lunedì 30 luglio 2012

Poste: Quel che la gente non sa

Tutti noi siamo abituati a guardare le cose dall’esterno per poi arrivare a delle conclusioni tutte nostre cercando di convincere gli altri che sono vere. Sicuramente ciò succede anche alla gente comune entrando negli uffici postali. Ogni giudizio diventa una verità: attese interminabili, piccolo negozio, poco personale e del tutto svogliato e scortese.




Un’immagine simil veritiera se ci sofferma distrattamente a guardare gli uffici. Spesso, nella nostra mancanza di coraggio o per pigrizia, non andiamo oltre a quello che ci appare. Entriamo negli uffici e ci riesce facile criticare il momento o il luogo senza chiederci la causa di tutto ciò. Se andiamo in un ufficio pubblico e manca l’impiegato, ce la prendiamo con l’impiegato e non con chi gli permette di assentarsi facilmente. Se andiamo a prenotare una visita ce la prendiamo con l’impiegato alle prenotazioni e non con chi permette che il sistema sanitario non funzioni al meglio. Se entriamo in un ufficio postale ce la prendiamo con gli impiegati e non con chi ha ridotto loro a puri venditori di tutto.

Non arriva la posta ed è facile prendersela con il postino di turno, senza sapere che quando lui manca, per un qualsiasi motivo, non c’è nessuno a sostituirlo. Purtroppo, come in tutte le situazioni, nessuno sa come funziona il sistema ed è più facile criticare che chiedersi cosa sta succedendo. A dire il vero è anche difficile spiegarlo se non lo si vive. Antonio D’Alessandro segretario della Cisl Poste si chiede: come si fa spiegare il clima di pressione, di soprusi, d’intimidazioni? Di com’è cambiata Poste al suo interno. Di come, a fronte di sempre nuovi prodotti e lavorazioni, il personale è in continua diminuzione. Di come ogni dirigente pretende per il suo budget, senza alcuna sinergia con gli altri settori.

Come si fa a spiegare l’indifferenza di una dirigenza pronta a lasciare soli chi è in prima linea, ma pronta a convocarti se i “risultati” non vengono? Una dirigenza sempre più insolente, incurante del clima di frustrazione e di malcontento che si sta generando da tempo tra i lavoratori. Una dirigenza – continua Antonio D’Alessandro - che fa “spallucce” di tutte le denunce riponendole nel cassetto, approfittando della mancanza, sinora, di una rivolta generale dei lavoratori. Arrivano, scrutano e danno la soluzione, la loro soluzione, quella che conviene al dirigente di turno calato dall’alto, spostare il personale, o pretendere che si proponga di più, o che si vada più veloce.

Ognuno ha la soluzione giusta. Soluzione momentanea che va sempre a discapito della clientela. Tutto ciò a loro non interessa, la loro unica preoccupazione è il budget che da potere e soldi. Fin quando pagherà tutto questo? La gente sta incominciando a conoscervi, a capire dove è il problema e chi è la causa. Noi vi chiediamo di fermarvi un attimo a riflettere prima che sia troppo tardi per voi e per Poste. Un’ultima postilla: hanno messo negli uffici erogatori di bevande e dolciumi, ma a ancora non si sa se è al servizio dei dipendenti, affinché non perdano tempo a ordinare al bar, o se è a beneficio della clientela prevedendo un allungamento delle ore di attesa.

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