domenica 22 luglio 2012

La Consulta respinge i ricorsi, i molisani tornerebbero al voto per eleggere solo 20 consiglieri regionali

La Regione Molise dovrebbe essere la prima a ritrovarsi con un’assemblea più snella. La Corte costituzionale ha rigettato i ricorsi della Regioni contro la manovra Tremonti per la riduzione della spesa pubblica: ora c’è l’obbligo per i governi periferici di adeguarsi alla norma.





Per le regioni fino a un milione di abitanti 10 poltrone in meno e la metà degli assessori. Se il Consiglio di Stato dovesse confermare la sentenza del Tar, i molisani tornerebbero al voto per eleggere solo 20 consiglieri regionali. Anche se tanti restano i nodi da sciogliere di fronte a questa prospettiva.

 I tagli risparmieranno soltanto le Regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento e Bolzano. La sentenza, la n. 198 del 20 luglio 2012, pubblicata ieri, stabilisce l'infondatezza e l'inammissibilità dei ricorsi per quanto riguarda invece le regioni a statuto ordinario, tra cui il Molise.

Se il prossimo 16 ottobre il Consiglio di Stato confermerà la sentenza del Tar Molise che ha annullato le elezioni regionali del 2011, stando al pronunciamento della Consulta, i molisani torneranno al voto – in primavera 2013 o anche prima, nulla è scontato – per eleggere 10 persone in meno rispetto agli attuali 30 inquilini di Palazzo Moffa. La legge parla di «obbligo esplicito di adeguare i propri ordinamenti alle previsioni nazionali». Ivi comprese «fissazione di un limite massimo a emolumenti e indennità, commisurazione del trattamento economico dei consiglieri alla effettiva partecipazione ai lavori del Consiglio regionale, passaggio al sistema previdenziale contributivo per i consiglieri regionali, istituzione e disciplina di un "Collegio dei revisori dei conti" quale "organo di vigilanza sulla regolarità contabile, finanziaria ed economica della gestione dell’ente"» .

Così si mette in dubbio anche la legge elettorale.  Attualmente per le elezioni si vota, per la scelta dei consiglieri candidati nel proporzionale, in due circoscrizioni provinciali, quella di Campobasso (che elegge 17 consiglieri regionali) e quella di Isernia (a cui ne spettano 7). Gli altri sei compreso il presidente vengono di norma eletti nel maggioritario e rappresentano il premio di maggioranza. A meno che lo schieramento vincente non ottenga un numero elevatissimo di voti nel proporzionale (eleggendo un numero superiore a quello "minimo") tale da non rendere necessario totalmente o parzialmente tale premio, come è avvenuto l'ultima volta. La cancellazione della provincia di Isernia, ormai sempre più vicina, potrebbe far venir meno anche la divisione per circoscrizioni provinciali con la creazione di un'unica circoscrizione regionale. A questo punto, però, diventano decisivi i tempi.

Infatti se si dovesse votare subito, entro il 2012, non ci sarebbero problemi a riproporre lo stesso sistema elettorale con le due circoscrizioni perché a quella data la provincia di Isernia sarebbe ancora formalmente in piedi e comunque non ci sarebbe il tempo per cambiare il sistema elettorale che, questo sembra pacifico, rimane comunque di competenza delle Regioni. Altrimenti, se si dovesse votare il prossimo anno, la questione si potrebbe presentare e, con i tempi che corrono, si potrebbe davvero arrivare alla circoscrizione unica regionale dove i seggi del proporzionale vengono assegnati ai partiti che presenterebbero un'unica lista. Ad essere eletti sarebbero quindi i candidati più votati in ambito regionale. Una autentica rivoluzione.

Ma anche se dovesse rimanere il sistema delle circoscrizioni provinciali, il terremoto ci sarebbe ugualmente, Con la riduzione del 30 per cento si passerebbe infatti da 30 a 21 consiglieri, compreso il presidente. Di questi 17 complessivamente verrebbero eletti sul proporzionale e 3 nel maggioritario. In caso di vittoria, uno schieramento avrebbe diritto a 13 consiglieri su 21 di cui 9 eletti nelle due circoscrizioni proporzionali, 3 nel listino maggioritario più il presidente. Gli altri 8 spetterebbero alla minoranza.

Ed è un rischio grosso per tutti quelli che vogliono tornare in campo. Con un numero ridotto di eletti, si riduce anche la possibilità di entrare a parte dell’assemblea regionale. Soprattutto per chi voglia tentare una corsa in autonomia. Dai grillini doc a Massimo Romano che con il suo movimento Costruire democrazia da tempo ha preso le distanze dal resto della coalizione fratturiana. Al contrario invece proprio l’architetto leader del centrosinistra oggi può sorridere: lo schieramento non può permettersi grosse divisioni. E se i due partiti maggiori del centrosinistra, Pd e Idv, stanno dalla sua parte, anche quelli minori dovranno accodarsi. Stessa fortuna per Michele Iorio, se ci sarà chi si schiererà contro di lui.

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