Salviamo la storia, la cultura, il territorio e l’economia dell’alta Valle del Volturno, dei Comuni contigui e del sito archeologico di San Vincenzo al Volturno.
Come comunicato alcuni giorni fa, si trasmette la nota che i sindaci
firmatari mi chiesero di elaborare e mandare al presidente Frattura. Nel
frattempo sull'area di San Vincenzo al Volturno continuano a persistere
gravi situazioni a danno del sito e del personale e la Corte dei Conti
ha aperto un fascicolo per far luce sulle procedure amministrative e il
prefetto di Isernia mi incontrerà a giorni.
Egregio Presidente,
probabilmente non sarà la prima volta, né l’ultima, che sentirà parlare delle innegabili bellezze e dell’incommensurabile valore archeologico, architettonico, storico, artistico, demoetnoantropologico, ambientale e paesaggistico dei comuni immodestamente retti da chi si accinge a farLe pervenire questa nota, o se preferisce, questo grido di dolore.
Purtroppo le ultime e note vicende della chiusura immotivata della sede della soprintendenza di Castel San Vincenzo, ci spingono a sollevare o risollevare, ancora una volta, il problema delle aree interne. E se talvolta ci si trova difronte a motivi tirati in ballo per il gusto di polemizzare o per interessi di parte, non è certamente questo il caso; al contrario ciò che ci muove rappresenta uno dei motivi più alti e più nobili che possa spingere i rappresentanti di una comunità: la difesa di uno dei simboli più conosciuti, anche oltre i confini regionali e nazionali, degli scavi archeologici ed architettonici dell’Abbazia Altomedievale di San Vincenzo al Volturno. Intanto presidente, appare chiaro ai più che il sito in oggetto non è isolato né avulso dall’intero territorio circostante così fortemente contraddistinto dalle meravigliose sorgenti di uno dei più importanti fiumi d’Italia, il Volturno, teatro delle gesta garibaldine e della tanto celebrata Unità d’Italia, così come non può passare inosservato il fatto che diversi comuni dell’area vanno ad inserirsi, a giusto titolo e con onore, fra quelli ricadenti nel prestigioso Parco Nazionale del Lazio, Abruzzo e Molise, meta di numerosi turisti mai appieno “sfruttati” per un’economia di ritorno.
Ma se quest’ultimo punto rappresenta il motivo principale di ciò che andremo a chiederLe, non possiamo per il momento sottacere delle altre peculiarità della nostra area come, ad esempio, il Museo dell’Orso, simbolo di una natura incontaminata e da rispettare, il Museo della Fauna Selvatica, opera d’amore di un figlio del Molise per il Molise, la nuova Abbazia Benedettina, significativo “ritrovo” di suore attente al credo ed al rinnovarsi di un lavoro degno delle tradizioni e della genuinità, del Museo del Secondo Conflitto Mondiale, bacino di numerosissimi reperti bellici e di pagine di eroi e comuni mortali, di un Pantano Naturale, luogo affascinante per numerose specie animali e del tipico Cavallo Pentro, di percorsi tratturali lungo l’asse Lucera-Castel di Sangro, antichissime testimonianze di quelle vie dei pastori che hanno costituito per millenni tracciati di vitali collegamenti e dell’unica economia possibile, zampogne e Ciaramelle, strumenti dai richiami arcaici che hanno fatto la storia, dandone la patria, a quei Beni Immateriali oggi giustamente vanto delle comunità delle nostre terre, orgogliose di annoverare tra i più importanti appuntamenti culturali nazionali ed internazionali, quel Festival Internazionale della Zampogna, meta di un numero impressionante di visitatori, le montagne e le mete appenniniche sfondo affascinante dei panorami molisani, con il Monte Meta su tutti, cornice abitudinale delle nostre cartoline, la fauna ittica e le riserve, simbolo indiscutibile di un’acqua pulita, purtroppo come ormai poche, tradizioni rievocative come quella del Cervo, simbolo di comunità mai pronte a capitolare, anzi, a rilanciare la loro cultura più genuina e semplice, ai castelli arroccati e simbolo delle difese da parte di chi ci ha preceduto di un territorio del quale già se ne avvertiva la gelosa bellezza, di Uomini capaci di diventare martiri per difendere i più deboli e per difendere il bene più