Le ore appena trascorse hanno rappresentato il momento più coinvolgente ed emozionante di questi giorni storici ai quali, in qualità di delegato del Consiglio regionale del Molise, ho preso parte.
Le parole del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, pronunciate a Camere riunite per il giuramento, hanno rafforzato in me il forte senso di appartenenza alle Istituzioni ma sono state anche il corollario di una pagina della storia della nostra Italia che, a mio avviso, ha evidenziato ancor di più l’indifferenza che parte della politica manifesta verso il mondo reale.
Le difficoltà nell’ascoltare i bisogni e le necessità del Paese si sono concretizzate nell’assurda guerra tra leadership, tra fazioni, nella evidenza di un trasversalismo che ho respinto fin da subito con forza e senza alcun fraintendimento.
Ecco perché ho dato il mio supporto, fino all’ultimo e con coscienza, al professore Stefano Rodotà. Emblema della mia storia, del mio percorso politico e uomo giusto al momento giusto.
Così non era, evidentemente, per chi invece ha scelto di vincere nella sconfitta: la necessaria presa d’atto della lontananza preoccupante tra il mondo vero, quello che reclama una decisa inversione di tendenza, e il desolante status quo delle "guerriglie" interne, delle "lotte" contro tutto e tutti non c’è stata.
E ieri, la "strigliata" del presidente della Repubblica deve aver lasciato molti indifferenti, a giudicare dalle posizioni politiche espresse nelle ultime ore .
Parole di ammonimento, di critica spietata. Che finiscono per ricevere l’applauso di chi, con le proprie omissioni e irresponsabilità, privilegiando tatticismi, convenienze e strumentalismi (vivi e vegeti nonostante i discorsi altisonanti) ne è la causa. Paradossi evidenti, ai quali abbiamo assistito tutti.
Il Presidente della Repubblica ha toccato tutti gli italiani con la fermezza e la lucidità di chi è chiamato ad una prova difficile, non cercata e accettata.
Il discorso d’insediamento ha ricevuto anche il mio applauso. Giorgio Napolitano è anche il mio Presidente della Repubblica. A lui le redini del nostro destino, con la consapevolezza che la visione della politica che oggi la storia ci rimanda diventi, fin da subito, il confine tra quello che è stato e quello che dovrà essere.
Le difficoltà nell’ascoltare i bisogni e le necessità del Paese si sono concretizzate nell’assurda guerra tra leadership, tra fazioni, nella evidenza di un trasversalismo che ho respinto fin da subito con forza e senza alcun fraintendimento.
Ecco perché ho dato il mio supporto, fino all’ultimo e con coscienza, al professore Stefano Rodotà. Emblema della mia storia, del mio percorso politico e uomo giusto al momento giusto.
Così non era, evidentemente, per chi invece ha scelto di vincere nella sconfitta: la necessaria presa d’atto della lontananza preoccupante tra il mondo vero, quello che reclama una decisa inversione di tendenza, e il desolante status quo delle "guerriglie" interne, delle "lotte" contro tutto e tutti non c’è stata.
E ieri, la "strigliata" del presidente della Repubblica deve aver lasciato molti indifferenti, a giudicare dalle posizioni politiche espresse nelle ultime ore .
Parole di ammonimento, di critica spietata. Che finiscono per ricevere l’applauso di chi, con le proprie omissioni e irresponsabilità, privilegiando tatticismi, convenienze e strumentalismi (vivi e vegeti nonostante i discorsi altisonanti) ne è la causa. Paradossi evidenti, ai quali abbiamo assistito tutti.
Il Presidente della Repubblica ha toccato tutti gli italiani con la fermezza e la lucidità di chi è chiamato ad una prova difficile, non cercata e accettata.
Il discorso d’insediamento ha ricevuto anche il mio applauso. Giorgio Napolitano è anche il mio Presidente della Repubblica. A lui le redini del nostro destino, con la consapevolezza che la visione della politica che oggi la storia ci rimanda diventi, fin da subito, il confine tra quello che è stato e quello che dovrà essere.
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