martedì 5 novembre 2013

Cgil-Cisl-Uil: Il sistema di welfare asse strategico dello sviluppo

Cgil-Cisl-Uil nazionali intendono aprire un confronto con il Governo, le Regioni, gli Enti Locali e i Gruppi parlamentari per il rilancio delle Politiche Sociali e Sanitarie: sia per tutelare i diritti dei cittadini, colpiti dalla crisi e dalle politiche di austerità, che per sostenere la ripresa economica e l’occupazione, a partire dalla Legge di stabilità 2014 e dalla strategia dell’ Italia per il semestre europeo.




Il sistema di welfare asse strategico dello sviluppo


Il sistema di welfare rappresenta una leva anticiclica da attivare per contrastare gli effetti socio economici negativi della crisi, causati dalla disoccupazione, dalla povertà, dal disagio e per rilanciare una crescita equilibrata ed inclusiva, fondata sulla centralità della persona e dei suoi diritti grazie al valore aggiunto generato dalla coesione.

Non è un caso che laddove vi è una migliore protezione e buona concertazione sociale le economie risultano più efficienti e competitive.

In sostanza le risorse per le politiche di welfare, se correttamente orientate, rappresentano veri e propri investimenti che producono più posti di lavoro e servizi più qualificati.

Di questo c’è bisogno per rispondere adeguatamente alla domanda di servizi di cura, di assistenza alla persona e socio educativi in continuo aumento. Questi servizi, nonostante la crisi, hanno assicurato una crescente occupazione che, se sostenuta, può ulteriormente svilupparsi assicurando la tutela e la dignità del lavoro.

Verifichiamo invece che la lunga crisi ha indebolito ulteriormente il nostro sistema di welfare.

Le esigenze di contenimento della spesa pubblica, con i tagli lineari ed i vincoli dati dal patto di stabilità, l’empasse nei rapporti istituzionali, l’incapacità di innovare interventi e servizi, il carente coinvolgimento degli attori sociali sono ricadute proprio sulle politiche socio sanitarie, con pesanti riduzioni delle risorse a svantaggio delle famiglie più in difficoltà e delle fasce più deboli della popolazione soprattutto: anziani, giovani, donne, disabili, bambini. Si pensi che le risorse per il sociale hanno subito un taglio del 75% negli ultimi 5 anni e che il Servizio Sanitario Nazionale ha subito tagli lineari al finanziamento per oltre 30 miliardi.

Perciò è inaccettabile l’ulteriore taglio al Servizio Sanitario Nazionale, di 540 milioni di euro per il 2015 e di 610 milioni di euro a partire dal 2016, che colpendo la principale risorsa del SSN, il personale dipendente e quello convenzionato, si scarica inevitabilmente sui servizi per i cittadini.

Ciò ha mortificato motivazioni e depauperato professionalità degli operatori del settore, peraltro numericamente in espansione, per i quali le condizioni e le prospettive di lavoro diventano sempre più difficili.

Urgono, pertanto, processi di riforma per rendere il nostro welfare più efficiente, efficace ed equo che affrontino la nuova domanda di promozione e protezione sociale e sanitaria, superino la logica guidata da interventi frammentari e di carattere riparatorio e rilancino le politiche sanitarie e sociali attraverso la definizione di un quadro strategico condiviso tra istituzioni e parti sociali cui raccordare le scelte legislative e gestionali. Ciò creerebbe davvero le condizioni per applicare a pieno l’articolo 117 della Costituzione e valorizzare la dimensione territoriale della concertazione, livello nel quale si può affrontare in maniera più adeguata la complessità e specificità delle situazioni.

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