Cambiamento necessario per il Molise ma da perseguire unitariamente, con consapevolezza e responsabilità.
La paralisi istituzionale priva l’Italia di un Governo e espone il paese a rischi di speculazione esterna di poteri forti della finanza internazionale che spinge da anni verso il fallimento dell’eurozona, il ritorno alle monete nazionali e quindi alla rinuncia della costruzione di una Federazione politica di Stati Europei con 500 milioni di cittadini uniti da regole, leggi, salari, diritti e protezioni sociali.
L’Europa può tornare a frammentarsi con sommo gaudio per le emergenti economie asiatiche e sostanziale rinuncia a esercitare qualsiasi ruolo di rilievo geo-politico per i prossimi decenni. Ma chi soffia sulla crisi dell’euro attaccando prima l’Irlanda, poi il Portogallo, la Grecia, la Spagna, l’Italia, Cipro e la Slovenia ? Chi ha interesse a far fallire l’euro attraverso l’uscita dell’Italia dal sistema della moneta unica ed il ritorno alla lira ? Chi spinge verso un orizzonte di marginalità che ci porterebbe alla bancarotta nazionale consegnando la nostra economia nelle mani dei magnati cinesi, russi o indiani che dominano il mondo con i loro attivi di bilancio ?
Destabilizzare l’Italia è un rischio calcolato o una circostanza fortuita ? Le recenti elezioni regionali hanno acceso i riflettori sulle mille emergenze locali con scarne considerazioni sul fatto che il Molise dipende per gran parte delle proprie esigenze dal Governo Nazionale. La giusta sollecitazione al cambiamento sollevata da cittadini, forze sociali e movimenti politici, si scontra con il blocco dei finanziamenti da Roma in tutti i settori, dai fondi per la cassa integrazione che sono finiti, ai trasferimenti vicino allo zero sul sociale e fino ai tagli draconiani su sanità, lavoro, giovani, imprese, ambiente, trasporti, agricoltura e attività produttive.
La Regione non dispone di liquidità, le imposte sono già ai livelli massimi nazionali, i debiti complessivi superano il miliardo di euro, la macchina amministrativa è sclerotizzata, ed il personale attende un disegno di riordino da anni, nel mentre avanzano istanze disperate su situazioni di crisi che si trascinano irrisolte da tempo immemore e che la nuova Giunta dovrà affrontare in pochi giorni e priva di strumenti minimi.
In un contesto simile occorrono nervi saldi, salvaguardare il sistema democratico, sollecitare il contributo fattivo di tutte le forze politiche, economiche, culturali e sindacali attraverso un coinvolgimento sistemico, fermare le scelte scriteriate del passato, agire in positivo anche in presenza di crisi senza soluzione, valorizzare il personale interno all’amministrazione, perseguire il cambiamento di metodi e di pratiche nel rigoroso rispetto delle leggi, evitare divisioni inconcludenti ed essere disponibili ad operare in sinergia con unità d’intenti e spirito di servizio.
Tra le priorità da affrontare merita massima attenzione il disagio in cui versano troppe famiglie che non dispongono più dei mezzi di sussistenza essenziali. Su questo tema bisognerà concentrarsi anche accelerando dismissioni di sedi estere o romane pur di costituire un fondo regionale col quale fronteggiare la povertà di tante persone a cui è complicato augurare Buona Pasqua.
L’Europa può tornare a frammentarsi con sommo gaudio per le emergenti economie asiatiche e sostanziale rinuncia a esercitare qualsiasi ruolo di rilievo geo-politico per i prossimi decenni. Ma chi soffia sulla crisi dell’euro attaccando prima l’Irlanda, poi il Portogallo, la Grecia, la Spagna, l’Italia, Cipro e la Slovenia ? Chi ha interesse a far fallire l’euro attraverso l’uscita dell’Italia dal sistema della moneta unica ed il ritorno alla lira ? Chi spinge verso un orizzonte di marginalità che ci porterebbe alla bancarotta nazionale consegnando la nostra economia nelle mani dei magnati cinesi, russi o indiani che dominano il mondo con i loro attivi di bilancio ?
Destabilizzare l’Italia è un rischio calcolato o una circostanza fortuita ? Le recenti elezioni regionali hanno acceso i riflettori sulle mille emergenze locali con scarne considerazioni sul fatto che il Molise dipende per gran parte delle proprie esigenze dal Governo Nazionale. La giusta sollecitazione al cambiamento sollevata da cittadini, forze sociali e movimenti politici, si scontra con il blocco dei finanziamenti da Roma in tutti i settori, dai fondi per la cassa integrazione che sono finiti, ai trasferimenti vicino allo zero sul sociale e fino ai tagli draconiani su sanità, lavoro, giovani, imprese, ambiente, trasporti, agricoltura e attività produttive.
La Regione non dispone di liquidità, le imposte sono già ai livelli massimi nazionali, i debiti complessivi superano il miliardo di euro, la macchina amministrativa è sclerotizzata, ed il personale attende un disegno di riordino da anni, nel mentre avanzano istanze disperate su situazioni di crisi che si trascinano irrisolte da tempo immemore e che la nuova Giunta dovrà affrontare in pochi giorni e priva di strumenti minimi.
In un contesto simile occorrono nervi saldi, salvaguardare il sistema democratico, sollecitare il contributo fattivo di tutte le forze politiche, economiche, culturali e sindacali attraverso un coinvolgimento sistemico, fermare le scelte scriteriate del passato, agire in positivo anche in presenza di crisi senza soluzione, valorizzare il personale interno all’amministrazione, perseguire il cambiamento di metodi e di pratiche nel rigoroso rispetto delle leggi, evitare divisioni inconcludenti ed essere disponibili ad operare in sinergia con unità d’intenti e spirito di servizio.
Tra le priorità da affrontare merita massima attenzione il disagio in cui versano troppe famiglie che non dispongono più dei mezzi di sussistenza essenziali. Su questo tema bisognerà concentrarsi anche accelerando dismissioni di sedi estere o romane pur di costituire un fondo regionale col quale fronteggiare la povertà di tante persone a cui è complicato augurare Buona Pasqua.
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