FISCO, NEL 2013 + 72% I TRASFERIMENTI AL NORD , + 31% AL SUD. Nel 2013 ogni cittadino veneto ha versato al Comune 409 euro annue, oltre 458 un campano. Servono trasferimenti effettivamente perequativi, al Sud si paga di più per avere di meno.
Tra il 2012 e il 2013 le entrate tributarie comunali sono calate al Nord del 17% e al Sud dell’11%, ma i trasferimenti erariali sono aumentati del 72,8% al Nord contro il 31% del Sud. Inoltre nel 2013, a fronte di un reddito di 28.765 euro pro capite, in media ogni cittadino del Veneto ha versato al proprio comune di residenza 409 euro, contro gli oltre 458 di un campano (che però ha un reddito di 12mila 500 euro più basso). Secondo la SVIMEZ la presenza di un Nord in cui il sistema tributario è regressivo e di un Sud in cui è progressivo accresce le diseguaglianze del Paese, e la presenza di trasferimenti “sperequativi” quali quelli attuali non aiuta a spezzare il circolo vizioso che da sempre frena lo sviluppo delle aree più povere. È quanto emerge dalla Nota di ricerca “ La pressione tributaria comunale: i valori per il 2013” di Federico Pica e Salvatore Villani, pubblicata sul sito www.svimez.it.
Condotto su dati SIOPE e del Ministero delle Finanze, la nota analizza l’andamento delle entrate tributarie dei Comuni e della pressione fiscale dal 2007 al 2013 nelle diverse regioni a statuto ordinario. In calo ovunque le entrate tributarie, ma trasferimenti “sperequativi”, +72% al Nord, +31% al Sud – Tra il 2012 e il 2013 al Nord le entrate tributarie comunali sono scese da 570 a 473 euro pro capite, con una riduzione del 17%, ma i trasferimenti erariali sono aumentati del 72,8%, passando da 109 a 188 euro per abitante. Diversa la situazione nel Mezzogiorno: anche qui i Comuni hanno registrato una contrazione delle entrate per abitante, da 475 a 421 euro, pari a -11%, ma i trasferimenti erariali sono stati molto meno generosi: +31%, da 142 a 186 euro pro capite.
La pressione fiscale più alta al Sud - Nel 2013, a fronte di un reddito di 28.765 euro pro capite,in media ogni cittadino veneto ha versato al proprio comune di residenza 409 euro. Nello stesso anno, centinaia di chilometri a Sud, ogni cittadino molisano, in media, a fronte di un reddito decisamente più basso di quello del veneto, cioè 19.547 euro e 7 centesimi, ha versato al proprio comune di residenza 32 euro in più, cioè 441 euro e 4 centesimi.
Un cittadino campano, addirittura, con un reddito ancora inferiore del molisano, pari a 16.291 euro e 9 centesimi, ha sborsato oltre 458 euro. In altri termini, pur guadagnando in media circa 12mila 500 euro in meno di un cittadino veneto, il cittadino campano ha versato nelle casse comunali 49 euro di più all’anno. Nel 2007 ogni cittadino settentrionale ha versato al Comune di residenza in media 435 euro, diventati nel 2013 38 in più, cioé 473. Ogni cittadino del Mezzogiorno invece nel 2007 pagava 302 euro e 50 centesimi al Comune, nel 2013, cinque anni dopo, 421 euro, cioè 119 euro in più.
Anche l'andamento della pressione fiscale presenta forti differenze regionali. In assoluto nel 2013 la pressione fiscale più alta spetta ai Comuni campani e liguri, con un valore pari rispettivamente a 2,8% e 2,6%, seguiti dai pugliesi, calabresi e molisani (2,3%), abruzzesi (2,2%) e lucani (2,1%); Toscana e Umbria registrano una pressione fiscale del 2%, Marche e Lazio dell’1,9%. I Comuni con minore pressione tributaria si trovano in Emilia Romagna (1,6%), Lombardia e Veneto, con valori per questi ultimi fermi all’1,4%. A livello di cassa, i Comuni più esosi restano in Liguria: nel 2007 ogni ligure in media ha versato quasi 600 euro annui al proprio Comune di residenza, saliti a oltre 700 nel 2013, seguiti da Toscana (573 euro), Lazio (568), e
Piemonte (500).
Nord regressivo e Sud progressivo: serve effettiva perequazione - In base all’articolo 53 della Costituzione, il sistema tributario è unitario, anche se articolato territorialmente, e si basa sui criteri della capacità contributiva e della progressività. In realtà, si legge nella Nota, a parità di ricchezza, i cittadini meridionali pagano di più ma usufruisco no di servizi ben peggiori non in linea con i tributi versati. “Il fenomeno contribuisce ad accrescere le disegua glianze del Paese e non aiuta a spezzare il circolo vizioso che da sempre frena lo sviluppo delle aree più povere.
