lunedì 17 dicembre 2012

Una pioggia di incarichi in Molise

Solo la ricerca del consenso politico può far comprendere come mai una piccola (geograficamente parlando) regione come il Molise si travesta da imprenditore (di scarso successo, risultati alla mano). Con 320mila abitanti, la ventesima regione, la più piccola (se si eccettua la Valle D'Aosta) e probabilmente tra le più indebitate d'Italia.




Dai jeans ai polli: una costellazione di partecipazioni discutibili (almeno nei risultati) che non è possibile isolare se si vuole comprendere a fondo l'articolato sistema di potere in Molise che essenzialmente ruota intorno alla figura di un padre-padrone: Michele Iorio, presidente della Regione, seduto negli scranni del consiglio da oltre un ventennio.

Il Molise appare dunque come una regione ad economia di stampo socialista, quasi sovietico: la Regione interviene nel capitale di numerosissime aziende che puntualmente falliscono pur avendo assorbito decine di milioni di euro di soldi pubblici, nei comparti merceologici più disparati che in comune hanno una sola cosa: non c'entrano con i fini istituzionali dell'ente. Nel silenzio generale.
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Il criterio di nomina dei vertici di tali aziende è, manco a dirlo, come sempre politico. E a decidere è come sempre, manco a dirlo, appunto Michele Iorio, in consiglio regionale dal 1990 ininterrottamente, in procinto di candidarsi per la quarta volta consecutiva nonostante una condanna in primo grado a un anno e 6 mesi di reclusione e una decina di procedimenti giudiziari aperti a suo carico.
Succede così che il segretario provinciale del Pdl, imputato per rimborsi fantasma e fatture gonfiate quando era al vertice dell'ente agricolo Arsiam, venga promosso al vertice dell'Istituto autonomo case popolari dove si trasferisce senza rinunciare alle vecchie abitudini. Risultato: a ottobre il Tribunale di Campobasso l'ha interdetto per sei mesi dai pubblici uffici.
O per Michele Picciano, già assessore regionale al Lavoro e poi presidente del consiglio regionale, non rieletto alle scorse regionali, imputato per voto di scambio e concussione (assolto dal secondo e prescritto per il primo capo): a lui è andata la presidenza dell'ente idrico Molise Acque.

E così via: all'Arpa, l'agenzia di protezione ambientale va il primo dei non eletti della coalizione, Quintino Pallante, nonostante sia in odore di conflitto d'interessi come imprenditore del settore edile e dei lavori pubblici. E così per il primo dei non eletti dell'Udc paracadutato alle case popolari. O per il settantenne Tonino Di Rocco, segretario della Nuova Dc, alla presidenza dello Zuccherificio.

O per la società dei polli di Bojano affidata al consigliere diplomatico presidenziale (ebbene sì, un diplomatico per il presidente di una micro-regione). O per il segretario regionale dell'Udc, Teresio Di Pietro, al vertice di Fin Molise, la finanziaria regionale sott'osservazione da Tar, Consiglio di Stato e per un certo periodo anche da Banca d'Italia e dalla Commissione Ue per il sospetto di procedure in violazione delle norme comunitarie sulla concorrenza e sugli aiuti di stato.

di Francesco Benucci

Fonte: Il Sole24ore

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