venerdì 2 novembre 2012

Upi: Riordino Province attacco a democrazia

Le Province italiane delle Regioni a statuto ordinario, saranno 51 a partire dal 2014. In Molise scompare la Provincia di Isernia. Lo prevede il decreto approvato dal Consiglio dei Ministri. Da gennaio 2013 le giunte saranno soppresse, non più di tre consiglieri delegati dal presidente gestiranno la fase di transizione, nel mese di novembre 2013 saranno indette le elezioni per il rinnovo dei nuovi organismi.



Appello al Presidente della Repubblica in difesa della democrazia

"La decisione del Governo di cancellare le giunte delle Province nel decreto sul riordino è frutto di una visione autoritaria che lede gli organismi di democrazia locale. Una volta che si comprende l’importanza di queste istituzioni nel sistema di governo del Paese, e si assegnano funzioni determinanti per l’amministrazione dei territori, non ha senso cancellare le giunte che sono chiamate a sostenere proprio queste funzioni. Sarebbe come dire che il Paese non ha bisogno di un Consiglio dei Ministri, che non servono le Giunte regionali o quelle comunali. Chiediamo al garante della Costituzione, il Capo dello Stato Giorgio Napolitano, che venga garantito anche alle Province il rispetto dovuto a tutti gli organi dello Stato".

Lo dichiara il Vice Presidente vicario dell’Upi, Antonio Saitta, Presidente della Provincia di Torino, a proposito del decreto legge di riordino delle Province varato dal Consiglio dei Ministri. "Siamo stati i primi a proporre e lavorare per la riduzione del nostro numero, ma dal Governo oggi è arrivata l’ennesima umiliazione, nel metodo e nel merito. Il Consiglio dei Ministri ha compiuto la scelta di abolire le Giunte senza nemmeno informarci, senza tenere conto delle specificità dei territori. Le forze politiche intervengano in Parlamento a correggere questo errore, difendano gli organismi democratici delle istituzioni.

D’altronde – continua Saitta – anche la scelta di volere cancellare l’elezione da parte dei cittadini degli organi di governo delle Province risponde alla stessa impostazione autoritaria e a nessuna altra logica, visto che non produce alcun risparmio se non la riduzione di spazi della democrazia. E' piuttosto un ritorno alla Prima Repubblica, quando gli enti erano governati secondo logiche spartitorie delle forze politiche. 

Quanto al riordino – conclude Saitta – è una riforma che si è mossa a partire dalle Province e che il Governo ha portato a termine con celerità, ma che non può certo ritenersi conclusa. Ci aspettiamo che lo stesso impegno e la stessa determinazione siano usati dal Governo per portare a compimento la vera riforma della pubblica amministrazione, accorpando e unificando i troppi, uffici periferici dello Stato sui territori che sono fonte di inutile burocrazia e che hanno un costo ingiustificato nel bilancio del Paese".

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