giovedì 18 aprile 2013

Lavoro, consumi e aspettative ai minimi: Quando la crisi economica confina con quella sociale

Incertezza, pessimismo e paura per il futuro sono i sentimenti prevalenti tra le famiglie italiane nei primi mesi del 2013. I consumi pro-capite, ritornati ai livelli di metà anni novanta ed in rapida flessione da quattro anni, sono solo l’aspetto esteriore più evidente della crisi che attanaglia il Paese. 





Il forte deterioramento del mercato del lavoro diviene la prima chiave di lettura di questa fase del ciclo economico. Le spese per consumi non crescono più perché in un breve arco temporale: si è manifestata con tutta evidenza una marcata riduzione del reddito disponibile delle famiglie, non solo in relazione al lavoro dipendente; il mercato del lavoro si è fortemente deteriorato, come mostra la rapida crescita del ricorso ad ammortizzatori sociali, i casi ormai diffusi di perdita di lavoro, la marcata presenza di forme di lavoro irregolare, la difficoltà assoluta per le giovani generazioni di trovare una prima occupazione; si è erosa la capacità di risparmio di un consistente numero di famiglie rendendo più incerto il futuro.

Molte famiglie sono orami a corto di risorse da destinare ai consumi ed a questo si aggiunge una paura diffusa legata alla forte instabilità del mercato del lavoro, divenuto per molti a rischio o inaccessibile. In più di un milione di famiglie uno dei componenti lavora in questo momento senza contratto e per 675.000 famiglie uno dei componenti lavora con contratto irregolare. Quasi il 30% dei lavoratori dipendenti dichiara di avere registrato negli ultimi sei mesi una riduzione nel proprio reddito da lavoro, mentre solo per il 4% il reddito è cresciuto. Nel campione, inoltre, situazioni di lavoratori in Cassa integrazione guadagni o licenziati risultano piuttosto diffuse.

Oltre 11 milioni di famiglie temono di non riuscire a mantenere l’attuale tenore di vita e per 14 milioni e mezzo di famiglie risparmiare è divenuto molto più difficile tanto da mettere in dubbio la possibilità di migliorare o di mantenere l’attuale tenore di vita. Più di 13 milioni di famiglie avrebbero qualche difficoltà economica ad affrontare in questo momento spese improvvise piuttosto consistenti (es.: spese mediche, riparazioni di autovettura), così come circa il 28% dei nuclei familiari mostra difficoltà sia a rispettare scadenze di pagamento, inclusi tasse e tributi.

Il mercato del lavoro, sostanzialmente fermo, genera paure diffuse, tanto che tra gli occupati:

- il 25% teme di poter perdere nei prossimi sei/sette mesi il proprio lavoro;

- per il 27% vi potrebbe essere una riduzione dello stipendio per il prolungarsi della recessione.

Il "modello delle tre R" ovvero rinuncia-rinvia-risparmia, per gran parte degli italiani prosegue nel 2013, dopo essere divenuto evidente con l’inasprirsi della crisi nel 2012. In particolare per i primi sei mesi dell’anno le famiglie che prevedono di effettuare una spesa consistente per voci come la ristrutturazione della casa, o l’acquisto di un elettrodomestico, o di mobili o di un mezzo di locomozione risultano ai minimi rispetto a quanto rilevato nei quattro anni precedenti nell’ambito dell’Outlook Confcommercio-Censis. Cresce, viceversa la percentuale di famiglie che per il momento rinvia questo tipo di spese.

Rispetto ad un anno fa (marzo 2012) aumenta inoltre la percentuale di famiglie che dichiara di non essere riuscita a coprire totalmente con le proprie entrate mensili le spese correnti; si passa dall’11% al 17% del campione, che ricorre, così, sempre più frequentemente ad utilizzare i risparmi in banca, a piccoli prestiti e, non ultimo, a rinviare i pagamenti procrastinabili.

In questo contesto il clima di fiducia risulta deteriorarsi ulteriormente rispetto alle rilevazioni precedenti. Nei primi mesi del 2013 la quota di pessimisti risulta maggiore degli ottimisti, rispettivamente il 37,5% del campione ed il 31,7%, ma soprattutto riguadagna terreno il senso di incertezza passato dal 16% rilevato a settembre 2012 all’attuale 30,8%.

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