lunedì 3 settembre 2012

Eurispes, redditi famiglie insufficienti per vita dignitosa

Con la crisi economica oltre allo spread sui titoli di Stato cresce anche quello tutto italiano tra ricchezza reale, redditi dichiarati e tenore di vita delle famiglie italiane, un differenziale che, soprattutto nelle regioni e nelle province del Sud, registra livelli significativamente elevati.



Gli studi più recenti elaborati dall'Eurispes mostrano che i redditi di una famiglia tipo in varie città del Nord, del Centro e del Sud Italia non sono sufficienti a fare fronte alle spese necessarie per condurre una vita dignitosa. Questo è il principale fattore che spinge una percentuale sempre più elevata di persone a cercare altre risorse attraverso soprattutto un doppio lavoro.

È innegabile, inoltre, che le misure di risanamento adottate negli ultimi anni, oltre ad innescare una pericolosa spirale recessiva, spingono verso il sommerso parte della produzione e della ricchezza del nostro Paese.

Ma quello che più sorprende è la diversa distribuzione del fenomeno sul territorio. Analizzando e mettendo a confronto le principali voci di entrata e uscita del bilancio di una famiglia italiana-tipo, emergono differenziali significativi tra le diverse regioni del Paese con il primato assoluto delle regioni del Mezzogiorno. L'osservazione dei dati su base regionale, infatti, pone al primo posto la Puglia, dove lo spread tra ricchezza dichiarata e benessere reale si attesta a 54 punti base, seguita da Sicilia, Campania e Calabria (spread rispettivamente di 53, 51 e 50 punti).

Al contrario, lo squilibrio tra entrate e uscite di cassa – indice di una ricchezza familiare "non dichiarata" –, è minore nelle regioni del Centro Nord, in particolare in Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Lombardia, Lazio ed Emilia Romagna dove il differenziale registra valori minimi: rispettivamente di 1, 11, 12, 13 e 16 punti base.

Se si osservano i valori associati alle singole province, la variabilità dello spread e, quindi, l’incidenza del sommerso sull’economia del territorio, risulta ancora più marcata. In 18 province lo spread supera, infatti, quota 50 punti (Catania, Ragusa, Sassari, Brindisi ed Agrigento in testa, con differenziali pari o superiori a 57 punti base). Altre 60 province (la maggioranza assoluta) ha uno spread compreso tra 20 (Reggio nell’Emilia) e 50 (Avellino, Siracusa, Reggio di Calabria). Si tratta in prevalenza di province localizzate nel Mezzogiorno e nel Centro Italia. Mentre le province di Milano e di Aosta si confermano quelle più coerenti nel rapporto tra entrare e uscite, con uno spread rispettivamente a 0 e a 1 punto base.

A conferma del dato regionale si osserva che tra le 25 province che registrano i livelli di spread più bassi (inferiori ai 20 punti), troviamo soprattutto le città del Nord Italia, segno di un maggiore equilibrio tra entrate e uscite di cassa e di una minore incidenza dell’economia sommersa sul sistema economico locale.

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