lunedì 28 maggio 2012

Crediti PA, Fanelli: Non possono essere penalizzati enti e imprese del Sud

"Crediti PA, non possono essere penalizzate le imprese del Sud! In attesa di capire se e come  le esclusioni dai benefici riguardino i Comuni delle Regioni interessate dal deficit sanitario, va detto con chiarezza che il principio di punire Enti e imprese non responsabili di cattive gestioni è inaccettabile".








Micaela Fanelli, sindaco di Riccia e delegata alle Politiche comunitarie dell'Anci, esprime le sue riflessioni e perplessità su un tema di cui si sta discutendo molto in questi giorni: ossia le proposte governative riguardanti i crediti che le imprese vantano verso le Pubbliche amministrazioni, centrali e degli enti locali.

“Innanzitutto bisogna capire se i Comuni delle Regioni in deficit sanitario, non possono godere dello strumento immaginato dal Governo ed estremamente utile per aiutare le imprese creditrici verso le PA in un momento di crisi”, afferma Fanelli. “A mio avviso, sì. L'interpretazione letterale dello schema di decreto – argomenta Fanelli - non è chiara, ma quella logica non può che condurre a dire: se i Comuni sono debitori verso imprese, possono certificare il debito che le stesse possono scontare o "gestire" vantaggiosamente secondo quanto disposto dalla proposta di decreto. Escludere da questa possibilità le Amministrazioni comunali solo perché hanno la sventura di trovarsi in Regioni i cui governanti hanno amministrato male, è profondamente illogico ed iniquo”.

Fanelli apre il capitolo Molise argomentando la seconda riflessione: “Sosteniamo la lotta di quanti in questi giorni stanno cercando di evitare che tale esclusione si abbatta sulle imprese creditrici verso le Regioni in disavanzo sanitario. Un esempio: una stima dei debiti verso le imprese che la Regione Molise ha maturato (con ampie responsabilità che nessuno deve negare e verso le quali i cittadini si spera esercitino il diritto di censura attraverso il voto) è di circa 700/800 mln di euro. Sono soldi dovuti, e fermi o per ritardi di inefficienza, o per mancanza di cassa, o per vincoli patto di stabilità. Sicuro, quasi mai per colpa delle imprese. E ora, che si è immaginato finalmente uno strumento utile per aiutare queste imprese, che attendono anche da 700/800 giorni di essere pagate, dovrebbero restare escluse? Perché? Al danno, aggiungerebbero la beffa che le imprese delle regioni che non sono in disavanzo nel frattempo godono dello strumento, acquisendo un doppio vantaggio competitivo. Non è giusto”.

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