Sei giorni. È questo il tempo
impiegato dalla Nexco (la società autostradale giapponese) per ricostruire un
tratto dell’autostrada a nord di Tokyo che era stato distrutto dal terremoto
dell’11 marzo 2011. Più delle parole,
in questo caso, valgono le immagini che fecero il giro del mondo due fotografie
(la prima scattata l’11 marzo, dopo alcune ore dal terribile sisma; la seconda
scattata il 17 marzo) in cui viene rappresentato lo stesso tratto di autostrada,
prima devastato dal terremoto e poi già completamente rimesso a nuovo.
Niente
percorsi alternativi o lunghe deviazioni: in sei giorni l’autostrada tornò alla
normalità. Il merito è
dell’ingegnere Makoto Ishikawa e della Nexco, che seppero reagire al disastro
in modo davvero tempestivo, sistemando in tempi brevi non solo
quest’autostrada, ma anche molti altri tratti su 20 strade giapponesi. Secondo
i dati resi noti dalla stessa Nexco, su 870 chilometri danneggiati dal
terremoto ben 813 furono riaperti alla circolazione nel giro di un mese. La determinazione
e la velocità con cui la Nexco ha iniziato la ricostruzione delle strade
nipponiche è certamente un esempio della nota efficienza e della concretezza
del popolo del Sol Levante.
Non si può dire la
stessa cosa della prontezza da bradipo della nostra bella Italia, e
dell’efficienza (inefficienza) lavorativa dei nostri tecnici e imprese. Il viadotto sul fiume Callora a
Boiano è il “casus belli” tra cittadini, A.N.A.S. e impresa per la sua chiusura
totale dell’arteria di collegamento Isernia – Campobasso.
Un tratto di soli 150 metri di
ponte i cui lavori di riassetto richiedono un interminabile tempo di ben 12
mesi. Paragonato all’efficienza giapponese, si può benissimo immaginare che i
mezzi a disposizione per far fronte a questo lavoro, sono stai acquistati all’asta:
erano quelli inventati dall’Ingegner Leonardo da Vinci tra il XIV e XV secolo,
sicuramente di valore storico, ma la modernità è rimasta al Rinascimento.
La celerità è una chimera ai
danni della collettività. Senza dubbio, non si può bloccare per un tempo così
lungo una nazionale, con delle alternative labirintiche da “filo D’Arianna”. Si
vedono transitare automobili a zonzo a Boiano, alla ricerca dell’uscita verso
Isernia o Campobasso, (nemmeno il satellitare è aggiornato con la nuova
interruzione) persi nelle viuzze, incatenati al volante davanti al passaggio a
livello, anche mezz’ora, prima di chiedere se è possibile uscire dal labirinto
dei quartieri per ritrovare la statale.
Ed è così che dai mezzi pesanti
alle automobili, dal tempo biblico per giungere sul posto di lavoro tra i due
capoluoghi di provincia, possiamo anche comprarci il vecchio ed intramontabile “ciuccio”:
tanto, il tempo per percorrere i circa 60 km. di distanza tra le due città, con
un veicolo o con l’asino è lo stesso, ma il “ciuccio” è più economico e
conveniente.
Ci si adombra ad ogni uscita,
lavorativa o ludica che sia percorrendo la statale 17 e giungendo al bivio di
Boiano o a ritroso verso Isernia. Quella barriera, posta come una frontiera che
divide il Molise in due: non si può proprio accettarla. Le lunghe file di camion nelle
ore di punta sono tedianti e inaspriscono la vita a tutti: nessuno escluso.
Archiviata senza risposte, la
stesura della relazione di progetto dell’A.N.A.S. che prevedeva il senso unico
alternato e non la chiusura totale della statale, almeno un’accelerata ai
lavori si poteva darla: nemmeno quella. Sempre 12 mesi di blocco per
ricostituire il ponticello.
Preghiamo l’A.N.A.S. per i prossimi
appalti, quelli di fondamentale importanza per la nostra viabilità regionale,
di invitare alle gare anche la Giapponese Nexco e il
suo tecnico Makoto Ishikawa, sperando che giungendo in Italia non si adeguino
alle nostre inefficienze: le negatività da noi, sono contagiose.
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