Si cerca di non parlare dell’evoluzione peggiorativa del
prossimo assetto amministrativo provinciale. Tutti muti in attesa di un
miracolo governativo che possa cambiare le sorti dell’unico ente che funzionava
perfettamente in provincia di Isernia.
In Via Berta regna la sconsolazione
degli amministratori che hanno oramai le ore contate e dei dipendenti che non
sanno a che santo votarsi per garantirsi un futuro lavorativo.
La minaccia nemmeno troppo velata, è quella della riduzione
delle maestranze per la mancanza fondi
da parte dello Stato centrale, che in base alla nuova legge Delrio, toglie alle
autonomie periferiche per distribuire a doppie mani alle nuove città
metropolitane, indebolendo di fatto i territori periferici come il nostro e non
assicurando più quei flussi finanziari per reggere l’ordinaria amministrazione
e le maestranze già assunte da anni.
Il colpo di mannaia potrebbe arrivare già da inizio anno.
Con il nuovo consiglio provinciale ed un nuovo presidente, potrebbero andare a
casa quasi il 50% dei 130 impiegati. Un onere di cotanta impopolarità che il governo Mazzuto cede
ben volentieri al suo successore. Tutte le speranze sono riposte in una revisione della legge
e delle necessità di poter continuare, come in passato, a garantire i servizi
primari, di manutenzione delle strade, la manutenzione e la gestione delle
scuole secondarie, la preservazione dell’ambiente e tutte le funzioni demandate
alle province, a cui la nuova legge non toglie legittimità gestionale.
Per reggere la macchina amministrativa, con le riduzioni già
esecutive da qualche mese, non si potrà fare a meno di ridurre il personale. Ci
saranno ulteriori cittadini quarantenni e cinquantenni senza la possibilità di
reintegrarsi nel tessuto sociale lavorativo, che andranno ad aumentare
sensibilmente le fila degli 88.000 disoccupati molisani. Una vera tragedia che
già oggi è fuori controllo e insanabile, ma come sappiamo: al peggio non c’è
limite.
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