mercoledì 31 ottobre 2012

Vivere e lavorare all'estero, non sempre è tutto rose e fiori



Riceviamo e pubblichiamo l'articolo di un nostro lettore che vive all'estero, nel quale ci racconta in breve la sua esperienza in un paese straniero.





Mi chiamo Gianni Ciarlante, sono un italiano-molisano residente in Cile da quasi due anni e come moltissimi miei connazionali, ho dovuto tentare la via dell'estero per affermarmi professionalmente, viste le poche opportunità offertemi dal mio Paese. Quando si è stranieri la vita è tutt'altro che semplice, i primi anni scorrono nel tentativo di adattarsi rapidamente ad uno stile di vita nuovo, regole, mentalità e condizioni differenti del paese ospitante. Come in Italia, anche in Cile ho dovuto affrontare dei problemi legati alla burocrazia, per cui anche questioni semplici diventano difficili da risolvere celermente.

Noi italiani residenti in Sud America, rappresentiamo una numerosa comunità e chiediamo una maggiore attenzione da parte dello Stato italiano, per venire incontro alle esigenze di noi emigranti. Il Governo italiano, dovrebbe stringere migliori rapporti diplomatici, di collaborazione bilaterale e convenzioni con gli Stati stranieri per far si che i nostri diritti di emigranti siano rispettati.
A causa della mancanza di accordi e rapporti di collaborazione tra Stati , ci vediamo negare il diritto di riconoscimento dei nostri titoli professionali e scolastici. Che non è cosa da poco! Quindi siamo costretti a svolgere un esame di stato, come privatista, per ottenere il 4° Medio ( l'equivalente dell'ultimo anno di scuola superiore italiana), in modo da poter iscriversi all'università o semplicemente fare dei corsi professionali extrauniversitari cileni.

Logicamente, la negazione dei nostri titoli professionali, fa sì che un lavoratore non possa praticare la sua specializzazione come privato, ma solo come dipendente. Per di più , non ci è concesso guidare con la patente italiana e nemmeno fare la conversione della stessa, l'unico modo per risolvere la questione, è ottenere la permanenza definitiva e richiedere la licenza di guida sostenendo un esame.
E' possibile che il nostro paese si sia preoccupato di creare rapporti solo con gli USA?

Ha posto in secondo piano i paesi latino-americani che, realmente, sono quelli più affini alla nostra cultura, in particolare proprio il Cile e Brasile che hanno un incremento e risorse economiche da far paura. Tant' è vero che Cina e Giappone ci si sono buttati a capofitto, investendo e creando appunto rapporti diplomatici ed economico-commerciali con questi paesi.

Concludo con la speranza che questo mio sfogo non cada nel vuoto, spero di attirare l'attenzione delle istituzioni e lanciare un monito, non solo alla politica, ma a tutti. L'Italia deve svegliarsi una volta per tutte! Deve uscire da questo letargo profondo che pare non aver fine, la crisi non si combatte mettendo in ginocchio i nostri cittadini, caricandoli di tasse, tutto questo mi fa venire in mente un noto telefilm anni '70: "Ai Confini della Realtà".

Occorre uscire dal proprio guscio, creando rapporti economico-culturali con paesi ad economia emergente, dando opportunità di lavoro, investendo in questi ultimi, senza dover abbandonare necessariamente la propria patria, aprendo le porte a noi e loro, facendo in modo che gli altri investano nel nostro e puntino sul made in Italy.

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