giovedì 9 ottobre 2014

Patto per le politiche sociali e le famiglie. Proposta delle Regioni al Governo



L’Assessore alle Politiche Sociali Michele Petraroia insieme ad una delegazione della Conferenza Stato-Regioni ha incontrato l’8 ottobre il Sottosegretario con delega al settore On. Franca Biondelli per avviare l’istruttoria su un Patto triennale che stabilizzi le risorse in favore delle fasce più fragili della popolazione. 


L’impostazione mira a replicare in positivo l’accordo Stato-Regioni per le Politiche della Salute assicurando su una base pluriennale la certezza nel trasferimento dei fondi nazionali ai territori. Le Regioni hanno chiesto di innalzare il Fondo per la Non Autosufficienza a 400 milioni, il Fondo Sociale Nazionale a 400 milioni e quello per le Famiglie a 100 milioni al fine di non scendere al di sotto di soglie che non permetterebbero l’erogazione di servizi essenziali. 

L’Assessore Petraroia ha esplicitato le necessità crescenti delle aree più deboli a causa dell’accentuazione della crisi che determina un progressivo ampliamento della sofferenza e della povertà. A ciò si aggiunge il taglio di prestazioni sanitarie nelle regioni commissariate come per i rimborsi ai trapiantati, i farmaci di fascia C, di parte di trattamenti terapeutici su salute mentale, Alzheimer e altre patologie, rinviando tali spese sul capitolo inconsistente del sociale.

Si pensi ha aggiunto Petraroia che il solo rimborso delle rette ai comuni per l’affido di minori in Istituti assorbe la quasi totalità del trasferimento nazionale complessivo lasciando inevase le altre istanze.  Il Sottosegretario Biondelli ha acquisito il documento che è stato oggetto di un confronto a seguire con l’ANCI e sarà portato in Conferenza Unificata. A latere della riunione il Vice-Presidente Petraroia insieme al Dott. Rossi del Servizio Lavoro ha incontrato il Direttore Generale dell’Ispettorato Dott. Danilo Papa sulla questione del DURC della Provincia di Campobasso che crea problemi di rendicontazione sul Progetto Masterplan ricevendo prime rassicurazioni positive. Successivamente si sono susseguiti incontri col Direttore Generale Raffaele Tangorra per lo sblocco dell’Accordo Quadro su 1.9 milioni di euro del bando sul credito d'imposta e quindi con il Capo di Gabinetto del Direttore Generale Paolo Onelli per la trattazione della vertenza degli operatori della formazione professionale del Molise in sede nazionale.

Nel pomeriggio l’Assessore Petraroia ed il dirigente del Servizio Lavoro hanno partecipato alla IX Commissione della Stato-Regioni in cui sono state trattate le riforme del lavoro in discussione in Parlamento soffermandosi sul maxi-emendamento del Governo presentato ieri in Aula e sulle regole attuative degli ammortizzatori in deroga. Terminato il confronto con il coordinatore degli Assessori Regionali al Lavoro Gianfranco Simoncini la IX Commissione ha predisposto un documento sulla legge di riforma della scuola che sarà illustrato da una delegazione di Assessori al Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini in un incontro programmato per il 14 ottobre alle 10 presso il MIUR.

 Il Vice-Presidente della Regione Molise ha proposto di inserire nel documento delle clausole preliminari sulla Governance della scuola italiana che non può essere frammentata tra Comuni, Province, Regioni e Stato in un sistema farraginoso, confuso e destabilizzante. Ha segnalato le criticità delle aree interne per via del calo demografico e l’esigenza di tutelare i ragazzi italiani in modo uniforme sul territorio nazionale senza penalizzazioni nell’offerta educativa, pluriclassi o sottodimensionamento di organico.   

Un Patto per le Politiche Sociali e Famiglia come proposta per la Legge di Stabilità 2015

La situazione economica attuale, nonostante le stimolazioni del Governo di questi ultimi mesi, sembra ancora stazionaria ed i pochi segnali di miglioramento sul PIL sono in prevalenza collegati alla nuova modalità di valutazione.

Gli Assessori alla Politiche sociali delle Regioni, unitamente ai colleghi dei grandi Comuni e aree  metropolitane, assistono ad un incremento quotidiano di domanda sociale, sia sul versante della famiglia che dei minori, della povertà e del disagio. Consapevoli di questa situazione propongono di inserire nella prossima Legge di Stabilità 2015 un “Patto per il Sociale e per la Famiglia”, chiedendo al Governo, su questi temi,  un approccio più organico rispetto a quello dell’ultimo quinquennio dove si è assisto ad una frammentazione delle competenze e ad una disarticolazione degli interventi e dei finanziamenti tra più Ministeri e Dipartimenti, che disperde le erogazioni, senza consentire una politica organica per  minori,  giovani e famiglie, con focus sul disagio e sulle povertà e si traduca in interventi per offrire nuove opportunità, incentivi e maggior dotazione di servizi per la prima infanzia (nidi etc.), per anziani e disabili, particolarmente non autosufficienti.

