Il Movimento dei Cristiano Sociali del Molise ricorda nel ventennale dell’assassinio di Don Peppino Diana il suo impegno anticamorra nella Parrocchia di Casal di Principe dove seppe animare attraverso la preghiera e l’impegno sociale degli scout una reazione della società civile alle barbarie efferate dei boss della criminalità organizzata.
Nel ricordare un uomo di chiesa che per amore dei suoi cittadini non si piegò ai silenzi conniventi e alle collusioni di una Chiesa rattrappita nelle Sacrestie e muta al cospetto dei potentati che imperversavano su quei territori. Don Peppino seppe sfidare la camorra con semplicità, nell’opera pastorale e ispirandosi al Vangelo, incoraggiando i giovani e aggregandoli intorno all’Oratorio seguendo l’esempio di Don Bosco.
A distanza di venti anni quei territori continuano a rimanere nelle mani della criminalità organizzata e i boss della camorra continuano a dettare legge gestendo affari, appalti, assunzioni e traffici di rifiuti. Non dobbiamo rimanere in silenzio! Riprendiamo l’esempio di Don Peppino Diana ed interroghiamoci sul perché dei tanti silenzi della politica, delle istituzioni e della Chiesa.
Perché nessuno ha più il coraggio di Don Peppino di sfidare la camorra chiedendo ai cittadini di essere uomini liberi e non servi o vittime? Se non libereremo quei territori che sono a due passi dal Molise dal controllo della camorra ci ritroveremo con la camorra che penetrerà progressivamente nelle istituzioni e nella politica nazionale, regionale e locale.
Non può essere solo Roberto Saviano ad urlare il suo dissenso e Don Luigi Ciotti non può rimanere con pochi volontari a battersi per la legalità e i diritti. Tocca ad ogni cittadino lottare per tenere fuori la camorra dal Molise, dalla politica e dalle istituzioni.
A distanza di venti anni quei territori continuano a rimanere nelle mani della criminalità organizzata e i boss della camorra continuano a dettare legge gestendo affari, appalti, assunzioni e traffici di rifiuti. Non dobbiamo rimanere in silenzio! Riprendiamo l’esempio di Don Peppino Diana ed interroghiamoci sul perché dei tanti silenzi della politica, delle istituzioni e della Chiesa.
Perché nessuno ha più il coraggio di Don Peppino di sfidare la camorra chiedendo ai cittadini di essere uomini liberi e non servi o vittime? Se non libereremo quei territori che sono a due passi dal Molise dal controllo della camorra ci ritroveremo con la camorra che penetrerà progressivamente nelle istituzioni e nella politica nazionale, regionale e locale.
Non può essere solo Roberto Saviano ad urlare il suo dissenso e Don Luigi Ciotti non può rimanere con pochi volontari a battersi per la legalità e i diritti. Tocca ad ogni cittadino lottare per tenere fuori la camorra dal Molise, dalla politica e dalle istituzioni.
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