In seguito al drammatico episodio di cronaca di ieri, in cui
abbiamo riportato, l’aggressione di un cane randagio ad una bimba di 8 anni a
Santa Maria del Molise, è giunto in redazione un appello a firma di una giovane
donna dell’area del Volturno.
Questa la missiva:
<< Sono contenta
che finalmente una testata si occupi del fenomeno del randagismo, e ne denunci
senza peli sulla lingua e senza garantismi la portata. Ho letto dei post su
F.B. di chi si professa animalista e non si rende conto che il fenomeno randagismo
è molto più ampio e le sole associazioni non possono risolvere il problema:
seppur condivido il loro impegno. Sono una sportiva, da
diversi anni mi reco sia presso l’area di San Vincenzo al Volturno, sia presso il
lago di Castel San Vincenzo, a volte in bici e spesso anche di corsa: amo il
footing.
Fino a qualche mese
fa, non ho mai avuto problemi, incontravo qualche cane sciolto nei pressi delle
diverse fattorie e case rurali sparse, ma senza difficoltà: oltre ad abbaiare
erano innocui. Qualche settimana fa,
in bici, sulla pianura che costeggia l’Abbazia di San Vincenzo e arriva fino
alle sorgenti del Volturno, mi imbatto in un nutrito numero di cani randagi, mi
rincorrono, per circa 300 metri.
Sfinita per la paura
cerco di pedalare a più non posso, ma nonostante tutto non mi lasciano. Ho avuto fortuna, in
quanto, un signore che sopraggiungeva con l’auto si è accorto della situazione
che stavo vivendo e ha puntato i cani con la sua macchina. Si sono così fermati,
hanno smesso di inseguirmi, ed ho avuto modo di raggiungere, trafelata la mia
auto, parcheggiata nei pressi dell’ingresso del paese di Rocchetta al Volturno.
Da quel giorno, non mi
sono più azzardata da sola a ritornare in quest’area magnifica, ma senza
controllo alcuno da parte dell’amministrazione comunale. Stessa situazione a
Castel San Vincenzo, dove, da qualche anno l’amministrazione comunale ha creato
un’area sportiva lungo il percorso circolare del lago, con panche e aree
ginniche attrezzate. E’ magnifico
percorrerla sia in bici che a piedi.
Due settimane fa ero, di domenica mattina,
sulle sponde del lago con un’amica. Ci avviammo correndo
per effettuare il solito giro, quando all’improvviso una mezza dozzina di cani randagi
ci tagliarono la strada, pensai si trattasse della seguita naturale di una
cagna in calore che li aveva mossi insieme, ma non era così. Furono 5 minuti di
terrore assoluto.
Il primo più grande,
si avventò sulla mia amica facendola cadere a terra, ma poi si allontanò senza
morderla. Ebbi il coraggio istintivo
di prendere una pietra, quel gesto del piegarmi, li mise in fuga, ma poteva
andare anche peggio. Intanto, la mia amica
cadendo all’indietro, aveva urtato violentemente a terra con il gomito destro e
non riusciva a distendere il braccio, oltre ad aver riportato diverse escoriazioni
sulle gambe e sulle braccia.
Con una tensione
emotiva inimmaginabile, tornammo all’auto parcheggiata a circa 500 metri,
sempre con la paura che i cani potessero tornare ad attaccarci: una bella giornata
demolita dai cani randagi. Mi ero ripromessa di
scrivere una lettera ai sindaci di Rocchetta al Volturno e di Castel San Vincenzo,
poi, quando ho visto che avevate realizzato un articolo sulla protesta degli
abitanti dell’alto Molise sul randagismo, ho preferito inviare alla vostra
testata, la testimonianza di queste due brutte avventure, affinchè, possiate
diffonderle e interpellare direttamente le amministrazioni interessate
stimolando controlli periodici su queste zone.>>
Tutti parlano di turismo, di rivalutazione delle nostre aree
naturali, poi siamo nella disperazione più totale, anche per l’ordinaria
amministrazione. Ci auguriamo, che questa testimonianza possa essere d’esempio
e faccia aprire gli occhi a maggiori controlli su queste aree meravigliose. Non
si possono tollerare certi episodi, si rivelano forti deterrenti, non solo per
gli eventuali turisti, ma anche per chi decide di sfruttarle per una semplice
passeggiata.
Il randagismo è un fenomeno che si deve arginare! Capiamo comunque le difficoltà che affrontano le
amministrazioni con l’attuale legge. Ogni singolo cane randagio, costa in termini di mantenimento
nei canili preposti ad ospitarli circa 5 euro al giorno. Se consideriamo il
gran numero di cani randagi che vagano per i singoli comuni, le amministrazioni
non sanno come fare per risolvere il problema.
Di media ogni comune mantiene dai 20 ai trenta randagi. Dieci randagi costano alla collettività comunale 1.500 euro
mensili (il costo di un operaio part time con contributi versati). In questo momento storico di ristrettezze familiari, vi è il
paradosso che per legge i comuni debbano spendere molte migliaia di euro per
mantenere i randagi nei canili, mentre molte famiglie non hanno di che vivere.
Lodevole il lavoro delle associazioni animaliste che in un
buona percentuale, cercano di affidare e gestire la questione randagi, ma a
tutti è sfuggita di mano. La legge applicata da pochi anni, è chiara e costringe i
proprietari di cani a non abbandonarli, a recensirli attraverso il microcip sub
cutaneo: chi non rispetta la legge è punito giustamente con multe, fino ad
arrivare per l’abbandono a denunce penali. Il problema, non è di oggi, ma di un lungo periodo di “vacatio
legis”, dove abbandonare un cane, era se pur deprecabile: la normalità.
Tutti i cani che negli ultimi anni sono stati insensatamente
abbandonati, si sono riprodotti in maniera esponenziale. Consideriamo che una
cagnetta partorisce fino a sei cuccioli, moltiplicando le centinaia di nascite
che si hanno mensilmente, siamo arrivati ad avere centinaia di cani randagi che
vagano indisturbati nei nostri comuni alla ricerca di cibo: non trovandolo
diventano anche pericolosi. La conseguenza estrema dell’umana idiozia, dell’abbandono
del migliore amico dell’uomo, ha portato a conseguenze estreme e non più
gestibili la questione randagismo.
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