martedì 11 giugno 2013

Cristiano Di Pietro replica alle accuse del Corriere della Sera

"Ma quale aumento in busta paga? Prima di scrivere Rizzo verifichi le notizie e l’attendibilità dei suoi informatori. Ho già dato mandato agli avvocati affinchè chi mi ha diffamato ne risponda nelle sedi opportune".










Ci risiamo! La macchina del fango si è nuovamente messa in moto contro l’Italia dei Valori. Siamo stupiti però della leggerezza con cui un giornalista del calibro di Sergio Rizzo possa pubblicare articoli che diffondono notizie sommarie e prive di fondatezza dalle quali si evince chiaramente che la finalità ultima è quella di screditare il partito e la mia persona.

Tali imprecisioni mi costringono a tornare nuovamente sull’argomento sperando di fare chiarezza una volta per tutte.

Posto che io non ho mai ricoperto il ruolo di capogruppo IdV in Regione e, pertanto, non ero io il responsabile giuridico dei conti del gruppo, mi corre l’obbligo di fare una prima precisazione in merito ai contributi destinati al partito durante la scorsa legislatura: nulla di irregolare, infatti.

Mai un soldo dei fondi del gruppo è stato destinato al partito nazionale. Il contributo contestato dalla Corte dei Conti, riguarda infatti il partito regionale ma si tratta di un rimborso per le spese che la struttura sostiene per l’ attività  politica sul territorio. Cosa che, non essendo ancora entrato in vigore il decreto 174 e le sue norme attuative, all’epoca dei fatti contestati, era consentita dalla legge. 

Quanto al resto, so di avere agito sempre nel rispetto delle regole, giustificando puntualmente ogni spesa sostenuta.

Vorrei poi far presente a Rizzo che io mi sono autosospeso dal partito per motivi politici e, contestualmente alla mia decisione, si è costituito il gruppo misto di cui oggi faccio parte. Preciso altresì che tale passaggio non ha comportato alcun aumento sulla mia busta paga. Mi piacerebbe saper da dove il giornalista del Corriere abbia attinto questa falsa notizia.

L’impressione è che sia talmente tanto il desiderio di mettere alla gogna l’Italia dei Valori che ci si dimentica di quello che dovrebbe essere il primo dovere di un giornalista:  la verifica delle notizie. È evidente che, specie quando si tratta di noi, si preferisce diffamare piuttosto che informare.

Per questo ho già dato mandato al mio avvocato affinché chi mi ha ingiustamente screditato ne risponda nelle sedi competenti. Lo stesso si dica per chi ha provveduto a diffondere la notizia".

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