giovedì 6 dicembre 2012

Molise, l' arrivo degli stranieri bilancia la fuga dei giovani

Ricercatore molisano pubblica dati su flessione regionale. Migliaia di giovani, i cervelli migliori, partiti per il Nord o per l’estero a caccia del lavoro che in Molise non c’è e una regione che, sofferente per gli evidenti segni di invecchiamento della sua popolazione, resta sopra la soglia dei 300mila abitanti solo grazie all’arrivo degli stranieri.




Sono due delle conclusioni, straordinariamente importanti nell’epoca dei tagli verticali e della politica che salvaguarda solo i grandi numeri, cui arriva una ricerca svolta da un molisano che lavora in Medioriente.

Savino Salvaggio ha realizzato lo studio partendo dai dati presenti sui siti internet della Banca d’Italia e dell’Istat, valutandoli e poi interpretandoli. L’autore vanta oltre sedici anni di esperienza come manager e consulente strategico a livello internazionale insieme a un forte spirito imprenditoriale. Ex consulente di McKinsey and Co., ha pubblicato nove libri scientifici, una novella e più di 90 articoli in riviste accademiche, scientifiche e professionali.

Il periodo esaminato è quello dal 2000 al 2010. La ricerca è stata pubblicata ieri. Tanti gli spunti di interesse tra un grafico e l’altro. Fra i tanti, la prevalenza del 'posto fisso', la marginalità delle donne e l’aumento esponenziale della precarietà.

Quanto al prodotto interno lordo pro capite, il dato è notevolmente inferiore alla media italiana, corredato dalla scarsa redditività delle aziende, dal pessimismo degli imprenditori e dalle difficoltà a mantenere le posizioni sui mercati esteri. Senza tralasciare i ritardi strutturali del mondo rurale. Fa eccezione il settore turistico che, pur non brillando, ha saputo comunque reggere, rinnovandosi, fino al 2010-2011.

L’unico dato relativamente positivo riguarda la solidità patrimoniale delle famiglie, legata ad ataviche virtù di frugalità, di cui tuttavia le crepe sono evidenziate dall’aumento dei prestiti alle famiglie e alle aziende. Aumentano di riflesso i crediti nei confronti di soggetti in stato di insolvenza.

Infine la nota ancora più dolente del settore pubblico regionale, caratterizzato da una evidente tendenza a spendere. In dieci anni, tale atteggiamento ha fatto triplicare il debito delle amministrazioni locali senza che Regione e Asl dessero la dovuta attenzione agli investimenti, e con un impiego pubblico pletorico rispetto alla tendenza nazionale.

Nel complesso la ricerca mostra i segni del declino di un territorio sempre più distante dagli standard di una corretta gestione economica, un sistema da rivedere e riaggiornare. Il documento è liberamente disponibile su internet all’indirizzo: http://is.gd/molise0010 .

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