La ricomposizione di interventi già disarticolate con unicità di interlocuzione con il Governo,   potrà consentire a Regioni e ad Amministrazioni Locali una programmazione organica e sistemica, che possa traguardare, come avvenuto nel luglio scorso per il Patto della Salute, verso un Patto per il  Sociale e la Famiglia, con finanziamenti stabili a cadenza triennale possibilmente incrementali,  affinché anche Regioni e Autonomie (come avviene in oggi) possano mettere a disposizione risorse  economiche da condividere con lo Stato per una corretta sussidiarietà tra i diversi livelli di Governo, atta a consolidare il sistema dei servizi e permettere economie di scala.

Il Patto per il Sociale e la Famiglia tra Governo, Regioni e Autonomie,  deve portare:

1. Ad un Fondo nazionale Politiche Sociali che partendo da 400 milioni nel 2015 abbia una stabilità incrementale, almeno triennale, raggruppando finanziamenti, disarticolati e spesso irrisori e procedendo anche alla separazione delle dotazioni regionali, rispetto a quelle statali a favore dei Dipartimenti,  in maniera che le prime non siano residuali (il Fondo politiche giovanili nel 2014 è stato di circa 7 milioni di euro, mentre quello della famiglia 5 milioni di euro). 

Solo questa impostazione può consentire un’uscita dalla instabilità, con una programmazione organica, per almeno un triennio. Nel 2015 la maggioranza delle regioni concluderà il ciclo amministrativo e la presenza del Patto può rappresentare un volano per riprendere un sistema sociale stabile e sostenibile, attivando gli Obiettivi di Servizio, già concordati con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, scegliendo priorità di realizzazione.

2. Nella stessa ottica al ripristino del una Fondo Famiglia “ che possa chiamarsi tale” con la dotazione di almeno 100 milioni di euro per il 2015, con un consolidamento triennale, per riprendere il Piano Nidi, anche a seguito delle sollecitazioni parlamentari attraverso specifiche proposte di legge.
 
3. Ad un  consolidamento triennale anche del Fondo Nazionale per la Non autosufficienza, con la dotazione a partire dal 2015 degli iniziali 400 milioni di euro, che affiancandosi  al  Fondo Sociale,  permetta politiche integrate famiglia,  non autosufficienza, disabilità, e salute  Sulla non autosufficienza si deve arrivare ad una positiva e concreta integrazione con la Sanità. I problemi  sollevati sull’appropriatezza dei finanziamenti sanitari sono condivisibili, ma ciò non significa SEPARATEZZA di interventi, quindi gli articoli 5 e 6 del Patto per la Salute, deve trovare per la non autosufficienza e la disabilità grave, una regolamentazione in Conferenza Unificata, insieme ai Comuni che sono il primo front-office per le persone fragili. Quindi organicità anche nell’integrazione sociosanitaria perché solo la risposta “globale” alla persona permette costi contenuti senza sovrapposizioni,  pesanti sotto il profilo economico e negative per la soluzione dei problemi.

Il consolidamento proposto consente anche di realizzare una Governance che potrà valorizzare al massimo il principio di sussidiarietà, nei confronti del Terzo Settore e delle  Organizzazioni sociali, con rapporti armonici tra i diversi livelli di governo, rispettosi delle competenze costituzionali, per un’operatività comune che migliori l’efficacia e la qualità dei servizi. L’avvio della Programmazione Europea 2014/2020 con l’Obiettivo 9 (Inclusione sociale e lotta alla povertà), oggetto di grosso impegno per la Conferenza delle regioni,  potrà anch’essa rivitalizzare le politiche integrate per l’assistenza ai minori (nidi), agli anziani,  e ai disabili,  con il  lavoro di cura a favore della non autosufficienza.

A ciò va aggiunta anche l’attenzione ai costi che le regioni hanno avviato con l’ISTAT per l’analisi della spesa sociale al fine di traguardare a costi medi e quindi a costi standard,  che agevoleranno ulteriormente le azioni di riordino e la razionalizzazione della spesa. In questi termini Regioni e ANCI rinnovano la richiesta che analogamente alla spesa sanitaria,  anche la spesa sociale, sia esclusa dal Patto di Stabilità. In proposito si ricorda anche di escludere  per l’anno 2015  le risorse del sociale da eventuali tagli come già avvenuto nel 2013 e 2014 (Legge 147/2013 e Legge stabilità 2014 art. 1 comma 525 ). Ed infine, ma non ultimo per importanza, si pone l’accento sulla positività dei risultati che un sistema sociale e per l’infanzia può portare anche sul piano occupazionale,  come dimostrato da diversi studi di settore,  infatti,  è stato più volte riconosciuto, che il  “mercato sociale” rappresenta una forte occasione per l’impiego di mano d’opera soprattutto femminile e giovanile.










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