mercoledì 3 settembre 2014

La crisi e lo sviluppo, come uscire dai soliti luoghi comuni

Sergio Sorella - Direttivo regionale CGIL Molise

La crisi economica con la sua pervasività, oltre a determinare problemi rilevanti per  l’occupazione e per il reddito delle persone, alimenta il dibattito sulle misure e sugli interventi da attuare per invertire la tendenza ad un ciclo economico che continua ad essere negativo sia sul versante della produzione, sia su quello dei consumi. 


Le scelte strategiche di politica industriale in Molise devono, obbligatoriamente, confrontarsi con ciò che viene deciso  in sede nazionale e nel consesso europeo. Tuttavia ci sono cose che possono essere fatte  subito anche in ambito regionale. Una questione riguarda la riforma degli ammortizzatori sociali. Con l’entrata in vigore della Riforma del Mercato del Lavoro e degli ammortizzatori sociali, che entreranno a regime nel 2016, il Ministero del Lavoro insieme al Ministero dell’Economia hanno provveduto a predisporre sulla base di specifici accordi governativi e per periodi non superiori a 12 mesi, in deroga alla normativa vigente, la concessione, anche senza soluzione di continuità, di trattamenti di integrazione salariale e di mobilità, anche con riferimento a settori produttivi e ad aree regionali, nei limiti delle risorse finanziarie a tal fine destinate.

Dal sito della regione Molise abbiamo tratto la seguente definizione:

”Per ammortizzatori sociali si intende un complesso ed articolato sistema di tutela  del reddito dei lavoratori che sono in procinto di perdere o hanno perso il posto di lavoro. Questo sistema è definito da specifiche norme di legge. Tra i principali troviamo  la cassa integrazione guadagni (CIGS e CIGO), i contratti di solidarietà, l'indennità di disoccupazione e l'indennità di mobilità. A questo sistema si accompagnano misure speciali, messe in atto attraverso deroghe alla normativa vigente, in favore di lavoratori che appartengono a settori non tutelati dalle misure sopra descritte o che non possono più utilizzarle per vincoli legislativi.”

Dunque la regione può utilizzare risorse per intervenire con azioni di sostegno al reddito. Il Bollettino Ufficiale della Regione Molise del 1° agosto 2014  ha pubblicato le modalità di accesso agli ammortizzatori sociali in deroga per l'annualità 2014 con validità temporale 1° gennaio 2014 - 31 agosto 2014, in seguito all'Accordo Quadro transitorio sottoscritto fra la Regione Molise e le parti sociali in sede di Commissione Regionale Tripartita del 28 luglio 2014 presso la sede dell'Assessorato al Lavoro. Sono state trovate, intanto, risorse  per € 400.000.000,00 a carico del fondo sociale per l’occupazione e la formazione.

Gli interventi in deroga alla vigente normativa riguardano le seguenti tipologie:

1. La concessione in deroga alla vigente normativa di trattamenti di Cassa Integrazione Guadagni, sarà accordata in favore dei lavoratori delle imprese ubicate nella Regione Molise con in forza almeno due dipendenti a tempo indeterminato;

2. La concessione in deroga alla vigente normativa di trattamenti di Cassa Integrazione Guadagni, sarà accordata in favore del personale dipendente delle associazioni di categoria e delle organizzazioni sindacali, datoriali e di lavoratori, e degli enti e istituzioni di relativa emanazione, che svolgono attività di assistenza alle imprese e ai lavoratori, ubicate nella Regione Molise con in forza almeno de dipendenti a tempo indeterminato.

Tale disposizione, che consente a tutti, ma proprio a tutti, di chiedere risorse alla regione, sembra orientata soprattutto a tamponare la situazione contingente, senza prevedere alcuna ipotesi di crescita della realtà produttiva. Il ruolo della Commissione che concede il contributo economico è quello di certificare l’avvenuta presentazione  dell’istanza (chi inoltra per primo la domanda, ottiene il beneficio), mentre, restano solo parole le seguenti affermazioni: “la presentazione di una dettagliata relazione tecnica recante le motivazioni a supporto della propria critica situazione economico finanziaria” e la presentazione di “un piano di risanamento, che sul presupposto delle cause che hanno determinato la situazione di crisi aziendale definisca le azioni intraprese o da intraprendere per il superamento delle difficoltà dell’impresa”, visto che bisogna rispondere, per queste questioni, solo ad un questionario.

Considerate  le ingenti risorse destinate a questo ammortizzatore sociale, distribuito a pioggia ad “imprese appartenenti a tutti i settori”, senza analisi contestuale delle strategie che potrebbero determinare la lo sviluppo della realtà aziendale, l’interrogativo legittimo è il seguente: queste risorse sono utilizzate in maniera tale che possano rappresentare un elemento virtuoso di riorganizzazione aziendale e di ripresa dell’attività imprenditoriale?

Sembrano solo misure tampone che se da un lato consentono a dei lavoratori senza reddito e senza altri benefici di accedere a qualche forma di retribuzione, dall’altro restano risorse confinate all’erogazione fine a se stessa. Sarebbe interessante appurare quante realtà imprenditoriali abbiano utilizzato  queste risorse per  l’occupazione e per la formazione così come sono originariamente destinate. Il tutto si risolve con la concessione di erogazioni che accompagnano in una fase difficile i lavoratori rimasti senza occupazione. La certificazione delle crisi, con la richiesta solo degli ammortizzatori sociali ci pone di fronte ad una fragilità del sistema  economico e produttivo che non viene in alcun modo intaccata. Per questo occorre una politica della formazione e della ricerca, completamente assenti nelle intese riguardanti questa tipologia.

Occorre allora una politica industriale, un’ipotesi di crescita e di sviluppo regionale sulla quale incardinare le azioni degli enti pubblici. Se la formazione  e l’istruzione sono il grimaldello per aprire le porte alle ipotesi di crescita, qual è il ruolo dell’Università del Molise, della scuola e della formazione professionale in questo contesto? Sono in crisi i processi ed i prodotti, è in crisi un modello di produzione, non si possono usare strumenti obsoleti per affrontare la complessità. Occorre partire dalla valorizzazione di quello che c’è di buono per innescare processi virtuosi. Utilizzare le risorse solo per fermare una situazione definita emergenziale, ma che è, invece,  strutturale, significa perdere tempo ed allontanare i rimedi.

La cassa integrazione in deroga è uno strumento che non può  essere  gestito solo come erogatore di soldi pubblici. Quando i mezzi sono pochi, occorrono scelte strategiche sulle quali investire. Non sembra che la politica regionale stia andando in questa direzione. Ed il ruolo delle organizzazioni sindacali non può essere quello di certificare le difficoltà produttive e chiedere più risorse per strumenti che hanno dimostrato di essere deboli, spesso utilizzati con una discrezionalità disarmante da parte delle aziende, che negano ai rappresentanti dei lavoratori qualsiasi intervento sui processi produttivi.

Anche in questo modo si marginalizza il ruolo delle rappresentanze sociali sempre più ridotte a certificatori delle difficoltà esistenti. Ed allora risulta sempre più attuale il proverbio cinese che richiama alla necessità di accompagnare ed innovare i processi piuttosto che tamponare le situazioni contingenti.

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