Si è avviato
di nuovo l’anno scolastico. In questa stagione di gravi
difficoltà economiche per le famiglie, non si può ignorare un capitolo di
notevole incidenza del bilancio familiare: la spesa per i libri. L’investimento
in tomi scolastici, per garantire la cultura ai propri figli si differenzia e
incide in particolar modo tra medie e superiori, da un minimo di 250 ad un massimo di 450 euro per alunno.
Si tenta di
poter risparmiare acquistando libri usati dagli studenti dell’anno precedente a
quello di frequentazione, il risparmio è notevole, ma la furba industria
editoriale, in sinergia con professori incuranti della crisi e delle
peripezie che le famiglie sono costrette a fare in questo momento, cambiano i
testi di anno in anno. I genitori
di uno studente del primo superiore che bocciato deve ripetere l’anno nello
stesso istituto, ci informano che il loro figlio, non ha potuto riutilizzare i
testi dell’anno precedente, sostituiti con ben sei testi con edizioni rinnovate
e un costo mortificante per questa famiglia in cui lavora solo il padre. In sintesi
cosa avviene, si sostituiscono i testi solo di poche righe per costringere al
riacquisto di nuovi.
Libri di matematica e di geografia sostituiti di anno in anno, ma cosa cambia, esordisce ironicamente una mamma che con tre figli in età scolastica ha speso 1.300 euro di libri in questo mese: Pitagora dall’oltretomba si inventa nuove formule?
I testi nel corso dei decenni sono cambiati, si sono evoluti all’ignoranza degli studenti e alla scarsa volontà di apprendimento, in linea con la crisi della scuola e dell’eterna precarietà dei docenti. Ricordate un tempo vi erano i testi di matematica con gli esercizi senza soluzioni. Si doveva provare e riprovare per avvicinarsi al risultato. Era sempre il professore, il giorno seguente, a verificare i risultati e a capire se lo studente si era impegnato e aveva appreso la lezione eseguendo i compiti assegnati.
Oggi i nuovi testi portano già le soluzioni, comodo, ma sicuramente meno impegnativo, sapere già il risultato induce all’imbroglio, a barare con se stessi e a non apprendere. In controtendenza con le necessità di milioni di famiglie la scuola negli anni, ha soddisfatto le aspettative degli editori del mercimonio librario in un consumismo poco incline ad accettare la nuova realtà di crisi, con il plauso del legislatore e di un’istruzione speculativa a cui poco interessa il vero scopo dell’organizzazione scolastica: l’insegnamento e il sapere attraverso la conoscenza.
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