martedì 9 luglio 2013

CGIA Mestre, Bortolussi: La P.A. paghi le imprese

Lo scontro avvenuto venerdì scorso all’Assemblea di Confindustria Padova mi spinge ad affrontare un tema al quale tengo particolarmente: il pagamento dei debiti della Pubblica amministrazione.






Secondo un’inchiesta effettuata qualche giorno fa da un importante quotidiano nazionale, a fronte dei venti miliardi di euro di debiti commerciali che lo Stato e le Amministrazioni locali si sono impegnati a pagare entro dicembre di quest’anno, è emerso che alla fine di giugno ne sono stati saldati appena tre.

Entro venerdì scorso gli Enti locali, le Regioni, le Asl e i Ministeri dovevano pubblicare nei rispettivi siti internet l’elenco dettagliato delle fatture per le quali è stata comunicata ai creditori la data di pagamento prevista. Da una ricognizione effettuata dai due principali quotidiani economici del Paese, risulta che solo sei ministeri di spesa, nove Regioni e dieci Comuni capoluogo di Provincia hanno rispettato la scadenza: tutti gli altri pare si siano "dimenticati" di darne comunicazione.

Ricordo, altresì, che secondo una stima presentata dalla Banca d’Italia qualche mese fa, il debito complessivo della Pubblica amministrazione nei confronti dei suoi fornitori ammonterebbe a 91 miliardi di euro. In questa indagine campionaria, fanno sapere gli estensori dell’analisi, non sono comprese le aziende con meno di 20 addetti (che costituiscono il 98% delle imprese presenti in Italia) e i fornitori che operano nella sanità e nel sociale (che, come tutti sanno, sono i due settori dove i ritardi di pagamento raggiungono i picchi più elevati).

Detto ciò, non è da escludere, come più volte ho avuto modo di sottolineare, che il debito complessivo della Pubblica amministrazione si attesti attorno ai centoventi miliardi di euro, trenta in più della cifra che comunemente tutti riportano. Stando alle affermazioni di qualche giorno fa dal ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, pare che le operazioni di pagamento stiano andando a rilento anche perché l’Amministrazione sta valutando con molta cura l’attendibilità dei creditori.

E' giusto: tuttavia, se ci troviamo in questa situazione con centinaia di migliaia di imprese in difficoltà è anche perché lo Stato a distanza di anni non ha ancora pagato le imprese fornitrici. A questo punto forse ci dovremmo porre il problema della credibilità di questo Stato e non tanto di quella dei suoi creditori. Oltre alla funzionalità della macchina pubblica non è nemmeno da escludere che non ci siano le risorse per onorare gli impegni presi. Le richieste avanzate dagli Enti locali hanno toccato quota 5,7 miliardi, ma la Cassa Depositi e Prestiti, così come ha previsto il decreto, è in grado di garantirne solo 3,7.

Lo stesso vale per i debiti regionali non sanitari: per coprire le richieste avanzate dalle Regioni mancano all’appello 1,3 miliardi di euro. Insomma, ritardi e inefficienze della Pubblica amministrazione da un lato, la ristrettezza finanziaria dall’altro, non lasciano presagire nulla di buono. Nonostante gli annunci e le promesse corriamo il rischio che molti imprenditori, anche veneti, rimangano a mani vuote, mentre lo spettro della Tares e l’aumento dell’Iva si avvicinano sempre più.

Nessun commento: