeridiani. Nel 2012 si è fatto ricorso persino ad una specifica convenzione con l’Asrem per consentire un supporto professionale con personale a tempo determinato.

Procedure tampone, messe in campo sempre con logiche d’emergenza e che alimentano quel sottobosco dei “favori” da chiedere ai quali segue sempre poi un conto da pagare. Il “collasso” del sistema è ormai un dato acclarato: l’organizzazione attuale non consente al personale di fruire di ferie, riposi compensativi e turni in rispetto del Contratto collettivo di Lavoro.

Questo stato di cose  incide naturalmente anche sulla turnazione degli straordinari e il pagamento delle spettanze dovute. Le farmacie svolgono 4 turni annuali straordinari obbligatori e la carenza di personale – oltre a riverberarsi sull’utenza costretta sia a girovagare da una farmacia all’altra sia a code interminabili -   rende particolarmente disagevole e gravoso il lavoro di copertura del servizio h24, come deve naturalmente essere.

La questione della vendita della farmacia di via Calabria, poi, è  la classica ciliegina sulla torta: la prima asta è andata deserta, il che di fatto significa deprezzamento di un bene e  mancati servizi dovuti ad una collettività.  Dall’iniziale valore, pari a 2 milioni 255 mila euro circa, ora si è scesi vertiginosamente al milione e 700mila euro circa.

Che strategie segue l’amministrazione comunale quando prende decisioni così errate che prestano il fianco anche ai sospetti su eventuali speculazioni? I nostri amministratori non considerano mai il risvolto pratico delle loro illogiche decisioni?

L’effetto domino è chiaro: queste decisioni coinvolgono pesantemente sia le risorse umane, le professionalità che operano in questa condizione di disagio da anni,  sia la cittadinanza che sopporta code e disservizi. Si riflettono sulla qualità della vita e sulle opportunità professionali sempre negate.

Le blande cure palliative messe in campo fino ad oggi, con una superficialità disarmante, si rivelano un fallimento. Per la terapia d’urto forse è già tardi.



Segreteria Regionale FP CGIL del Molise

   Fernando Mastrogiorgio

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