Considerando il previsto rincaro dell’Imu sui capannoni e l’introduzione della Tares, gli aumenti di imposta rispetto al 2012 si annunciano molto pesanti: l’aggravio oscillerà tra i 459 e i 623 euro per un capannone di 500 mq; tra i 998 e i 1.444 euro per uno di 1.000 mq; tra i 1.877 e i 2.591 euro nel caso di un fabbricato di 2.000 mq.
Gli aumenti. Nel 2013 l’Imu sui capannoni sarà più "gravosa" anche nel caso in cui l’aliquota rimanga quella applicata nel 2012, in quanto il coefficiente moltiplicatore utilizzato per la determinazione della base imponibile passerà da 60 a 65. In questa analisi sono state fatte due ipotesi. La prima: viene utilizzata l’aliquota media nazionale applicata nel 2012 (9,5 per mille).
La seconda: viene utilizzata l’aliquota massima applicabile (10,6 per mille). Con l’introduzione della Tares, invece, l’aumento di questa tassa sui capannoni dovrebbe essere superiore, rispetto a quanto pagato l’anno scorso, del 15,5%. Questa percentuale corrisponde all’incremento del gettito medio nazionale necessario per coprire i costi totali del servizio di asporto e smaltimento dei rifiuti, condizione prevista dall’introduzione della Tares.
La situazione diventa ancor più preoccupante se osserviamo gli aumenti di imposta che si verificheranno quest’anno rispetto al 2011, anno in cui si applicava ancora l’Ici. Per il capannone da 500 mq l’aggravio (a seconda dell’aliquota applicata) varia tra i 1.409 e i 1.572 euro; per un capannone di 1.000 mq l’aumento va da 3.288 e 3.734 euro; infine, per un fabbricato da 2.000 mq l’incremento varia tra i 5.870 e i 6.583 euro.
"Siamo tutti d’accordo che l’Imu sulla prima casa deve essere abolita o sensibilmente ridotta – esordisce Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA di Mestre – ma è altrettanto necessario che venga scongiurato l’aumento del coefficiente moltiplicatore sui capannoni, altrimenti l’effetto combinato con la Tares provocherà un incremento di imposta difficilmente sostenibile.
Se si continua ad aumentare sensibilmente il livello di tassazione sulle imprese non si può pretendere che queste rimangano competitive e riescano a creare nuovi posti di lavoro. Anzi, il pericolo è che la situazione peggiori ulteriormente, visto che con l’aumento dell’Iva dal 21 al 22% i consumi subiranno un’ulteriore contrazione".
La seconda: viene utilizzata l’aliquota massima applicabile (10,6 per mille). Con l’introduzione della Tares, invece, l’aumento di questa tassa sui capannoni dovrebbe essere superiore, rispetto a quanto pagato l’anno scorso, del 15,5%. Questa percentuale corrisponde all’incremento del gettito medio nazionale necessario per coprire i costi totali del servizio di asporto e smaltimento dei rifiuti, condizione prevista dall’introduzione della Tares.
La situazione diventa ancor più preoccupante se osserviamo gli aumenti di imposta che si verificheranno quest’anno rispetto al 2011, anno in cui si applicava ancora l’Ici. Per il capannone da 500 mq l’aggravio (a seconda dell’aliquota applicata) varia tra i 1.409 e i 1.572 euro; per un capannone di 1.000 mq l’aumento va da 3.288 e 3.734 euro; infine, per un fabbricato da 2.000 mq l’incremento varia tra i 5.870 e i 6.583 euro.
"Siamo tutti d’accordo che l’Imu sulla prima casa deve essere abolita o sensibilmente ridotta – esordisce Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA di Mestre – ma è altrettanto necessario che venga scongiurato l’aumento del coefficiente moltiplicatore sui capannoni, altrimenti l’effetto combinato con la Tares provocherà un incremento di imposta difficilmente sostenibile.
Se si continua ad aumentare sensibilmente il livello di tassazione sulle imprese non si può pretendere che queste rimangano competitive e riescano a creare nuovi posti di lavoro. Anzi, il pericolo è che la situazione peggiori ulteriormente, visto che con l’aumento dell’Iva dal 21 al 22% i consumi subiranno un’ulteriore contrazione".
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