martedì 29 ottobre 2013

Leva: "Matteo forse non sa che sulle carceri c'è un ddl del Pd"

Intervista a Danilo Leva di Fra. Gri. - La Stampa.













Danilo Leva, lei è responsabile Giustizia del Pd. Matteo Renzi è stato chiaro, l`altro giorno, parlando alla Leopolda: perché voi del Pd non vi vergognate del caso-Scaglia e dell`abuso tutto italiano della custodia cautelare?

"Guardi che alla Camera è in avanzata discussione un ddl a firma Pd che modifica appunto le regole sulla custodia cautelare. Lo sappiamo bene che l`eccesso di custodia cautelare è una delle anomalie italiane: nelle nostre carceri il 40% dei detenuti è in custodia cautelare quando in Inghilterra non supera il 15%. Se poi associamo questo uso troppo largo del carcere cautelare ai tempi lunghi del processo, accade quel che si sa: che in Italia la custodia cautelare finisce per essere l`unica pena che molti scontano. E questo è un meccanismo che non è degno di un Paese civile".

Come cambierete la custodia cautelare, se mai ci riuscirete?

"Introduciamo un concetto che può sembrare banale, cioè che si può finire in cella solo se è "attuale" il pericolo di fuga o di reiterazione del reato. Occorrerà una valutazione caso per caso, e non più sulla base dell`astratta gravità del reato come accade oggi, per finirla con questa vergogna civile".

Renzi vi sprona riformare tutta la giustizia.

"Ben vengano le sollecitazioni, ma in Parlamento stiamo lavorando quotidianamente. Cito qui solo le nostre proposte di abolizione dell`ergastolo. O la riscrittura della Fini-Giovanardi, per tornare a distinguere piccolo e grande spaccio".

Concorderà che la giustizia è al collasso. O no?

"Ne sono consapevole. E anche la sinistra deve fare autocritica per aver ceduto a certo populismo giudiziario. Da troppo tempo ci siamo allontanati dalle idee di una cultura garantista".

                                                                                                                       

                                                                                                                                Fonte: La Stampa

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