lunedì 25 novembre 2013

Tredicesime in calo, –300 milioni di euro (- 0,9%). Monte gratifiche 2013, che scende a 34,20 miliardi

Il 90,9 % (31,1 Mld) mangiato da tasse mutui, bolli, canoni, rimborso debiti. Il 9,1% (meno di un decimo) destinato a risparmi, regali, viaggi, alimentari! Vite a rate famiglie strozzate ideologia debito. Adusbef-Federconsumatori: Governo ripristini Iva (la vera tassa sui poveri) al 21%. 





Mentre i mass media fanno a gara nelle lodi sperticate al “governo di banchieri, tecnocrati ed oligarchi” guidato da Enrico Letta, si accentua il disagio sociale di famiglie e cittadini, plasticamente dimostrato dal secondo calo delle tredicesime nel biennio 2012-2013, come risulta dal 23^ rapporto Adusbef.

Fra tre settimane saranno pagate infatti le tredicesime, che ammontano quest’anno a 34,20 miliardi di euro (-0,3 miliardi, con un decremento dello 0,9% per cento rispetto al 2012), così ripartite: 9,8 miliardi ai pensionati (-1%); 9,1 miliardi ai lavoratori pubblici (-1,1%); 15,3 mld  (-0,6%) ai dipendenti privati (agricoltura, industria e terziario). Ma dopo un anno di rincari ed aumenti speculativi che hanno falcidiato i redditi delle famiglie costrette a nuovi debiti, con una perdita ulteriore del potere di acquisto, resterà poco per festeggiare.

Sarà un Natale durissimo, dopo l’onda lunga delle convulsioni finanziarie derivanti dagli spread, dagli scandali finanziari legati alla manipolazione di Libor, Euribor e tassi sui cambi, dalla politica dei sacrifici insostenibili imposti dalla troika a paesi in crisi come Grecia, Spagna e Portogallo, con l’unica nota positiva della richiesta di rinvio a giudizio delle agenzie di rating e la vittoria di un italo-americano come sindaco di New York.

Si faranno sentire gli effetti dei diktat europei e della troika, del “Fiscal Compact” (recepito dall’Italia ma bocciato dal parlamento tedesco), del “Six-Pack”  e del "Two-pack", cioè i due regolamenti approvati dal Consiglio europeo il 13 maggio 2013 con l'obiettivo di introdurre, per i paesi dell'eurozona, più coordinamento e vigilanza nel processo di formazione delle politiche fiscali nazionali, rinunciando alla sovranità nazionale, che impone  ad ogni paese dell’eurozona di presentare entro il 15 ottobre di ogni anno la bozza di bilancio per l’anno successivo a Commissione ed Eurogruppo (il coordinamento europeo che riunisce i ministri dell'Economia e Finanze dei paesi euro). 

Le leggi di Stabilità, saranno scritte d’ora in avanti sotto diretta dettatura della Commissione europea, che le soppeserà con cura e le rispedirà al mittente se non conformi al Patto di Stabilità e di Crescita (costituzionalizzato nel frattempo con il Fiscal compact) ed alle raccomandazioni della Commissione, come ha chiesto ed ottenuto nelle scorse settimane il commissario Olli Rehn al parlamento italiano, intimando al Governo Letta-Saccomanni l’aumento dell’Iva (tassa sui poveri), dal 21 al 22 per cento. 
 
La genesi delle politiche restrittive imposte dall’Unione Europea ai paesi del Sud Europa, che hanno ceduto qualsiasi residuo di sovranità, con l’effetto di impoverire i popoli di Grecia, Portogallo, Spagna e Italia, drogati in una prima fase dal credito facile per comprare le merci straniere, che hanno prodotto una inaccettabile austerità ad esclusivo vantaggio delle banche tedesche e della Germania, alla quale viene fornita  nuova mano d'opera a basso costo ed il pretesto  per ridiscutere (al ribasso) il proprio sistema di welfare.

Tredicesima ancor più che falcidiata quindi sotto l’albero di Natale, per pagare gli aumenti infiniti iniziati a gennaio 2013 con le tariffe autostradali, benzina, bolli, tasse, tarsu, ed Imu  riciclate nella Trise, ed altri ordinari balzelli.  A fine anno, oltre alla busta paga più pesante, arrivano infatti anche le consuete scadenze fiscali, quali tasse,  bolli,  rate e canoni, che durante il mese di dicembre i contribuenti sono chiamati a versare.

Con il risultato di ridurre del 90,9 per cento l’agognata gratifica natalizia. Nel rincorrersi dei pagamenti da effettuare entro il 31 dicembre, dei 34,20 miliardi di euro di tredicesime che verranno pagate quest’anno, soltanto il 9,1 per cento, ossia 3,1 miliardi di euro, per la prima volta  meno di un decimo del monte tredicesime, resterà realmente nelle tasche di lavoratori e pensionati.

Nel consueto appuntamento che fa i conti (da 23 anni) nelle tasche degli italiani, Adusbef e Federconsumatori prevedono un Natale durissimo sul fronte dei consumi per i regali, destinati a calare del -11,2 per cento perché almeno 3 famiglie su quattro taglieranno le spese per l’incerta situazione economica. A “bruciare” un’ ampia fetta delle tredicesime bollette, utenze, ratei e prestiti per un valore di 12,4 miliardi (ben il 36,3% del totale).

La RC Auto, che continua a salassare le tasche degli automobilisti con rincari ingiustificati pari al 7% a fronte di una riduzione dei sinistri, mangerà 5,9 miliardi di euro, il 17,3% delle tredicesime, mentre 4,9 miliardi di euro, serviranno per pagare le rate dei mutui. Il salasso non è però ancora finito: 4,1 miliardi di euro (il 12%) se ne andranno per pagare le tasse di auto e moto, mentre 2,0 miliardi (6,4 %) spariranno per il canone Rai che sarà incrementato nonostante un deterioramento della qualità del servizio pubblico.

La tredicesima per la maggior parte delle famiglie è già stata pesantemente ipotecata  non solo per pagare tasse, ratei e bollette delle utenze domestiche (Enel, Telecom, Gas, ecc.), ma un ulteriore 12,6 per cento, pari a 4,3 miliardi di euro, servirà per pagare i prestiti contratti con banche, finanziarie, parenti, amici e/o conoscenti per sopravvivere, dato che stipendi, salari e pensioni non bastano più per far quadrare i bilanci famigliari.

Per scopi più piacevoli restano 3,1 miliardi di euro, il 9,1% del monte tredicesime, che potranno essere utilizzati per cenone, regali (spesso ai più piccoli), qualche viaggio, qualcosa da mettere da parte per future esigenze: una miseria, che non servirà a rilanciare i consumi, né ad alleviare le preoccupazioni di famiglie sempre più impoverite da rincari speculativi che si profilano in tutti i settori con la sciagurata tassa sui poveri denominata Iva al 22% e da un  futuro incerto, nonostante un tasso di fiducia, costruito a tavolino, che non aiuterà i consumatori, soprattutto i giovani che protestano per il futuro ipotecato, ad essere più sereni e fiduciosi.

Adusbef e Federconsumatori, invitano il Governo ad un ravvedimento operoso, ripristinando l’Iva al 21%, la “tassa sui poveri” che colpisce indistintamente tutti i consumatori, gravando in particolare sulle più basse fasce di reddito aggravando così la recessione con un aumento dell’inflazione ed un calo dei consumi, varando un urgente contestuale decreto per una tassa sui patrimoni oltre 1,5 milioni di euro.  

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