venerdì 25 luglio 2014

Molise: capitale dell'inefficienza. Per ricostruire 150 metri di viadotto 12 mesi. Giappone: per ricostruire 813 km. di strade 30 giorni.

Sei giorni. È questo il tempo impiegato dalla Nexco (la società autostradale giapponese) per ricostruire un tratto dell’autostrada a nord di Tokyo che era stato distrutto dal terremoto dell’11 marzo 2011. Più delle parole, in questo caso, valgono le immagini che fecero il giro del mondo due fotografie (la prima scattata l’11 marzo, dopo alcune ore dal terribile sisma; la seconda scattata il 17 marzo) in cui viene rappresentato lo stesso tratto di autostrada, prima devastato dal terremoto e poi già completamente rimesso a nuovo.






Niente percorsi alternativi o lunghe deviazioni: in sei giorni l’autostrada tornò alla normalità. Il merito è dell’ingegnere Makoto Ishikawa e della Nexco, che seppero reagire al disastro in modo davvero tempestivo, sistemando in tempi brevi non solo quest’autostrada, ma anche molti altri tratti su 20 strade giapponesi. Secondo i dati resi noti dalla stessa Nexco, su 870 chilometri danneggiati dal terremoto ben 813 furono riaperti alla circolazione nel giro di un mese. La determinazione e la velocità con cui la Nexco ha iniziato la ricostruzione delle strade nipponiche è certamente un esempio della nota efficienza e della concretezza del popolo del Sol Levante.


Non si può dire la stessa cosa della prontezza da bradipo della nostra bella Italia, e dell’efficienza (inefficienza) lavorativa dei nostri tecnici e imprese. Il viadotto sul fiume Callora a Boiano è il “casus belli” tra cittadini, A.N.A.S. e impresa per la sua chiusura totale dell’arteria di collegamento Isernia – Campobasso.

Un tratto di soli 150 metri di ponte i cui lavori di riassetto richiedono un interminabile tempo di ben 12 mesi. Paragonato all’efficienza giapponese, si può benissimo immaginare che i mezzi a disposizione per far fronte a questo lavoro, sono stai acquistati all’asta: erano quelli inventati dall’Ingegner Leonardo da Vinci tra il XIV e XV secolo, sicuramente di valore storico, ma la modernità è rimasta al Rinascimento.





La celerità è una chimera ai danni della collettività. Senza dubbio, non si può bloccare per un tempo così lungo una nazionale, con delle alternative labirintiche da “filo D’Arianna”. Si vedono transitare automobili a zonzo a Boiano, alla ricerca dell’uscita verso Isernia o Campobasso, (nemmeno il satellitare è aggiornato con la nuova interruzione) persi nelle viuzze, incatenati al volante davanti al passaggio a livello, anche mezz’ora, prima di chiedere se è possibile uscire dal labirinto dei quartieri per ritrovare la statale.


Ed è così che dai mezzi pesanti alle automobili, dal tempo biblico per giungere sul posto di lavoro tra i due capoluoghi di provincia, possiamo anche comprarci il vecchio ed intramontabile “ciuccio”: tanto, il tempo per percorrere i circa 60 km. di distanza tra le due città, con un veicolo o con l’asino è lo stesso, ma il “ciuccio” è più economico e conveniente.
Ci si adombra ad ogni uscita, lavorativa o ludica che sia percorrendo la statale 17 e giungendo al bivio di Boiano o a ritroso verso Isernia. Quella barriera, posta come una frontiera che divide il Molise in due: non si può proprio accettarla. Le lunghe file di camion nelle ore di punta sono tedianti e inaspriscono la vita a tutti: nessuno escluso.

Archiviata senza risposte, la stesura della relazione di progetto dell’A.N.A.S. che prevedeva il senso unico alternato e non la chiusura totale della statale, almeno un’accelerata ai lavori si poteva darla: nemmeno quella. Sempre 12 mesi di blocco per ricostituire il ponticello.

Preghiamo l’A.N.A.S. per i prossimi appalti, quelli di fondamentale importanza per la nostra viabilità regionale, di invitare alle gare anche la Giapponese Nexco   e il suo tecnico Makoto Ishikawa, sperando che giungendo in Italia non si adeguino alle nostre inefficienze: le negatività da noi, sono contagiose.



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