martedì 11 dicembre 2012

Agricoltura regionale allo stremo e strenua difesa del territorio

Venerdì 7 dicembre u.s. i rappresentanti del Comitato spontaneo agricolo "Uniti per non morire" sono stati ricevuti dall'Assessore regionale all'Agricoltura Fusco Perrella e dalla sua stretta collaboratrice d.ssa D'Amico in merito alla grave crisi economica che attanaglia il settore e ai conseguenti disagi degli imprenditori agricoli che ormai rasentano la disperazione, famiglie comprese.



Il reddito è in considerevole calo, nonostante "qualcuno" affermi il contrario ( è solo demagogia invece di risposte razionali). L'agricoltura regionale, soprattutto dei "monoreddito", sembra indirizzarsi verso un declino inesorabile senza che qualcosa si faccia per aiutarla nonostante gli "innumerevoli inviti" fatti al Governo regionale; il primo, già dal novembre 2009.

Nulla è successo. Forse sottovalutazione del problema? Ora c'è il rischio che la vicenda sfoci nel dramma. La lista delle aziende all'asta nei tribunali si allunga giorno per giorno e la "gente agricola" non sa più come fare per onorare i pagamenti Equitalia, INPS,etc. Addirittura è in criticità per lo stesso sostentamento delle proprie famiglie; e di questo ne sono a conoscenza da tempo le Caritas regionali.

NON C'E' CASSA INTEGRAZIONE IN DEROGA O ALTRO PER I "CAFONI", NE' RACCOLTA DI FIRME PER SENSIBILIZZARE IL PROBLEMA. IL PROBLEMA E' "OVATTATO". TUTTI FANNO FINTA DI NON SAPERE NULLA.

Eppure non è così. E' una catastrofe sociale, volutamente dimenticata. Per caso le coscienze sono intorpidite, poco reattive alla "questione" agricola? Questo in premessa.

Si è passato all'analizzare i singoli punti.

Il primo.

L'accesso al credito, sia agrario che per il consolidamento delle passività. L'Assessore ha parlato di contattare lo sportello regionale di ISMEA (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare). Lo si farà ma si nutrono dubbi circa la fattibilità, soprattutto, e ne sono tante, per quelle aziende "in sofferenza" iscritte negli elenchi della "Centrale Rischi" (indebitate già verso le banche).

Il secondo. Organizzazione Produttori.

Dal gennaio 2014 c'è l'obbligarietà di formarle. Il discorso si è focalizzato soprattutto per le OP fra agricoltori che, se costituite, potrebbero beneficiarne i soci-agricoltori. Caso contrario, quest'ultimi sarebbero solo "linfa vitale" per "altri". E' stato assicurato che si lavorerà in tale direzione.

Il terzo. Filiera corta cerealicola regionale.

Ancora una volta si è parlato di marchio regionale, anche per tutelare il nostro grano del "Mezzogiorno d'Italia" e la salubrità alimentare. Quando si parla di dieta mediterranea, sarebbe bene preoccuparsi e richiamare l'attenzione con quale o meglio da cosa sono composte le farine, le semole per i prodotti a base di cereali ( pane, pasta, etc.), di contaminanti tossici come le micotossine, di grano estero "trattato" col Roundup della Monsanto, chiamato comunemente "seccatutto", etc..

E' stato chiesto se i nostri enti regionali preposti (UNIMOL, ARSIAM, COREDIMO) possano interessarsi a quanto appena detto o già lo fanno; e ciò anche per qualificare, esaltare le proprietà e le varietà del grano "nostrano".

Sono parametri di rilevanza sia per la salute del consumatore che per la difesa del reddito dell'agricoltore stesso. Argomenti portati in audizione anche  dalla FIMA (Federazione Italiana Movimenti Agricoli), di cui "Uniti per non morire" ne fa parte, alle Commissioni Agricoltura di Camera e Senato. C'è l'impegno da parte dell'assessorato in tal senso.

Il quarto.

