martedì 16 luglio 2013

F35, al Senato passa la mozione della maggioranza

L'Assemblea ha concluso l'esame di mozioni sulla partecipazione dell'Italia al progetto dell'aereo F35, approvando la mozione di maggioranza n. 107, presentata dai senatori Zanda (PD), Schifani (PdL), Susta (SCpI), Ferrara (GAL), Zeller (Aut-PSI). 






Il testo, identico a quello approvato dalla Camera, impegna il Governo a dare impulso, a partire dal prossimo Consiglio europeo di dicembre, a concrete iniziative per la crescita della dimensione di difesa comune europea in una prospettiva condivisa di razionalizzazione della spesa; a rispettare quanto previsto dall'articolo 4 della legge n. 244 del 2012 al fine di garantire al Parlamento di esercitare le proprie prerogative; e, rispetto al programma F-35, a non procedere a nessuna fase di ulteriore acquisizione senza che il Parlamento si sia espresso nel merito.

Sono state respinte le mozioni n. 8, a prima firma della senatrice De Petris (Misto-SEL), e n. 57, a prima firma del senatore Casson (PD), con le quali si chiedeva di sospendere immediatamente la partecipazione italiana al programma di realizzazione dell'aereo; di destinare le somme così risparmiate a investimenti pubblici per la messa in sicurezza degli edifici scolastici, per l'apertura di asili nido, per interventi contro il rischio idrogeologico; di procedere a una ridefinizione del modello di difesa italiano in una prospettiva europea.

Respinta anche la mozione n. 82 (testo 2), a prima firma del senatore Battista (M5S), che impegnava il Governo ad abbandonare definitivamente il programma per la produzione e l'acquisto di cacciabombardieri; a favorire la riconversione dell'industria bellica; a ridefinire il modello di difesa in base al dettato costituzionale; a utilizzare le somme risparmiate per l'attribuzione del reddito di cittadinanza; a chiedere alla Nato l'immediata rimozione di qualsiasi ordigno nucleare sul territorio italiano.

Nella seduta di ieri si era conclusa la discussione generale. In replica, il Ministro della difesa Mauro ha ricordato che il modello di difesa nazionale si fonda sui principi costituzionali del ripudio della guerra di aggressione, della partecipazione a organizzazioni internazionali per promuovere la pace, dell'obbligo dei cittadini di difendere la patria, dello spirito democratico che impronta le Forze armate. Con il Trattato di Lisbona i Paesi europei si sono impegnati a rafforzare le loro capacità militari per concorrere alla sicurezza internazionale e, seppure in un quadro generale di riduzione della spesa militare, l'Italia sta rinnovando la componente aerotattica delle Forze armate che trova sempre maggiore impiego nelle operazioni internazionali.
 
Il Governo, che in basse alla normativa vigente ha precisi obblighi d'informazione nei confronti del Parlamento, ha costantemente sottoposto il programma di acquisizione degli F-35, risalente agli anni Novanta, alla valutazione delle Camere, che hanno compiti d'indirizzo e controllo nella politica degli armamenti. Il Ministro Mauro ha poi precisato che gli inconvenienti emersi rispetto al veivolo F-35 sono fisiologici nei programmi aeronautici avanzati e che, sui piani finanziario, produttivo, tecnologico, non esistono alternative all'F-35, che ha ricadute positive sulle commesse dell'industria nazionale. Infine, ha espresso parere favorevole alla mozione unitaria di maggioranza e contrario alle altre mozioni.

Nelle dichiarazioni di voto, il senatore Divina (LN-Aut) ha rettificato la posizione del Gruppo, ritirando le firme alla mozione di maggioranza e annunciando l'astensione nelle votazioni. Hanno dichiarato voto favorevole alla mozione di maggioranza i senatori: Compagna (GAL), Susta (SCpI), Fravezzi (AUT-PSI), Alicata (PdL), Latorre (PD), i quali hanno richiamato le esigenze di sicurezza del paese, le ricadute tecnologiche e occupazionali dell'adesione al progetto, la revisione in corso dello strumento militare. A favore delle mozioni di opposizione hanno preso la parola i senatori De Cristofaro (Misto-SEL), Cotti (M5S) e, in dissenso dal Gruppo, Casson (PD), i quali hanno ricordato che i cacciabombardieri sono costosi, inutili, incompatibili con il modello costituzionale di difesa ed estranei al progetto europeo.

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