prezioso, oggi come ieri, la libertà, e ancora Uomini tenaci, difensori dell’ambiente, pronti a sfidare le acque gelide del Volturno per attirare l’attenzione su temi mai abbastanza trattati, di Comunità capaci di integrare stranieri d’oltre manica senza per questo farli sentire mai stranieri, anzi facendone vanto anche delle loro tradizioni, Terre di ugole tenorili come quella di Mario Lanza, voci che hanno varcato l’oceano e ne hanno fatto il vanto nazionale senza tempo, di fortificazioni sannitiche come Monte S. Paolo, notevole sia per le dimensioni singolari (con i suoi 6 chilometri di perimetro), sia per la significatività della sua ubicazione topografica (in rapporto con le vie di comunicazione nel Sannio dal Lazio, oltre che dalla valle del Sangro), oppure chiesette pregevolmente affrescate come quella di San Michele Arcangelo, voluta da Normanni e costruita dai benedettini nel 1760, utile per i loro spostamenti tra Montecassino e San Vincenzo al Volturno, e ancora, opere ingegneristiche come quella del Ponte 25 Archi, voluto da Murat e testimone di avvenimenti, scontri e memorabili momenti storici riferiti all’Unità d’Italia e quella della esaltante opera ferroviaria del 1860 della tratta Roccaravindola-Isernia che rappresenterà negli anni l’unico asse ferrato di collegamento con la Campania prima ed il Lazio dopo. Come vede presidente, il patrimonio storico e naturalistico, solo parzialmente rappresentato, costituisce allo stesso tempo una ricchezza e un grande motivo di rammarico per il fatto che, nonostante tale bagaglio territoriale, non è mai esistito e non esiste un progetto integrato per lo sviluppo della nostra meravigliosa realtà. Pertanto, egregio presidente, partendo dall’ennesimo affronto al nostro patrimonio culturale, quello della chiusura di San Vincenzo al Volturno, Le chiediamo un intervento urgente da concretizzarsi con l’istituzione di un tavolo istituzionale composto da regione, provincia, i nostri comuni, le soprintendenze e la direzione dei beni culturali, enti, consorzi, allargato alle parti sociali, al fine di scongiurare la chiusura di cui sopra e per discutere di un rilancio serio e concreto, attraverso un successivo tavolo permanente, del nostro coeso ed omogeneo territorio, affinché esso possa costituire un vanto per l’immagine del Molise su quell’importante asse Lazio-Campania-Abruzzo che necessariamente deve passare per l’intero territorio dell’Alto Volturno. Presidente, restiamo in trepidante e fiduciosa attesa di un suo tempestivo interessamento.
probabilmente non sarà la prima volta, né l’ultima, che sentirà parlare delle innegabili bellezze e dell’incommensurabile valore archeologico, architettonico, storico, artistico, demoetnoantropologico, ambientale e paesaggistico dei comuni immodestamente retti da chi si accinge a farLe pervenire questa nota, o se preferisce, questo grido di dolore.
Purtroppo le ultime e note vicende della chiusura immotivata della sede della soprintendenza di Castel San Vincenzo, ci spingono a sollevare o risollevare, ancora una volta, il problema delle aree interne. E se talvolta ci si trova difronte a motivi tirati in ballo per il gusto di polemizzare o per interessi di parte, non è certamente questo il caso; al contrario ciò che ci muove rappresenta uno dei motivi più alti e più nobili che possa spingere i rappresentanti di una comunità: la difesa di uno dei simboli più conosciuti, anche oltre i confini regionali e nazionali, degli scavi archeologici ed architettonici dell’Abbazia Altomedievale di San Vincenzo al Volturno. Intanto presidente, appare chiaro ai più che il sito in oggetto non è isolato né avulso dall’intero territorio circostante così fortemente contraddistinto dalle meravigliose sorgenti di uno dei più importanti fiumi d’Italia, il Volturno, teatro delle gesta garibaldine e della tanto celebrata Unità d’Italia, così come non può passare inosservato il fatto che diversi comuni dell’area vanno ad inserirsi, a giusto titolo e con onore, fra quelli ricadenti nel prestigioso Parco Nazionale del Lazio, Abruzzo e Molise, meta di numerosi turisti mai appieno “sfruttati” per un’economia di ritorno.