L'agricoltura sociale (Misura del PSR regionale, Piano di Sviluppo Regionale). Si è ribadito che queste misure adottate (avallate anche dalle organizzazioni agricole regionali?), sicuramente valide come contenitori di risorse naturali e sociali, ma di certo non il "toccasana" per il settore. In concreto il progetto è limitativo e problematico nella fattibilità. Già da prima il comitato nutriva seri dubbi. Si vedranno le domande presentate e quanti poi i progetti cantierati.

Il quinto.

Il prepensionamento per ricambio generazionale (PSR regionale). La misura doveva ( ma poi, non è successo per molti) garantire un reddito agli imprenditori agricoli che decidevano, avendo i requisiti, di cessare l'attività agricola. E' un "anomalo" capitolo ancora aperto per l'Assessorato ed un "kaputt"... economico per l'agricoltore. E' stato assicurato l'impegno a rimuovere, per quanto sarà possibile, le anomalie in merito alla normativa applicata. Ci si augura che vada a buon fine entro tempi ristretti.

Il sesto. Energie rinnovabili. Centrali a Biomasse (PSR regionale)

Sul capitolo delle biomasse, "toccato" solo parzialmente, si sono nutrite forti perplessità sia per la loro capacità economico-energetica scarsa (un impianto potrebbe portare ad un rendimento del 21,5% +/- 3%), siano esse alimentate a cippato, a mais ceroso o ad effluenti zootecnici, sia per quello salutistico-ambientale. Uno studio appena pubblicato dal JRC, il centro comune di ricerca dell'Unione Europea che ha sede ad Ispra, ammonisce sulla possibilità che le attuali politiche bioenergetiche dell'UE aumentino le emissioni di gas a effetto serra nel breve termine, producendo effetti indesiderati paragonabili a quelle di equivalenti combustibili fossili nel breve periodo.

Dai rappresentanti del comitato è stato ribadito che l'obiettivo prioritario della regione dovrebbe essere, appellandosi al principio della precauzione viste le peculiarità del territorio, quello di riaffermare il ruolo centrale della funzione agricola, salvaguardando il territorio, l'ambiente e, non per ultima, la qualità della vita.

Le centrali a biomasse discordano, "cozzano", viste nell'ottica ambientale con la biodiversità, ad es. della Rete di Natura 2000 e sono punti interrogativi sui luoghi dove vengono poste a causa di emissioni atmosferiche quali fumi, polveri sottili, o clostridi da digestato, o altro  e si vocifera addirittura che in un prossimo futuro potrebbe essere inevitabile la possibilità di utilizzo di combustibili di rifiuti (CDR). Ciò significherebbe convenienza economica, per pochi, e non certo ambientale, per i tanti. Si presti dunque la dovuta attenzione.

Positivi, invece, potrebbero essere gli impianti solari o fotovoltaici sui fabbricati rurali o quelli microeolici (non sottraendo così terreni alle colture agricole, spreco di acqua  irrigua ed altro) o ancora, quelli alimentati ad alghe (bioenergia di terza generazione), atti ad agevolare i "monoreddito" agricoli con una  redditività sufficiente all'abbattimento dei costi fissi aziendali.

Il settimo. Aree di "Natura 2000".

La regione, sulle aziende agricole rientranti "obbligatoriamente" in siti comunitari quali SIC, IBA e ZPS, non ha previsto misure di compensazione, pur essendoci misure comunitarie nello specifico. Il motivo? Sconosciuto, o forse causato da qualche "dimenticanza" istituzionale. Chi dimentica e chi,sempre il coltivatore, paga. Sono state date assicurazioni circa l'inserimento della misura nel nuovo PSR.
 
In conclusione i rappresentanti del comitato ringraziando per la disponibilità l'assessore Fusco Perrella e la d.ssa D'Amico hanno ribadito che  il settore non vuole solo attenzione com'è stato fatto finora ma risposte concrete, e questo non solo per la salvaguardia delle aziende agricole che meritano attenzione ma anche nell'ottica di tutela territoriale, visto come bene comune. Incontro sicuramente positivo per le tematiche trattate. Si aspettano risposte.


Il portavoce di "Uniti per non morire"

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