mercoledì 7 maggio 2014

Consumi, Federconsumatori: La realtà supera le peggiori previsioni

Necessarie misure immediate per il rilancio della domanda interna e dell'occupazione. Le stime di Confcommercio sui consumi a marzo lanciano l'ennesimo segnale allarmante sulla situazione delle famiglie. Rispetto al 2013 il calo registrato dal centro studi è del -2,1%.






La realtà ha superato le peggiori previsioni. Si tratta di un segnale evidente di quanto sia ancora lontana ed illusoria la ripresa di cui molti, a sproposito, si riempiono la bocca.

Il potere di acquisto delle famiglie ed i consumi continuano a retrocedere: secondo le stime dell'O.N.F. - Osservatorio Nazionale Federconsumatori dal 2008 ad oggi la capacità di acquisto è diminuita di oltre il -13,4% e solo nel biennio 2012-2013 i consumi sono diminuiti del -8,1%.

Non potrebbe essere diversamente visto l'andamento della disoccupazione, che ha raggiunto ormai nel nostro Paese un livello intollerabile, specialmente per quanto riguarda i giovani.

Per questo, se si vuole intervenire concretamente a favore di una ripresa della domanda interna in grado di rimettere in moto l'intero sistema economico, oltre a disporre misure di sostegno che includano anche i pensionati, è necessario ripartire dal lavoro.

"È indispensabile un piano straordinario destinato a stanziare tutte le risorse e le energie necessarie a rilanciare l'occupazione nel nostro Pese, restituendo prospettive e futuro ai cittadini." - dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti.

Un piano che dovrà prevedere il rilancio degli investimenti per la ricerca e lo sviluppo tecnologico; l'avvio di un progetto per lo sviluppo ed il miglioramento della qualità dell'offerta turistica; l'allentamento del patto di stabilità che consenta la realizzazione di opere infrastrutturali di modernizzazione e messa in sicurezza (a partire dall'edilizia scolastica).

Misure che andranno finanziate, oltre che dalle risorse ricavate attraverso tagli a sprechi e privilegi, anche impiegando almeno 15 miliardi di Euro derivanti dalla vendita di parte delle riserve auree (15-20%).

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