venerdì 21 settembre 2012

Progetto comunitario "Progress",soddisfazione della consigliera di Parità Giuditta Lembo

La Consigliera di Parità della Regione Molise Giuditta Lembo ha  appreso con soddisfazione la notizia dell’ufficializzazione dell’accreditamento di FinMolise e della Regione Molise quali partner per la gestione in Regione del progetto comunitario "Progress", un piano che renderà i finanziamenti più accessibili ai microimprenditori/ imprenditrici, inclusi i lavoratori autonomi e le lavoratrici autonome, ai giovani, ai commercianti in proprio. 



Il programma Progress, gestito dalla DG per l’Occupazione, affari sociali ed inclusione, è uno strumento finanziario che supporta lo sviluppo di politiche sociali ed occupazionali innovative ed efficaci in tutta Europa. Il Progress -sottolinea la Consigliera- contribuisce al conseguimento degli obiettivi della strategia Europa 2020, mira cioè a raggiungere una crescita sociale ed economica intelligente, sostenibile ed inclusiva. Una precondizione per una «crescita inclusiva» è che essa sia incentrata sulle donne, sui giovani e sui lavoratori anziani, in particolar modo per ciò che riguarda il miglioramento delle opportunità di lavoro, formazione e stile di vita.

Nella stessa direzione va anche l’intervento della Confcommercio di Campobasso,anche questo una importante opportunità per quanti commercianti hanno difficoltà a contrastare e superare con le sole proprie forze un momento così difficile e In un momento in cui soprattutto i dati sull'occupazione femminile -informa la Lembo- nel 2012 ancora una volta evidenziano le difficoltà del mercato del lavoro nel Mezzogiorno, per il quale l'Istat nel solito comunicato mensile diffuso a giugno parla del 35.9% di giovani che non riesce a trovare un impiego e addirittura del 51.8% di donne tagliate fuori da qualsiasi attività professionale. Una vera e propria "emergenza sociale"-la definisce la Consigliera Lembo .

E per queste ultime, al Sud la situazione è drammatica. Dal rapporto si evince che nel Mezzogiorno, nella fascia di età 15-34 anni nel 2010 lavorava regolarmente meno di una giovane su quattro, con un tasso di occupazione fermo al 23,3%, con il rischio per le donne laureate di restare a casa con i bambini e gli anziani anziché essere oggetto di politiche di sviluppo, a causa del sistema di welfare che ostacola ancora la conciliazione lavoro-famiglia. E non va meglio alle under 60, con un tasso di occupazione del 30.5%, distante quasi 30 punti percentuale da quello della media europea, di 58.2%.

Ma, a quanto pare, il quadro è anche peggiore, poichè, i dati sull'occupazione femminile 2012, che parlano ufficialmente del 15.4% di donne meridionali disoccupate, non sono reali, in quanto non tengono conto di coloro che dopo diverse esperienze di precariato vengo assorbite nel cosiddetto 'sommerso'. Sottraendo queste donne a quello che il rapporto definisce il "limbo statistico di chi non è occupato nè disoccupato", la cifra delle disoccupate triplica, passando da 393 mila da 953 mila. E se si aggiungono anche le cosiddette 'scoraggiate', ovvero coloro che per l'Istat sarebbero disponibili a lavorare, ma hanno smesso di cercare un impiego, delle 893 mila donne italiane che si trovano in questa condizione 575 mila sono al Sud. La riforma del lavoro 2012: un aiuto alle donne del Sud?

-Si chiede la Lembo-.

I dati sull'occupazione femminile 2012 sottolineano una generale difficoltà per le donne nel trovare lavoro, soprattutto al Sud. Una situazione per contrastare la quale la riforma Fornero, approvata il 31 maggio 2012, prevede una serie di facilitazioni per incentivare le aziende ad assumere personale femminile. In particolare, l'articolo 53 del disegno di legge stabilisce sgravi fiscali per "le assunzioni, a partire dal primo gennaio 2013, di donne di qualsiasi età prive di un impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi" residenti in aree cosiddette "svantaggiate".

Questo significa per le imprese una riduzione del 50% dei contributi per 12 mesi, che in caso di assunzione della lavoratrice con contratto a tempo indeterminato può arrivare fino a 18. Ma il favoloso coraggio di mettersi in gioco  e la grande forza  delle donne fa si che a dispetto della crisi, anche nel 2011 il binomio donna-impresa è la carta vincente e di successo che fa un piccolo passo avanti, allargando la platea delle imprese a guida femminile. Alla fine di dicembre dello scorso anno, infatti, l’Osservatorio dell’imprenditoria femminile di Unioncamere segnala che sono quasi 7mila le imprese 'rosa' in più rispetto al 2010, con un incremento dello 0,5%.

A dare maggior significato a questo dato c’è il fatto che il saldo delle imprese femminili compensa più che completamente la performance poco brillante delle imprese al maschile che, nel 2011, hanno fatto registrare un bilancio in rosso per circa 6 mila unità . Grazie al bilancio positivo, lo stock delle imprese femminili esistenti alla fine del 2011 poteva contare su 1.433.863 imprese, pari al 23,5% del totale delle imprese italiane.

Questo ci fa comprendere-conclude la Consigliera- che tra le strade giuste  da percorrere vi è sia quella dell’agevolazione dell’accesso al credito affinchè l’autoimprenditorialità possa diventare una grande opportunità per quante donne, anche immigrate, cercano un lavoro sia quella del sostegno alle imprese esistenti che ci si auspica, attraverso l’art 53 della riforma Fornero,assumano sempre  più donne.

Nessun commento: