sabato 1 settembre 2012

Occupazione: Contenuti i movimenti nel mercato del lavoro

In Molise, le assunzioni programmate nel 2012 sono circa il 35% in meno rispetto al 2011. A subire le contrazioni maggiori sono il Turismo e i Servizi.






Con il clima carico di incognite e con forti tratti di incertezza sul fronte degli andamenti economici globali, le dinamiche del mercato del lavoro in Italia sono fortemente influenzate dalle debolezze dello scenario economico. Il quadro delineato dal sistema informativo Excelsior di Unioncamere e Ministero del Lavoro descrive una situazione di ulteriore difficoltà del Paese e, soprattutto, delle più deboli economie meridionali. Nel 2012, infatti, sono poco più di 631mila le assunzioni di dipendenti programmate dalle imprese italiane, il 25% in meno rispetto al 2011, a fronte di circa 762mila uscite con un saldo negativo di 130mila assunzioni.

In un tale contesto, l’esame dei dati territoriali mostra una sequenza di andamenti negativi. Non vi è, infatti, alcuna area territoriale che non sia investita dal vento della recessione, con effetti depressivi sulla domanda di lavoro. Il clima di sfiducia, tuttavia, tende a penalizzare soprattutto il Mezzogiorno dove si concentra un terzo del saldo negativo.

In Molise sono 2.690 le assunzioni previste dalle imprese nel corso del 2012, contro le 4.130 entrate programmate nel 2011, pari al 34,9% in meno di assunzioni previste.  Tra le regioni italiane, il Molise è quella che prevede la contrazione maggiore collocandosi in ultima posizione. A fronte di 3.480 uscite, il saldo programmato, pari a 800 unità, rappresenta il peggior saldo occupazionale dal 2009.

In Molise, così come nel resto d’Italia, oltre al contesto economico, su questo decisivo rallentamento delle entrate previste potrebbe aver inciso anche un certo attendismo legato agli esiti ancora incerti, al momento dell’indagine, della Riforma del mercato del lavoro. Ciò è confermato anche dalla contemporanea riduzione delle uscite attese che rappresentano il 21,8% in meno rispetto al 2011. Si profila, dunque, una crescente staticità dell’occupazione delle imprese, visto che sia il tasso di entrata (6,7%) che quello di uscita (8,7%) mostrano una tendenza decrescente, particolarmente accentuata nell’ultimo anno (erano rispettivamente il 10,1% e il 10,5% nel 2009).

Circa il 70% delle assunzioni previste per il 2012 sarà rappresentato da personale non stagionale, con un’incidenza sul totale di questa tipologia in aumento di circa 2 punti percentuali a svantaggio delle assunzioni stagionali. Il calo delle assunzioni non stagionali coinvolge principalmente le imprese del settore alimentare, delle bevande e del tabacco che, se nel 2011 avevano programmato di assumere per il 70,7% dei casi con contratti di tipo stagionale, nel 2012 stimano l’incidenza dei contratti a carattere stagionale pari al 43%, e quelle del turismo la cui quota scende al 62,5% dall’80,2% nel 2011.

Sul totale delle assunzioni, i macro-settori che hanno subito la contrazione maggiore e che hanno influito più degli altri sulla riduzione delle entrate attese dalle imprese molisane sono: il Turismo (-48,2%) e i Servizi (-44,9%). Dal confronto dei dati territoriali, si osserva che, contrariamente a quanto accade in altre regioni dove, in particolare, è proprio il turismo a contenere la riduzione complessiva, in Molise questi due settori sono quelli che vivono il maggior clima di sfiducia stimando contrazioni peggiori di quelle osservate in altre regioni. 

Per quanto riguarda i profili richiesti dalle imprese molisane, considerando le sole assunzioni non stagionali, circa l’11,6% delle 1.880 assunzioni programmate dalle imprese nel 2012 (in calo rispetto al 2011 di 7,3 punti percentuali) riguarderà profili "high-skill", ossia dirigenti, specialisti e tecnici. Questa quota è più bassa della media del Mezzogiorno (16%) e dell'intero Paese (21,7%).

Tra le altre professioni, l'insieme più numeroso è quello degli operai specializzati e conduttori di macchinari, per una quota pari al 44,4% del totale regionale, seguiti da vicino dalle professioni non qualificate (18,8%), in aumento di circa 10 punti percentuali, e dalle professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi (13,2%).

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