I piccoli
non ce l’hanno fatta, tra un’escalation di tasse e crediti impossibili, da riscuotere.
Si sono bruciati 500.000 posti di lavoro tra il 2008 e il 2012 e non è finita:
gli artigiani stanno sparendo. Istat e Isfol
descrivono gli anni della crisi nel segmento delle professioni. Il quadro è
nefasto per artigiani e operai specializzati. La manualità in questo momento
storico ha pagato il prezzo più alto.
La Cgia di Mestre spiega che i piccoli hanno affrontato 4 anni terribili. Gli ordini inevasi hanno ricevuto aggravanti sostanziali con l’aumento dell’energia elettrica del 21,3%, il gasolio del 23,3%, mentre la Pubblica amministrazione allungava i tempi di pagamento di 35 giorni. Poi la Tasi
che ha finito di indebolire le già precarie finanze delle p.Iva artigiane, con aumenti
sconsiderati dei prelievi. Sergio
Silvestrini segretario della Cna, racconta che in alcuni comuni tra cui
Campobasso tra Irap, addizionali Irpef e Tari, la pressione è arrivata al 74%.
Vi è uno squilibrio sostanziale tra dipendente e piccolo artigiano su base di
20.000 di reddito dichiarato, l’impresa individuale paga 2.300 euro in più di tasse,
cosa inaccettabile a cui ancora non si pone rimedio. Intanto lo
zoccolo duro della nostra economia le imprese artigiane, sono diventate le più
vulnerabili e destinate al totale oblio se il governo non interviene con misure
drastiche nella riduzione della tasse e nella certezza dell’esigibilità dei
crediti.
La Cgia di Mestre spiega che i piccoli hanno affrontato 4 anni terribili. Gli ordini inevasi hanno ricevuto aggravanti sostanziali con l’aumento dell’energia elettrica del 21,3%, il gasolio del 23,3%, mentre la Pubblica amministrazione allungava i tempi di pagamento di 35 giorni.
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