La garanzia sulla riservatezza dei dati personali, opportunamente tutelata per legge, non può precludere allo Stato di esercitare i propri obblighi di accertamento fiscale per contrastare il deprecabile fenomeno dell’evasione. Le classi più agiate non utilizzino la privacy per sfuggire al dovere di pagare le imposte.
La tutela dei dati personali è salvaguardata da apposite normative comunitarie, e da specifiche leggi nazionali, non è in discussione come assioma di civiltà in uno Stato di diritto che non considera sudditi i propri cittadini, ma tale garanzia della privacy, non può e non deve diventare un alibi dietro al quale le classi più agiate ed i ceti più ricchi, si trincerano per non assolvere agli obblighi fiscali in proporzione ai redditi percepiti e ai patrimoni di cui dispongono.
Esprimo massimo apprezzamento per le misure introdotte dal Governo Monti nei vari provvedimenti adottati in questi mesi, a partire dallo scambio dei dati in via digitale tra le banche, l’Inps ed i vari snodi della Pubblica Amministrazione. Solo incrociando le informazioni sarà possibile accertare la comparazione tra il livello di vita delle persone, il possesso di beni patrimoniali e titoli finanziari, case, barche, ville, auto di lusso e proprietà detenute all’estero, ed i redditi dichiarati al fisco. In assenza di misure che permettano alla Pubblica Amministrazione di utilizzare le banche dati disponibili ci si priva di uno strumento di monitoraggio preventivo sistemico che agevola la lotta all’evasione, all’elusione e ai raggiri fiscali di varia tipologia o forma. Trovo incomprensibili, le non condivisibili affermazioni espresse dal Presidente dell’Autorità Garante per la Privacy circa la presunta gogna mediatica a cui sarebbero esposti i detentori di ricchezza considerati dallo Stato alla stregua di mariuoli. Non condivido il linguaggio poco consono al ruolo e trovo assurda l’affermazione che gli italiani dovrebbero temere la trasparenza e l’onestà. Chi dichiara i propri emolumenti e paga correttamente le tasse al fisco non ha nulla da temere dagli accertamenti dello Stato perché dai conti correnti bancari, ai redditi, alle case e alle azioni, tutto è dichiarato e conosciuto dall’erario. Il Governo Monti intensifichi il contrasto all’evasione perché è immorale che i cittadini più poveri in Italia siano costretti a pagare l’80% delle tasse complessive.
Esprimo massimo apprezzamento per le misure introdotte dal Governo Monti nei vari provvedimenti adottati in questi mesi, a partire dallo scambio dei dati in via digitale tra le banche, l’Inps ed i vari snodi della Pubblica Amministrazione. Solo incrociando le informazioni sarà possibile accertare la comparazione tra il livello di vita delle persone, il possesso di beni patrimoniali e titoli finanziari, case, barche, ville, auto di lusso e proprietà detenute all’estero, ed i redditi dichiarati al fisco. In assenza di misure che permettano alla Pubblica Amministrazione di utilizzare le banche dati disponibili ci si priva di uno strumento di monitoraggio preventivo sistemico che agevola la lotta all’evasione, all’elusione e ai raggiri fiscali di varia tipologia o forma. Trovo incomprensibili, le non condivisibili affermazioni espresse dal Presidente dell’Autorità Garante per la Privacy circa la presunta gogna mediatica a cui sarebbero esposti i detentori di ricchezza considerati dallo Stato alla stregua di mariuoli. Non condivido il linguaggio poco consono al ruolo e trovo assurda l’affermazione che gli italiani dovrebbero temere la trasparenza e l’onestà. Chi dichiara i propri emolumenti e paga correttamente le tasse al fisco non ha nulla da temere dagli accertamenti dello Stato perché dai conti correnti bancari, ai redditi, alle case e alle azioni, tutto è dichiarato e conosciuto dall’erario. Il Governo Monti intensifichi il contrasto all’evasione perché è immorale che i cittadini più poveri in Italia siano costretti a pagare l’80% delle tasse complessive.
Michele Petraroia
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