Il problema potrebbe essere risolto, si legge nella Nota, attraverso trasferimenti realmente perequativi, e non “sperequativi” quali quelli attuali. La forza degli orientamenti politici, in realtà trasversali attraverso i partiti, in un sistema in cui ampiamente e a ogni riguardo prevalgono gli abbienti, è tuttavia tale che i trasferimenti siano considerati un disvalore”.
Condotto su dati SIOPE e del Ministero delle Finanze, la nota analizza l’andamento delle entrate tributarie dei Comuni e della pressione fiscale dal 2007 al 2013 nelle diverse regioni a statuto ordinario. In calo ovunque le entrate tributarie, ma trasferimenti “sperequativi”, +72% al Nord, +31% al Sud – Tra il 2012 e il 2013 al Nord le entrate tributarie comunali sono scese da 570 a 473 euro pro capite, con una riduzione del 17%, ma i trasferimenti erariali sono aumentati del 72,8%, passando da 109 a 188 euro per abitante. Diversa la situazione nel Mezzogiorno: anche qui i Comuni hanno registrato una contrazione delle entrate per abitante, da 475 a 421 euro, pari a -11%, ma i trasferimenti erariali sono stati molto meno generosi: +31%, da 142 a 186 euro pro capite.
La pressione fiscale più alta al Sud - Nel 2013, a fronte di un reddito di 28.765 euro pro capite,in media ogni cittadino veneto ha versato al proprio comune di residenza 409 euro. Nello stesso anno, centinaia di chilometri a Sud, ogni cittadino molisano, in media, a fronte di un reddito decisamente più basso di quello del veneto, cioè 19.547 euro e 7 centesimi, ha versato al proprio comune di residenza 32 euro in più, cioè 441 euro e 4 centesimi.
Un cittadino campano, addirittura, con un reddito ancora inferiore del molisano, pari a 16.291 euro e 9 centesimi, ha sborsato oltre 458 euro. In altri termini, pur guadagnando in media circa 12mila 500 euro in meno di un cittadino veneto, il cittadino campano ha versato nelle casse comunali 49 euro di più all’anno. Nel 2007 ogni cittadino settentrionale ha versato al Comune di residenza in media 435 euro, diventati nel 2013 38 in più, cioé 473. Ogni cittadino del Mezzogiorno invece nel 2007 pagava 302 euro e 50 centesimi al Comune, nel 2013, cinque anni dopo, 421 euro, cioè 119 euro in più.
Anche l'andamento della pressione fiscale presenta forti differenze regionali. In assoluto nel 2013 la pressione fiscale più alta spetta ai Comuni campani e liguri, con un valore pari rispettivamente a 2,8% e 2,6%, seguiti dai pugliesi, calabresi e molisani (2,3%), abruzzesi (2,2%) e lucani (2,1%); Toscana e Umbria registrano una pressione fiscale del 2%, Marche e Lazio dell’1,9%. I Comuni con minore pressione tributaria si trovano in Emilia Romagna (1,6%), Lombardia e Veneto, con valori per questi ultimi fermi all’1,4%. A livello di cassa, i Comuni più esosi restano in Liguria: nel 2007 ogni ligure in media ha versato quasi 600 euro annui al proprio Comune di residenza, saliti a oltre 700 nel 2013, seguiti da Toscana (573 euro), Lazio (568), e
Piemonte (500).
Nord regressivo e Sud progressivo: serve effettiva perequazione - In base all’articolo 53 della Costituzione, il sistema tributario è unitario, anche se articolato territorialmente, e si basa sui criteri della capacità contributiva e della progressività. In realtà, si legge nella Nota, a parità di ricchezza, i cittadini meridionali pagano di più ma usufruisco no di servizi ben peggiori non in linea con i tributi versati. “Il fenomeno contribuisce ad accrescere le disegua glianze del Paese e non aiuta a spezzare il circolo vizioso che da sempre frena lo sviluppo delle aree più povere.
Il problema potrebbe essere risolto, si legge nella Nota, attraverso trasferimenti realmente perequativi, e non “sperequativi” quali quelli attuali. La forza degli orientamenti politici, in realtà trasversali attraverso i partiti, in un sistema in cui ampiamente e a ogni riguardo prevalgono gli abbienti, è tuttavia tale che i trasferimenti siano considerati un disvalore”.
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