venerdì 14 settembre 2012

Lavoro, Monti attacca lo Statuto con fumo mediatico per coprire le inefficienze del suo Governo

Le continue sortite del Governo tecnico di Monti ci accompagnano quotidianamente e l’attacco allo Statuto dei lavoratori altro non è che l’ennesima esternazione del Presidente del Consiglio incapace di mettere in atto vere azioni a sostegno dell’occupazione.








Oggi se la prende con lo statuto dei lavoratori che è stato una delle maggiori conquiste dei lavoratori italiani.

A volere lo Statuto sin dal lontano 1962 furono i socialisti che entrarono a far parte del Governo, la norma porta la data del 22 maggio 1970. Purtroppo il Governo non ha alcuna idea concreta per la crescita ed allora si inventa interpretazioni non condivisibili della storia degli ultimi quarant'anni del mondo del lavoro. A parere di Monti lo Statuto dei lavoratori non ha ottenuto gli effetti che si proponeva, avrebbe rallentato la crescita dell’occupazione  per l’eccessivo protezionismo del lavoratore.

Praticamente Monti mette in discussione decenni di storia italiana, e dopo aver modificato l’articolo 18 con la riforma Fornero approvata da Pdl, Pd e Udc, pensa che la produttività  e la competitività delle aziende italiane sia legata ad una norma nata per tutelare la parte più debole del Paese. Il Governo piuttosto che impegnarsi a fare qualcosa per promuovere il lavoro lancia provocazioni ideologiche, scantonando dalle promesse fatte di rilancio della occupazione o di riduzione della tassazione.

Monti in questo modo sfugge al confronto chiesto dal maggior sindacato italiano, la Cgil, e accantonato il metodo della concertazione, ritiene di andare avanti a colpi di decreti legge, a scapito sempre ed esclusivamente delle fasce sociali più deboli della società italiana. Non ci sono idee, non ci sono proposte ed allora si inventano i mali dell’Italia provocati dai lavoratori.

Stiamo attraversando una fase difficilissima, in ogni angolo d'Italia, ed il nostro Molise ne è coinvolto con le sue maggiori aziende produttivi, dallo Zuccherificio, alla

Solagrital, all’Ittierre, ai nuclei industriali ormai scomparsi, per arrivare poi alle grandi vertenze italiane quali l’Ilva di Taranto o l’Alcoa.

Un crisi che falcidia migliaia di posti di lavoro ogni settimana e il Presidente del Consiglio invece di cercare il dialogo con le forze sociali, va allo scontro, scompigliando le carte, coprendo l’inefficienza e l’inefficacia di proposte che finora non hanno portato nulla di nuovo nel panorama del mondo del lavoro.

Il Presidente del Consiglio sa benissimo che in Italia sono state introdotte norme che sfociano nel più assoluto liberismo nel mondo del lavoro. La riforma Biagi, stravolta dal Berlusconismo, ha prodotto un sistema lavorativo precario, senza garanzie, senza ammortizzatori sociali per tantissime figure di lavoratori. Monti vuole continuare su questa strada, ma l’Italia dei Valori è contro queste logiche governative, frutto della visione di un Governo tecnico che ha procurato più danni che benefici ai cittadini italiani più indifesi.

L’auspicio è che questo Governo scelto dalle banche lasci al più presto il posto ad un Governo scelto dagli elettori.

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