sabato 22 giugno 2013

Il "paradossale" caso della C.s.s.

Quando lavorare anticipando soldi, ricapitalizzando la propria azienda, non è sufficiente per essere pagati. Si fa sempre più insostenibile la situazione per gli operatori del comparto sanità della Cooperativa C.s.s. di Campobasso.









Ad oggi sono sei le mensilità arretrate non ancora percepite; gli operatori vanno avanti per inerzia, a proprie spese, anticipando i costi del carburante e facendosi carico di tutte quelle incombenze al fine di garantire la continuità del servizio, ma stare sei mesi senza retribuzione è davvero troppo e la situazione rischia di precipitare da un momento all'altro se la Cooperativa C.s.s. non correrà ai ripari.

Innumerevoli nel corso degli anni gli incontri con i vertici della cooperativa, insieme ai sindacati e alle istituzioni, ma la problematica è rimasta sempre tale, se non peggiorata. Anche esponenti politici nazionali si sono occupati delle sorti della C.s.s che, nel solo Molise, è rappresentata da circa 150 lavoratori; si ricordano, ad es. le interrogazioni parlamentari di Di Pietro e Di Giuseppe del novembre 2012.

Ma l’aspetto che ci preme sottolineare è quanto accaduto giusto un anno fa. Da parte dei vertici della Cooperativa a noi operatori fu detto che se fosse stata effettuata una ricapitalizzazione della stessa sarebbero stati risolti tutti i problemi relativi ai ritardi nei pagamenti degli stipendi: a ciascuno di noi lavoratori fu chiesto uno sforzo economico non indifferente, vale a dire l’acquisizione di quote per un importo pari a 5mila euro, attraverso delle trattenute in busta paga.

Abbiamo sopportato anche questo ma i benefici della “strana” operazione sono stati del tutto disattesi, tant'è che ci troviamo ancora oggi alle prese con i problemi di sempre, ma con un ulteriore aggravio di costo della “ricapitalizzazione”: insomma “cornuti e mazziati”.

Sappiamo benissimo che la morsa della crisi si fa sentire in tutto il settore della sanità molisana, ma siamo convinti di non esagerare quando sosteniamo che la nostra problematica è la più seria e non è più tollerabile che nessuno delle parti in causa faccia qualcosa, si tiri indietro, scaricandosi le responsabilità a vicenda.

I colleghi di altre aziende in sofferenza, anche della sanità, al primo ritardo di una mensilità subito scendono in piazza o si presentano davanti ai Palazzi regionali reclamando il dovuto, ma sfidiamo chiunque a lavorare con sei mensilità in arretrato, dopo aver anche sostenuto una ricapitalizzazione rivelatasi “farlocca” e anticipando spese ogni giorno, dato che assistenza sanitaria a domicilio significa giustappunto svegliarsi ogni mattina e andare presso le abitazioni delle persone e non aspettarle al caldo di un ospedale o di una clinica…

Abbiamo tutti una famiglia, figli da crescere e far studiare, mutui da pagare ma siamo costretti a ricorrere a qualche risparmio o addirittura a chiedere prestiti per poter continuare a lavorare senza guadagnare. Ciò è intollerabile: siamo stanchi di essere presi in giro, siamo demoralizzati e demotivati: chiediamo che chi di dovere si impegni realmente e metta fine a tale ignobile situazione.

Ad essere penalizzati siamo solo noi lavoratori, ma di certo questa situazione non fa onore a nessuno, poichè la dignità del lavoro è del tutto calpestata.


 Gli operatori della c.s.s. comparto sanità

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