Più che giornalisti in questo momento chi fa questo mestiere
è il becchino del Molise. Ogni giorno accompagniamo, oramai da anni con il nostro
puntuale necrologio, le aziende molisane al cimitero, senza esimerci dal dare l’estrema
unzione alle strutture pubbliche che periscono sotto la ghigliottina del
governo. L’elenco dei morituri comincia ad esser lungo ed epidemico,
e come la livella di Totò non guarda in faccia a nessuno, neanche al
governatore Frattura che si stupisce di quando sta accadendo.
La dichiarazione del
Ministro della Giustizia Andrea Orlando prepara il cappio al boia, di una
eloquenza a cui non vi può essere tema di smentita, egli afferma: è stravagante
avere nel Molise la Corte D’Appello. Nella nostra regione, ha suscitato lo
stesso impatto se avesse affermato: è stravagante che le donne indossino le
minigonne. Per noi è quindi scontato che una regione, se si vuol definirla tale, debba avere almeno un servizio per segmento, invece ci chiediamo: lo Stato vuole o non
vuole l’autonomia di questa regione?
Fosse solo la perdita della Corte D’Appello, ci metteremmo l’anima in pace, reciteremmo il “Gloria Patri” e forse nessuno se ne accorgerebbe, tranne gli addetti ai lavori, ma non è così.
Quante aziende abbiamo accompagnato all’obitorio in attesa di autopsia, di giudici fallimentari e concordati preventivi, non prima di aver ordinato corone di fiori ai dipendenti in cassa integrazione, che seguono la stessa sorte posticipata di qualche anno?
Ed è proprio delle tasse, la responsabilità dei decessi delle nostre aziende, mentre al “Matteo”, che protegge gli immigrati e strozza gli italiani istigandoli al suicidio, il Vaticano ritirerà il titolo di Santo.
P.T.
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