Ma se quest’ultimo punto rappresenta il motivo principale di ciò che andremo a chiederLe, non possiamo per il momento sottacere delle altre peculiarità della nostra area come, ad esempio, il Museo dell’Orso, simbolo di una natura incontaminata e da rispettare, il Museo della Fauna Selvatica, opera d’amore di un figlio del Molise per il Molise, la nuova Abbazia Benedettina, significativo “ritrovo” di suore attente al credo ed al rinnovarsi di un lavoro degno delle tradizioni e della genuinità, del Museo del Secondo Conflitto Mondiale, bacino di numerosissimi reperti bellici e di pagine di eroi e comuni mortali, di un Pantano Naturale, luogo affascinante per numerose specie animali e del tipico Cavallo Pentro, di percorsi tratturali lungo l’asse Lucera-Castel di Sangro, antichissime testimonianze di quelle vie dei pastori che hanno costituito per millenni tracciati di vitali collegamenti e dell’unica economia possibile, zampogne e Ciaramelle, strumenti dai richiami arcaici che hanno fatto la storia, dandone la patria, a quei Beni Immateriali oggi giustamente vanto delle comunità delle nostre terre, orgogliose di annoverare tra i più importanti appuntamenti culturali nazionali ed internazionali, quel Festival Internazionale della Zampogna, meta di un numero impressionante di visitatori, le montagne e le mete appenniniche sfondo affascinante dei panorami molisani, con il Monte Meta su tutti, cornice abitudinale delle nostre cartoline, la fauna ittica e le riserve, simbolo indiscutibile di un’acqua pulita, purtroppo come ormai poche, tradizioni rievocative come quella del Cervo, simbolo di comunità mai pronte a capitolare, anzi, a rilanciare la loro cultura più genuina e semplice, ai castelli arroccati e simbolo delle difese da parte di chi ci ha preceduto di un territorio del quale già se ne avvertiva la gelosa bellezza, di Uomini capaci di diventare martiri per difendere i più deboli e per difendere il bene più prezioso, oggi come ieri, la libertà, e ancora Uomini tenaci, difensori dell’ambiente, pronti a sfidare le acque gelide del Volturno per attirare l’attenzione su temi mai abbastanza trattati, di Comunità capaci di integrare stranieri d’oltre manica senza per questo farli sentire mai stranieri, anzi facendone vanto anche delle loro tradizioni, Terre di ugole tenorili come quella di Mario Lanza, voci che hanno varcato l’oceano e ne hanno fatto il vanto nazionale senza tempo, di fortificazioni sannitiche come Monte S. Paolo, notevole sia per le dimensioni singolari (con i suoi 6 chilometri di perimetro), sia per la significatività della sua ubicazione topografica (in rapporto con le vie di comunicazione nel Sannio dal Lazio, oltre che dalla valle del Sangro), oppure chiesette pregevolmente affrescate come quella di San Michele Arcangelo, voluta da Normanni e costruita dai benedettini nel 1760, utile per i loro spostamenti tra Montecassino e San Vincenzo al Volturno, e ancora, opere ingegneristiche come quella del Ponte 25 Archi, voluto da Murat e testimone di avvenimenti, scontri e memorabili momenti storici riferiti all’Unità d’Italia e quella della esaltante opera ferroviaria del 1860 della tratta Roccaravindola-Isernia che rappresenterà negli anni l’unico asse ferrato di collegamento con la Campania prima ed il Lazio dopo. Come vede presidente, il patrimonio storico e naturalistico, solo parzialmente rappresentato, costituisce allo stesso tempo una ricchezza e un grande motivo di rammarico per il fatto che, nonostante tale bagaglio territoriale, non è mai esistito e non esiste un progetto integrato per lo sviluppo della nostra meravigliosa realtà. Pertanto, egregio presidente, partendo dall’ennesimo affronto al nostro patrimonio culturale, quello della chiusura di San Vincenzo al Volturno, Le chiediamo un intervento urgente da concretizzarsi con l’istituzione di un tavolo istituzionale composto da regione, provincia, i nostri comuni, le soprintendenze e la direzione dei beni culturali, enti, consorzi, allargato alle parti sociali, al fine di scongiurare la chiusura di cui sopra e per discutere di un rilancio serio e concreto, attraverso un successivo tavolo permanente, del nostro coeso ed omogeneo territorio, affinché esso possa costituire un vanto per l’immagine del Molise su quell’importante asse Lazio-Campania-Abruzzo che necessariamente deve passare per l’intero territorio dell’Alto Volturno. Presidente, restiamo in trepidante e fiduciosa attesa di un suo tempestivo interessamento.
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