lunedì 11 marzo 2013

Sono 6,7 milioni le persone in Italia in grave difficoltà economica

Sono coloro che non sono in grado di affrontare una spesa imprevista di 800 euro o non possono riscaldare adeguatamente casa o sono in arretrato con i pagamenti dell'abitazione o non riescono a fare un pasto a base di proteine ogni due giorni.





E' quanto emerge dai dati Istat-Cnel. In crescita anche il rischio povertà, calcolato sul reddito del 2010. Nel Centro è passato dal 13,6% al 15,1% e nel Sud dal 31% al 34,5%.

In Italia, tra il 2010 e il 2011, l'indicatore della 'grave deprivazione' sale dal 6,9% all'11,1%, ciò significa che 6,7 milioni di persone sono in difficoltà economiche, con un rialzo di 2,5 milioni in un anno. Si tratta di individui in famiglie con 4 o più sintomi di disagio in un set di 9. Lo rileva il rapporto Bes Istat-Cnel.

In Italia il potere d'acquisto, cioé il reddito disponibile delle famiglie in termini reali, durante la crisi è crollato, scendendo del 5% tra il 2007 e il 2011.

A marzo 2012 il dato peggiore sul fronte della fiducia dei cittadini verso le istituzioni riguarda i partiti politici: la media, in un'ipotetica pagella su una scala da 0 a 10, si ferma al 2,3. Voti bassi anche per la fiducia verso il Parlamento (3,6), le amministrazioni locali (4) e la giustizia (4,4).

La quota dei ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non studia nè lavora, tra il 2009 e il 2011 è balzata dal 19,5% al 22,7%. Inoltre, ben l'8% dei neet è già laureato e quindi difficilmente potrebbe continuare a formarsi, secondo il rapporto 'Bes' Istat-Cnel. Il tasso d'occupazione per la classe di 20-60enni è sceso al 61,2% dal 63% del 2008. Nell'Ue presentano un tasso più basso dell'Italia solo Ungheria e Grecia. Ciò è dovuto soprattutto alla scarsa occupazione che si registra tra le donne italiane e nel mezzogiorno.

Nel 2012, il Pil (Prodotto interno lordo) è calato del 2,4%, con una performance di -0,9% nel quarto trimestre (-2,8% nel raffronto con il periodo ottobre-dicembre del 2011). Ma il dato preoccupante, è rappresentato dal -1% acquisito per il 2013. Lo ha riferito l'Istat. L'Istituto di statistica ha spiegato che nell'ultimo trimestre del 2012, rispetto ai tre mesi precedenti, i principali aggregati della domanda interna hanno registrato diminuzioni significative, con cali dello 0,5% per i consumi finali nazionali e dell'1,2% per gli investimenti fissi lordi.

Nei primi 9 mesi del 2012 la quota delle famiglie indebitate, sostanzialmente stabile tra il 2008 e il 2011, ha segnato un balzo, passando dal 2,3% al 6,5%. Il più frequente ricorso al debito, generato in molti casi da mere esigenze di spesa, riguarda importi mediamente più bassi.

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