BERLINO -
L’Italia non ha alcun motivo valido per rimanere all’interno dell’unione
monetaria, e non l’ha mai avuto. Da sei anni - scrive il quotidiano tedesco
“Die Welt” - l’economia italiana si trova in una profonda depressione: dal suo
apice del 2007, la produzione economica e’ crollata drasticamente al livello di
14 anni fa. La produzione industriale e’ ai livelli degli anni ‘80. L’industria
e le attivita’ produttive continuano a morire: la disoccupazione giovanile e’
al 42 per cento.
In molte
regioni del Belpaese il mercato immobiliare e’ in caduta libera, complice una
tassazione asfissiante: piu’ del 90 per cento della popolazione e’ scontento
del suo paese, una percentuale piu’ alta di quelle registrate in Palestina o in
Ucraina.
L’indebitamento
italiano e’ al 135 per cento del Pil e quest’anno potrebbe arrivare addirittura
al 140 per cento. L’anno
scorso era ancora al 130 per cento.
L’obiettivo
concordato ai negoziati sull’unione monetaria tra il 1996 e il 1999 e’ di un
rapporto debito-pil del 60 per cento. In caso di inflazione zero, l’Italia
dovra’ raggiungere un avanzo primario del 7,8 per cento per riuscire a
sopravvivere affinche’ interessi, ammortamenti e titoli di stato possano essere
utilizzati.
Secondo
l’analista di finanza e politica del gruppo Epm di Berlino, Erwin Grandinger,
si tratta di una pura illusione. L’Italia -
arriva a scrivere il quotidiano tedesco - e’ uno dei motivi per cui la Bce ha
gia’ perso la partita per la salvezza dell’eurozona, e si trova ora nel panico.
L’Italia
quindi “uscira’ dall’unione monetaria perche’ sara’ costretta a farlo”.
La
democrazia e la politica italiana sono di fronte ad un banco di prova storico,
paragonabile a quello tra l’inizio (1861) e la fine (1946) della monarchia
italiana, inclusi gli intermezzi del fascismo. E il rischio e’ addirittura
quello di una frammentazione dello Stato, se e’ vero che “a tenere ancora unita
l’Italia sono solo pochi elementi: tassi di interesse storicamente bassi, carta
bianca concessa irrazionalmente da Berlino all’Italia e a tutti gli stati
membri, con la garanzia fiscale del fondo Esm e il tentativo spericolato della
Bce di comprare titoli in contraddizione con il sistema cosi’ come la
distribuzione dei rischi sui contribuenti europei e tedeschi”.
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