venerdì 18 gennaio 2013

Fondazione "Giovanni Paolo II". Procedura di mobilità per n. 47 infermieri

Questa mattina, con una temperatura di 2 gradi sotto zero, gli infermieri della Fondazione "Giovanni Paolo II", hanno attestato con grande compostezza, e in assoluta solitudine, il proprio dissenso verso la procedura di mobilità avviata dall’azienda ex-Cattolica, per n. 47 unità evidenziando con lucidità e pacatezza che qualora venisse licenziato quel numero di addetti, la struttura ospedaliera non riuscirebbe più a garantire l’ordinaria copertura dei turni di lavoro.






Le risibili argomentazioni della Fondazione che non ha avuto nemmeno il coraggio di intervenire alla diretta televisiva realizzata dalla Rai, si commentano da sole e confermano la provvisorietà, l’incertezza e la fragilità di una società che è subentrata da qualche anno alla Cattolica prendendo in fitto la struttura e rilevando il personale.

La Fondazione "Giovanni Paolo II" non avanza proposte, non ha un piano aziendale, non si confronta su un’offerta sanitaria di eccellenza coinvolgendo specialisti e potenziando le prestazioni nei reparti di oncologia e cardio-chirurgia.

L’azienda guidata da un ex-amministratore della Cattolica e da alcuni esponenti di nomina politica, con affermazioni sconfortanti si limita a dire che se la Regione Molise gli assegna i fondi li spende, in caso contrario non agisce.

Verrebbe da chiedersi a cosa serve una intermediazione societaria nella sanità privata convenzionata se non c’è un progetto imprenditoriale, una proprietà e una capacità autonoma di pianificazione.

Se è tutto demandato alla Regione Molise, sorge spontanea la proposta di rilevare la struttura come Asrem e gestirla direttamente come presidio ospedaliero pubblico salvaguardando le prestazioni d’eccellenza, i rapporti con gli specialisti ed i contratti di lavoro col personale.

Se ciò non accade e persiste la debolezza progettuale della Fondazione non saranno i 47 licenziamenti a rimettere in ordine il bilancio della struttura ospedaliera. Al contrario, con meno personale, peggioreranno i servizi, i reparti ne risentiranno ed i pazienti riceveranno prestazioni meno efficienti.

Colpisce che nell’azione di risanamento finanziario della Fondazione non vengono intaccati i costi amministrativi, le spese elevate per diversi servizi esternalizzati ed i benefici erogati a vario titolo e a varie figure.

Come a dire che per risparmiare si taglia sugli infermieri ma non si mettono in discussione voci di bilancio di altra tipologia.

L’eventuale assorbimento della Fondazione nel sistema sanitario pubblico consentirebbe di risparmiare sulle spese gestionali, informatiche e amministrative, consentendo al contrario di incrementare la dotazione finanziaria in favore del personale, medico, infermieristico e specialistico del presidio ospedaliero.

Trovo sbagliato che nella bozza del Piano Sanitario Regionale 2013-2015 elaborata dal Commissario ad Acta, Dott. Filippo Basso, si è sorvolato sulle effettive problematiche che assillano la Fondazione, optando per soluzioni futuristiche che scontano la fragilità della compagine societaria.

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