sabato 26 gennaio 2013

Il Molise visto da lontano

Riceviamo e pubblichiamo articolo di un nostro lettore molisano che vive in Canada.











Fino agli anni '60 il Molise era rinchiuso a catenaccio tra le sue montagne e le sue valli.  La maggior parte dei suoi cittadini, contadini, pastori e commercianti ripetevano ogni giorno gli stessi rituali che risalivano a secoli anteriori. Partivano ai campi o verso i pascoli, fedeli al ritmo delle stagioni, seguendo il sole loro indispensabile benefattore.

I nostri molisani era gente taciturna. A chi volete che parlassero? Tutta la comunicazione si riduceva agli ordini perentori che gli uomini davano alle mogli e ai figli. A volte, per necessità, i molisani rivolgevano la parola al curato, una volta tanto al medico oppure a l'uomo di legge, ma a quest'ultimo quanto meno possibile!

Quando gli uomini cominciarono a partire per le Americhe e per le guerre, le mogli erano condannate ad una tragica e angosciante solitudine che veniva lenita il giorno che arrivava l'unica lettera dell'anno o quando un emigrato o un soldato arrivava con notizie fresche dall'america, dal campo di battaglia o ancora dai campi di concentramento.

La comunicazione nel Molise si riduceva veramente a poche cose. Fortuna che esistevano le feste religiose, le fiere, gli sposalizi e i funerali, in queste occasioni i molisani potevano scambiare le notizie di famiglia, e a volte anche notizie che venivano da luoghi lontani, che riguardavano l'intera nazione.

La mancanza di comunicazione tra la nostra gente ha avuto certamente degli effetti negativi sulla vita sociale e personale; tuttavia, questa mancanza ha avuto qualcosa di positivo, se pensiamo che a questo modo il Molise per lungo tempo ha conservato un' immagine positiva di se stesso. E diciamolo chiaramente la nostra gente non ha avuto nessun merito in questo.

I tempi sono cambiati drasticamente! E i tempi sono cambiati profondamente anche per i Molisani! Tutti i mezzi moderni di comunicazione - giornali, riviste, libri, radio, televisione, telefono, internet, fax, videocamera,  - sono entrati in tutte le case dei molisani, anche le più modeste. Oggi dei 300.000 molisani una percentuale elevatissima è iscritta su facebook e i molisani comunicano tra di loro giorno e notte, sette giorni alla settimana. Che cambiamento rispetto al passato! Oggi non siamo in grado di analizzare gli impatti che un tale cambiamento possa avere su una piccola società com'è quella molisana, ma personalmente sono convinto che saranno numerosi gli impatti positivi.

Tuttavia! Tuttavia!  Attenzione!  Attenzione giornalisti, scrittori d'ogni genere, giornalisti on-line, comunicatori del web!  È qui che il vostro mestiere - tanto nobile in sé -  puo' diventare un mestiere distruttore. Gli scritti che affidate ai mezzi moderni non sono letti soltanto a Provvidenti, Castelverrino, Conca Casale o Roccapipirozzi,...., ma nelle ore che seguono sono lette a Perth, Cleveland, Mar del Plata, Montreal, Berna o Labrador City.

Comunicatori, fermatevi a riflettere un tantino! Avete pensato quale ritratto ci mandate del Molise a tremila o dieci kilometri lontano da voi? Oggi l'immagine che ci mandate del Molise è terribilmente negativa; non esagero! Quando vi leggiamo ci viene da pensare che la vostra regione è un luogo invivibile, un luogo di lotte intestine tra le famiglie, tra i politici, tra le organizzazioni sociali e che il popolo molisano è un popolo ingovernabile.

Ci accorgiamo che siete gente divisa, che vi manca il senso comunitario e che il bene comune passa a l'ultimo posto. Per di più scopriamo che avete una parola acerrima. Tant'è vero che non c'è un molisano che non subisca le critiche o che non critichi gli altri duecentonovantanove mila molisani; per caso, la critica 'distruttrice' farebbe parte dei geni e della cultura dei sanniti?

Eppure, ne sono convintissimo, c'è tanto da dire e da trasmettere di positivo sul Molise, poiché c'è tanta gente da voi che ha realizzano cose straordinarie nel campo sociale e culturale. Quanti talenti, quanti volontari, quanti creatori, quanti politici e attori onesti della comunità sono ignorati dai media, che potrebbero dare un'altra immagine del Molise!

Insomma, è bene ricordarlo ai comunicatori, la questione di fondo è la questione dell'etica professionale.  Quando si scrive abbiamo sempre la scelta dei soggetti da comunicare; perché dunque non scegliere soggetti che riflettono il meglio delle realtà di un luogo, di un popolo o di una persona? 

Quando si scrive bisogna farsi guidare dalla coscienza, bisogna pensare non solo all'immagine che si trasmette fuori del paese, ma anche alle conseguenze che le notizie hanno sul quotidiano e sul futuro dei lettori.

E finalmente c'é anche la lingua che potrebbe essere molto utile per creare una migliore immagine della nostra regione. Su questo punto buona parte dei giornalisti molisani rivelano molta povertà. Un buon giornalista che sa utilizzare pienamente la lingua, puo' con maestria evitare di nuocere a l'immagine di un paese, di un popolo o di una persona.

Mi trovo a seimila chilometri dal Molise mentre scrivo queste riflessioni.  E sono una decina d'anni che ho l'opportunità di ricevere e leggere tutti i giorni le notizie dal Molise.  Sfortunatamente l'immagine proiettata dai media sulla regione è andata peggiorando. 
Certo la modesta società molisana sta cambiando, poiché non vive più reclusa tra le montagne e sta subendo gli influssi del mondo moderno; perciò mi sembra ancora più urgente che le autorità locali, le associazioni dei giornalisti e delle media si attivino per rimediare a questo degrado dell' informazione che nuoce all'immagine del Molise. Comunicatori molisani un po' d'orgoglio, per favore!


 Nicola Franco, Montréal (Canada)

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