venerdì 18 luglio 2014

Pozzi di Cercemaggiore: Il Consigliere Regionale Salvatore Ciocca replica all'articolo scritto dal nostro direttore Pietro Tonti



Riceviamo e pubblichiamo.



Gentilissimo direttore,

leggo con stupore quanto pubblicato sulla testata che Lei dirige in un articolo dal titolo “Pozzi radioattivi di Cercemaggiore: l'aspetto della scoperta e i meriti impropriamente attribuiti” in quanto non condivido la chiave di lettura che Lei fornisce relativamente alla vicenda che riguarda l’area di Capoiaccio.

Una questione grave, stando almeno a quanto si è paventato in questi mesi,  “ridotta” però esclusivamente alla presunta tempistica dell’interessamento istituzionale alla vicenda!

Rispettando, però,  il criterio di valutazione da Lei utilizzato, mi permetto di segnalarLe alcuni riferimenti in modo da agevolare il lavoro di ricostruzione degli eventi.

La mia sensibilità – personale,  politica e istituzionale - verso il tema ambientale, e sulla vicenda di Cercemaggiore in particolare, è parecchio datata.

Fin dal 2000, nell’ambito della mia personale attività politica, ho affrontato il tema dei pozzi di petrolio e dei rischi che quell’area  già evidenziava.
Lo dimostra la sintesi del mio programma elettorale per le Regionali del 2000, reso noto pubblicamente attraverso un manifesto/volantino politico e oggetto di interventi pubblici come è facilmente verificabile. Ecco cosa dicevo in merito nel marzo del 2000: ” (…) Un desiderio immediato è quello di raccogliere l'appello del prof.dott. Alfonso Sedati  primario dell' ospedale  Regina Elena di Roma) e di verificare con il suo aiuto le cause delle  troppe morti che interessano il circondario di Riccia, Jelsi, Cercemaggiore, Gildone, Gambatesa, S. Elia e gli altri comuni del Fortore, troppe morti e troppi malati di tumore.

Il dottore rileva che i tumori non sono tipizzati , non appartengono ad una sola tipologia ed apparentemente non derivano da una causa specifica ; inoltre l'incidenza è così ampia da non potersi ricollegare ad eventi solo naturali. Si ritiene necessaria una indagine per appurare possibili cause scatenanti, una indagine coordinata da esperti in grado di darci delle risposte e di assicurarci che la nostra salute e quella dei nostri figli, generazioni del futuro, non sia in pericolo. A vista d'occhio, sembra che non ci siano fattori di rischio, non viviamo infatti in una zona a forte impatto industriale, non esistono discariche abusive, in grado di causare come è ben noto, alcune tipologie di cancro e nonostante ciò il problema è presente ed è avvertito fortemente. Dobbiamo percorrere altre strade, forse già ventilate ma mai approfondite nel passato.

Chi di noi  non ricorda i TIR che attraversavano negli anni '80 il comprensorio ( provenendo dalle Puglie e transitando per Riccia) per dirigersi verso i pozzi petroliferi dismessi presenti a Cercemaggiore, chi di noi non si è chiesto da dove provenivano e che cosa contenevano le cisterne di acciaio (senza simboli o scritte indicative), tutti automezzi con targhe del sud Italia.   Una  risposta alle nostre domande è necessaria e ci può essere fornita solo da una indagine svolta accuratamente; potrebbe darsi che ci sia una spiegazione che non è come si dice e cioè che nei pozzi predetti siano state scaricate acque pesanti, radioattive od altre sostanze nocive che col tempo a quella profondità possono aver inquinato le falde acquifere dei due versanti ( il lato volto verso Riccia-Jelsi-Gambatesa e quello di Cercepiccola-Sepino-Bojano) creando condizioni di pericolosità ambientale. Occorre verificare cosa sia effettivamente successo in quei pozzi.”)

Nell’ambito, invece, dell’attività istituzionale che mi vede impegnato fin dallo scorso anno, Le fornisco la fredda cronologia del lavoro fatto: 

• novembre 2013: convocazione della Terza Commissione sull’argomento “emergenza rifiuti” con particolare riguardo alla vicenda di Cercemaggiore;

• dicembre 2013: incontro istituzionale presso il Ministero dell’Ambiente;

• gennaio 2014 : richiesta all’Arpam di avvio delle procedure di verifica ambientale;

• marzo 2014: riscontri prime analisi richieste dalla Terza Commissione;

• marzo 2014: attivazione  delle procedure per un nuovo incontro istituzionale presso il Ministero;

• acquisizione di tutti gli atti (di qualsiasi tipologia) riguardanti le indagini effettuate negli anni passati nell’area di Capoiaccio e acquisizione ogni documento utile e collegato (atti amministrativi, atti di indagini, controlli e verifiche ambientali, pareri, etc)

• giugno 2014: riscontri Arpam su terreni adiacenti pozzo vernile

• giugno/luglio 2014: attivazione procedure immediate con il Dipartimento della Protezione Civile - nella persona del prefetto Gabrielli - e con l’Ispra.

• Luglio 2014: verifiche congiunte nell’area (che si sono tenute in questi giorni).

Questa sera, presso il Comune di Cercemaggiore, parteciperò ad un altro incontro pubblico - organizzato dall’Italia dei Valori -  che condivide questo allarme e il percorso di approfondimento che ho fin qui svolto.

Avrò piacere di fornirLe ogni delucidazione in merito alla vicenda ambientale, facendole anche toccare con mano la mole di documenti di cui sono venuto in possesso e che - Le anticipo - sta diventando un “libro inchiesta” che sarà pubblicato entro la fine dell’anno. 

Il criterio per affrontare questo allarme non può essere, a mio modesto avviso, l’individuazione del più veloce nell’affrontare l’argomento. La trovo una lettura riduttiva e fuorviante.

Ritengo ottimo il lavoro dei giornalisti che in tutte le testate regionali si sono occupati del caso, dando il giusto spazio e la giusta lettura di fatti inquietanti.  Ritengo assolutamente condivisibile il percorso di tutela che sta portando avanti l’Italia dei Valori.

Il mio lavoro è però altro: capire cosa c’è e trovare le soluzioni. Senza l’inutile gara a chi arriva prima.

Nella speranza di conoscerLa oggi, a fronte del suo interessamento alla questione, La saluto cordialmente.



Campobasso,  18 luglio 2014

Salvatore Ciocca

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