È l'Italia del centro, del sud e delle isole protagonista del secondo giorno di protesta di Cgil, Cisl e Uil ieri a Roma, dopo martedì, davanti a Montecitorio per rivendicare le risorse necessarie a copertura degli ammortizzatori in deroga. Un nuovo passaggio di una mobilitazione promossa dalle tre organizzazioni sindacali per mettere al centro i temi del lavoro, destinata, senza risposte adeguate, a proseguire.
Quanto sia drammatica la situazione in cui versano i lavoratori in cassa integrazione e mobilità in deroga, specie nelle regioni del Mezzogiorno, è emerso dalla protesta messa in atto in via del Corso a Roma. Un folto gruppo di lavoratori, dietro le bandiere di Cgil Cisl Uil e striscioni con su scritto 'No al sussidio, sì al lavoro', si è allontanata dal presidio di Montecitorio per bloccare via del Corso, nei pressi di palazzo Chigi, invadendo pacificamente la strada.
Dagli interventi dal palco di si è sottolineato più volte, a partire dal segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, come i 400 milioni stanziati dal governo, a copertura della restante parte del 2013, non siano sufficienti: mancherebbero all'appello infatti altri 200 milioni specie per le situazioni più delicate di Calabria e Sardegna; e sempre secondo i sindacati ci sarebbe bisogno ancora di un miliardo per coprire l'anno in corso. Il tutto mentre fino a 60 mila lavoratori, pari a un terzo della platea di quelli oggi 'coperti' dalla deroga, potrebbero non riuscire a rientrare nei nuovi criteri previsti dal provvedimento interministeriale che ridisegna il perimetro degli ammortizzatori in deroga e che quindi perderebbero il posto di lavoro.
“Senza lavoro non è vero che l'Italia cambia”, ha affermato Susanna Camusso nel suo intervento dal palco del presidio di Montecitorio, nel sottolineare come: “Il governo non faccia il furbo. Non stiamo chiedendo soldi a fondo perduto ma un piano di rilancio del lavoro, degli investimenti. E servono ora, non tra 1000 giorni, un tempo infinito che è esattamente la distanza che separa un lavoratore dal suo ultimo assegno di cassa integrazione in deroga”. Motivi per i quali il leader della Cgil si aspetta, dal Consiglio dei ministri di venerdì, “risorse del 2014 per la cassa in deroga ma anche i meccanismi per sbloccare gli 'esodati' e gli investimenti che si annunciano sempre e non partono”.
Dagli interventi dal palco di si è sottolineato più volte, a partire dal segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, come i 400 milioni stanziati dal governo, a copertura della restante parte del 2013, non siano sufficienti: mancherebbero all'appello infatti altri 200 milioni specie per le situazioni più delicate di Calabria e Sardegna; e sempre secondo i sindacati ci sarebbe bisogno ancora di un miliardo per coprire l'anno in corso. Il tutto mentre fino a 60 mila lavoratori, pari a un terzo della platea di quelli oggi 'coperti' dalla deroga, potrebbero non riuscire a rientrare nei nuovi criteri previsti dal provvedimento interministeriale che ridisegna il perimetro degli ammortizzatori in deroga e che quindi perderebbero il posto di lavoro.
“Senza lavoro non è vero che l'Italia cambia”, ha affermato Susanna Camusso nel suo intervento dal palco del presidio di Montecitorio, nel sottolineare come: “Il governo non faccia il furbo. Non stiamo chiedendo soldi a fondo perduto ma un piano di rilancio del lavoro, degli investimenti. E servono ora, non tra 1000 giorni, un tempo infinito che è esattamente la distanza che separa un lavoratore dal suo ultimo assegno di cassa integrazione in deroga”. Motivi per i quali il leader della Cgil si aspetta, dal Consiglio dei ministri di venerdì, “risorse del 2014 per la cassa in deroga ma anche i meccanismi per sbloccare gli 'esodati' e gli investimenti che si annunciano sempre e non partono”.
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