lunedì 28 maggio 2012

Sul lavoro costruiamo una rete di solidarietà, impegno, dignità e proposte concrete

Nell'Enciclica "LABOREM EXERCENS" del 14 settembre 1981, Giovanni Paolo II, scrisse un messaggio di straordinaria attualità " < L'uomo, mediante il lavoro, deve procurarsi il pane quotidiano e contribuire al continuo progresso delle scienze e della tecnica, e soprattutto all'incessante elevazione culturale e morale della società, in cui vive in comunità con i propri fratelli>".




E visitando il Molise il 19 marzo del 1995, lo stesso Pontefice lanciò da Agnone questo monito alle nostre popolazioni  "< Non arrendetevi di fronte ai gravi problemi del momento. Non rinunciate a progettare il vostro futuro.>".  Il lavoro deve tornare ad essere il cardine su cui si fonda la società, la modalità attraverso la quale l'uomo si realizza e si procura il reddito per il sostentamento della propria famiglia, e la priorità assoluta delle istituzioni, delle forze politiche e delle parti sociali. Il lavoro và ridistribuito, garantito, progettato e difeso, attraverso un'unità d'intenti che deve vedere tutti gli amministratori, le imprese ed i sindacati, convergere strategicamente su questo obiettivo. E come ho avuto modo di affermare nel seminario promosso ieri presso il Santuario della Madonna di Canneto dalla Rete del Collegamento Sociale Cristiano sul tema " Il lavoro bene dell'uomo, della società e del Paese" non è questo il momento della divisione sul territorio, né quello delle polemiche astruse, dello scontro strumentale o del ribellismo inconcludente.

 E' dovere delle istituzioni e delle parti sociali creare un clima di cooperazione e responsabilità su un bene imprescindibile per ogni essere umano. Ciascuno conservi le sue idee, l'autonomia e la propria identità, ma contribuisca insieme agli altri a trovare risposte possibili al dramma dei licenziamenti, alle crisi aziendali, alle tragiche percentuali sulla disoccupazione giovanile e femminile, e alla marginalizzazione dei disabili e delle fasce deboli. Insieme deve essere il motto di questa fase storica altrimenti sulle nostre contrapposizioni resteranno sepolti i sogni delle ultime due generazioni, e i bisogni di 15 mila adulti che nel 2011 hanno perso, in tutto o in parte, il lavoro in Molise. In questa chiave avanzo costruttivamente la proposta alla Regione Molise di utilizzare con diritto di precedenza,  i 110 dipendenti delle Comunità Montane, rimasti privi di funzioni e in pericolo per il loro futuro, per le attività amministrative della  Pubblica Amministrazione Regionale e delle Agenzie collegate. In questo modo a costo zero per l'erario dei dipendenti pubblici assunti con concorso potrebbero sopperire ad esigenze degli organici regionali, dell'Agenzia Molise Lavoro, dell'Agenzia per la Protezione Civile e di altri Enti, Consorzi e Aziende Speciali.

Con una simile soluzione si individuerebbe una soluzione concreta per quei dipendenti, se ne valorizzerebbero le competenze e gli si offrirebbe una prospettiva gratificante di utilizzazione senza doverli retribuire in assenza di funzioni amministrative in capo alle disciolte Comunità Montane. Questa proposta rifugge dal clima infuocato di queste settimane ed è un modesto apporto alla soluzione di una tra le mille vertenze aperte, ma prova a indicare una strada in linea con l'austerità finanziaria del momento. Altra sollecitazione gratuita alla Giunta Regionale è quella di intervenire con somma urgenza nei confronti dei vertici di una cooperativa alimentare controllata dalla Regione che ha deciso unilateralmente di collocare in cassa integrazione a zero ore una delle figure storiche del sindacalismo aziendale che ha sempre assolto al proprio dovere con scrupolo e spirito di abnegazione.

Dalla lettera apparsa oggi sulla stampa, il lavoratore che da 30 anni si è dedicato alla tutela dei diritti sindacali prima nell'ex-SAM e poi nella SOLAGRITAL, denuncia una ritorsione aziendale che gli deriverebbe dal suo impegno di rappresentanza. Non entro nel merito di una vertenza aziendale che mette a repentaglio mille posti di lavoro tra addetti interni, avventizi ed indotto, ma conoscendo la serietà calvinista di Giuseppe Spina fin dal 1985, quando nell'allora Federazione Alimentaristi della CGIL si occupò del licenziamento che venne intimato ed eseguito verso di me e di altre 20 unità lavorative del Caseificio FORESTE MOLISANE per rappresaglia sindacale, ed avendo combattuto insieme a lui dal 1992 al 1997, giorno e notte, per salvare con successo l'ex-SAM con lo sciopero alla rovescio, ritengo questo atto della SOLAGRITAL del tutto immotivato, grave e da revocare con la massima urgenza.

Giuseppe Spina è un esempio di rara onestà, di gelosa autonomia, di attaccamento al dovere e di grande rigore. Colpire lui equivale a umiliare i principi dell'onestà, della libertà di pensiero e della dignità del lavoro. Anche questa proposta vuole contribuire con semplicità alla risoluzione di un contenzioso che si preannuncia aspro perché chiama in causa il principio della rappresentanza sindacale e intende offrire ad una cooperativa pubblica che versa in condizioni precarie il mantenimento in servizio di una preziosa esperienza umana, professionale e sociale, di cui si avverte il bisogno e l'utilità in una congiuntura così critica.

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