mercoledì 30 maggio 2012

Debiti Pa, individuata soluzione che mira ad estendere alla nostra regione le misure sblocca pagamenti

E’ stata individuata e concretizzata la soluzione che consentirà agli imprenditori molisani che vantano crediti verso le Pubbliche Amministrazioni di accedere ai benefici della certificazione dei debiti e alla eventuale compensazione degli stessi.








Come avevamo annunciato nei giorni scorsi in merito alla questione dei debiti della Pubblica Amministrazione e dell’esclusione del Molise dai decreti per l’Economia e lo Sviluppo varati dal Governo Monti, è stato presentato ieri sera l’emendamento che mira ad estendere anche alla nostra regione le misure sblocca pagamenti.

Il viaggio a Roma per remare contro, così come inopportunamente e del tutto fantasiosamente dichiarato da Iorio solo qualche giorno fa, ha portato i suoi frutti. Certo, quelli in cui speravano aziende e lavoratori.

L’emendamento - depositato ieri in Senato dai deputati Sanna (Pd) e dal deputato Pdl Pichetto Fratin - mira a modificare la norma presente nel decreto 185 del 2008 che ha di fatto reso possibile l’esclusione delle Regioni sottoposte a Piani di rientro dai benefici dei decreti varati dal Governo Monti sulla certificazione del debito e sulla compensazione degli eventuali debiti tributari.

Per i nostri imprenditori, i tantissimi fornitori e le centinaia di addetti, si sarebbe trattato di una normativa escludente. Un rischio grave per il tessuto economico che con forza, determinazione, senza proclami, ma solo con azioni sinergiche e concrete di governo, siamo riusciti a scongiurare.

Nel dettaglio, il correttivo depositato nelle scorse ore all’attenzione delle Commissioni Affari costituzionali e Bilancio individua una forma rigorosa di procedura che mira a fornire una reale e tempestiva risposta a quelle migliaia di imprenditori che, pur vantando crediti nei confronti della Pubblica Amministrazione e della Sanità, non riescono a riscuotere se non con i lunghissimi tempi di attesa che, soprattutto in ambito sanitario, ormai superano i 700 giorni.


Il comma 3 bis del dl 185/2009 reintroduce, a carico degli enti del Servizio sanitario nazionale, l’obbligo di certificazione, su istanza del medesimo creditore, delle somme dovute per somministrazioni, forniture e appalti per crediti certi, liquidi ed esigibili, anche al fine di consentire al creditore la cessione pro soluto e pro solvendo a favore di banche o intermediari finanziari e riduce il termine della data di ricezione dell’istanza da 60 a 30 giorni entro cui l’ente debitore deve provvedervi.

La proposta di emendamento sostituisce anche la lettera b) del comma 3 ter dello stesso decreto legge del 2009, specificando che la certificazione sopramenzionata non potrà essere rilasciata, pena la nullità dell’atto, dagli enti del Servizio Sanitario Nazionale delle Regioni sottoposte ai piani di rientro da disavanzo sanitario o a programmi di prosecuzione degli stessi qualora, nei Piani o programmi, siano state previste operazioni relative al debito; nella formulazione originale, come è noto, la certificazione non poteva essere rilasciata dalle regioni sottoposte a Piano di Rientro dal deficit.

Si tratta di una esclusione parziale perché si introduce la clausola di salvezza per le attestazioni rilasciate ai sensi della normativa in vigore per le regioni commissariate prima del 2010 nonché nell’ambito di operazione di gestione del debito sanitario, in attuazione dei piani o programmi di rientro.

Come già specificato, l’emendamento mira a modificare anche il dettato normativo del 1973 e introduce la possibilità di compensare i crediti non prescritti, certi, liquidi ed esigibili per somministrazioni, forniture e appalti maturati verso lo Stato e gli enti pubblici nazionali con le somme dovute a seguito di iscrizione a ruolo.

L’attenzione resta comunque alta: entro stasera, com’è noto, le Commissioni Affari Costituzionali e Bilancio del Senato dovrebbero dare il via alle votazioni sugli emendamenti. E’ importante che i tempi siano veloci, per consentire al provvedimento di essere analizzato già dalla prossima settimana dalla Camera dei Deputati.

Il viaggio a Roma, quindi, ha portato i suoi frutti nonostante la Sanità molisana continui a far registrare milioni di deficit e continui ad essere bocciata dai tavoli tecnici ministeriali. Le strategie messe in campo in questi anni si scontrano con l’analisi dei costi e i dati resi noti in queste ore confermano che per i molisani le maxi addizionali resteranno in vigore.

Il grave ritardo accumulato dal Molise è tutto nei numeri resi noti in queste ore da Il Sole 24 ore:  “il piccolissimo Molise è in grandissima e sempre più preoccupante difficoltà con il suo deficit di 67 milioni che le maxi addizionali sono riuscite a coprire appena per il 30%”.

Nell’inferno rosso del deficit, il Molise si attesta a 42 milioni di euro di disavanzo, visto che gli introiti derivanti dalla massima imposizione fiscale hanno portato in cassa 25 milioni e 339mila euro. E’ evidente che la politica delle mani bucate, che nella Sanità ha portato sempre buoni frutti soprattutto per accrescere consensi, nonostante le imposizioni del Governo, ha continuato a trovare terreno fertile e accoliti.

Il tavolo di monitoraggio conferma quindi che per i molisani restano in vigore le maxi addizionali, il blocco dei turn over e il divieto di effettuare spese non obbligatorie.

Credo che la situazione si commenti da sola.

Nessun commento: