lunedì 1 luglio 2013

Molise Acque, il mancato accesso agli atti finisce in Procura

Un paio d’ore prima della ormai consueta non-risposta dell’ingegnere Giorgio Marone.












Venerdì mattina, nell’attesa infruttuosa che da via Depretis arrivasse qualche segnale e dando seguito a quanto avevo detto nei giorni passati, ho protocollato l’esposto indirizzato al Procuratore della Repubblica e attinente le mancate risposte alla richiesta di accesso agli atti  ufficialmente protocollata al direttore generale della Molise Acque il 16 maggio scorso.

Un paio d’ore dopo, in tarda mattinata, ho ricevuto – via posta ordinaria – il nuovo editto dell’ingegnere Marone che – nonostante il parere del Servizio Contenzioso della Regione Molise – conferma il percorso ostile anche nei confronti dell’Esecutivo e della maggioranza di Governo.

Come alla fine del mese scorso, il direttore generale – in quattro pagine e mezzo indirizzate anche al Prefetto e al direttore del Servizio Avvocatura Regionale oltre che al sottoscritto, al presidente della Giunta e a quello del Consiglio e agli assessori Petraroia e Scarabeo – ha risposto che non risponderà, sconfessando anche il parere reso dall’Avvocatura regionale attraverso il Servizio Contenzioso Amministrativo.

Secondo l’interpretazione normativa del dg Marone, Molise Acque non è ente dipendente – così come certificato dal Servizio Contenzioso della Regione Molise – ma ente c.d. pubblico-economico, "la cui attività ha per oggetto l’esercizio di un’impresa ed è uniformata a regole di autonomia ed economicità".

Autonomia operativa, patrimoniale e gestionale dice ancora, conformemente alla legge istitutiva e allo statuto della Molise Acque. Obiettivo della Molise Acque è il provvedere, con "criteri di economicità ed efficienza al servizio di gestione delle risorse idriche".

Una bella realtà imprenditoriale, non c’è che dire, quella al cui vertice c’è il dg Marone (nominato dalla politica dei precedenti governi regionali e protagonista di un singolare autorinnovo contrattuale con aumento d’indennità stipulato ben prima della scadenza): l’impresa Molise Acque avanza soldi dai Comuni, dalle Regioni Puglia e Campania, dai Consorzi e dalle Autorità di Bacino e deve saldare un debito da 11 milioni di euro con l’Enel (come si evidenzia dall’ultimo Bilancio). 

A quanto è dato sapere, avrebbe proceduto ad  un nuovo contratto con una diversa società che eroga energia elettrica in modo da evitare il distacco per morosità, già sfiorato nel mese di maggio. In tutto questo ha una pianta organica sovrastimata, bandi concorsuali in atto (a quanto si legge sul sito) e assume, non si capisce bene a fare cosa, altri precari.  Regole di economicità?  Dove sono se solo il debito verso l’Enel Spa sfiora gli 11 milioni di euro?

Perché di questo il direttore generale non intende parlare? Perché non smentisce il contenuto della mia richiesta  con  verità e fatti concreti?

Secondo il dg Marone, "il connotato di imprenditorialità che contraddistingue la gestione della Molise Acque la modella secondo uno stampo organizzativo di tipo privatistico per cui l’ente pubblico economico non agisce in regime di diritto pubblico amministrativo bensì di diritto privato".

Natura privatistica dell’Ente e dei contratti posti in essere: un timore che avevo duramente espresso nel corso della passata legislatura con una interrogazione al già presidente Iorio che aveva assicurato in aula la sospensione di ogni decisione. E sempre allora la Regione Molise, in Finanziaria, si era espressa decisamente sul tema dell’acqua pubblica approvando un emendamento del centrosinistra, allora minoranza, nel solco di un percorso iniziato con la campagna referendaria e che oggi idealmente ci porta alla recente deliberazione del Consiglio comunale di Termoli, fortemente sostenuta dai Comitati per l’Acqua pubblica,  dalle associazioni e dai movimenti.

Quindi -  ricapitolando l’editto Marone - la Molise Acque è un ente pubblico economico, non svolge la propria attività per conseguire guadagni ma perché in tal modo soddisfa finalità pubbliche, agisce in regime di diritto privato. L’Ente che lo ha istituito (la Regione Molise) dispone di poteri di indirizzo ma "tali poteri non possono e non devono essere giammai talmente penetranti da attenuare e/o escludere la responsabilità della gestione dell’attività svolta, appunto in regime di impresa".

Per tutti questi motivi, i consiglieri regionali -  ai sensi e per gli effetti dell’articolo 103 del Regolamento del Consiglio regionale -  non possono chiedere informazioni circa le attività della Molise Acque. "L’accesso deve essere effettivamente e concretamente funzionale rispetto allo svolgimento dei compiti del consigliere richiedente” dice ancora il direttore generale.  "L’utilitas delle notizie e delle informazioni che si vogliono ottenere attraverso le richieste deve risultare chiaro in rapporto allo svolgimento dei compiti propri del mandato".

Ergo, nella richiesta di accesso agli atti avrei dovuto chiarire i motivi per i quali intendevo avere le informazioni sulle assunzioni dei co.co.co, sulla ubicazione del Museo dell’Acqua, sulle attività che i neo dipendenti dell’ente avrebbero dovuto svolgere, sullo stato delle procedure concorsuali, sulla modifica in ordine al gestore dell’energia elettrica? Troppe domande, "pretestuose e finalizzate a scopi ulteriori ed estranei rispetto allo svolgimento del mandato" scrive il direttore generale, mostrando discutibili doti divinatorie.

L’ingegnere Marone ha risposto che non risponderà, anche stavolta. Questo l’unico scopo della sua lunga lettera che oggi finirà all’attenzione del Procuratore della Repubblica assieme a tutti gli atti già protocollati.

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