mercoledì 17 settembre 2014

Molise Sanità. Come riuscire a eliminare il debito pubblico sanitario e far approvare un Psr accettato da tutti?



La riduzione del debito pubblico in sanità nel Molise è in stand by. Il Tribunale Amministrativo blocca le azioni del governo regionale, che mira a ridurre e tagliare gli ospedali periferici, per far rientrare in qualche modo il debito sanitario cresciuto a dismisura negli ultimi anni. 


 
Ad Agnone qualche giorno fa è giunta la sospensiva del Tar al ridimensionamento dell’ospedale Caracciolo. Con questa pronuncia, il piano di riordino proposto, va a farsi friggere.  Di fatto è una sentenza che probabilmente sarà mutuata anche dagli altri nosocomi periferici a rischio. 
Tale decisione giudiziaria – amministrativa, continuerà a far crescere il debito. La macchina sanitaria, in attesa di chissà quale miracolo, manterrà gli stessi costi gestionali, lapidari, di sempre.

Il lavoro del commissario e del sub commissario ad acta, trovano quindi, non solo le bocciature del tavolo Massicci, ma anche del Tribunale amministrativo che rimanda le decisioni necessarie a contenere quella cifra abnorme scaturita da anni di gestione dissennata della sanità regionale, il cui utilizzo, era principalmente finalizzato ad elargire posti di lavoro e primariati in cambio di voti.

Le cose, per chi ha ereditato questa rogna, quale il Presidente Frattura, non si mettono bene, anzi, si rischia il tracollo e l’impossibilità a breve di non poter più  garantire quei servizi essenziali al cittadino nell’ambito di servizi alla salute. 200 milioni di euro devono rientrare, ma in che modo? Il tavolo romano sulla sanità molisana, ha bocciato la proposta di Psr, proprio per non aver indicato come rientrare dal debito pregresso.

Non è facile assumere decisioni in merito, forse è impossibile farlo, a meno che non si aumentino le tasse all’inverosimile, si ponga sui cittadini molisani la spada di Damocle del debito, che oggi incide sui 300.000 abitanti del Molise per circa 667 euro pro – capite.

Il governo regionale si assumerà questo gravoso compito, in un momento drammatico, in cui paghiamo già lo scotto di accise massime sui carburanti, e sulla stragrande maggioranza delle gabelle rivolte sempre al  limite di eccesso, per permettere alla macchina amministrativa sanitaria di resistere e garantire il minimo ordinario?

In un periodo di crisi occupazionale che non si era mai registrato dal dopoguerra ad oggi, quale scelta più impopolare per un presidente /commissario adottare misure rivolte ad un’altra castrazione chimica dell’economia delle singole famiglie, pur di sgravare l’amministrazione regionale del debito sanitario?

Chi porrà rimedio allo sfacelo della sanità pubblica regionale è difficile dirlo, oppure no! Se vi fosse già la consapevolezza di non voler decidere, in quanto ogni decisione risulterebbe impopolare e l’agonia dettata dai ricorsi al Tar giocasse a favore della non decisione? Accadrebbe, che il ministero della Salute, toglierebbe la grana del commissariamento – per legge spetta al presidente della regione – e lo affiderebbe ad un commissario esterno, che non avrebbe scrupoli –politici- a ricondurre sulla dritta via le storture dei surplus di personale amministrativo negli ospedali. 

Egli eliminerebbe i nosocomi periferici, non più in grado di operare da anni, e il quadro pur incidendo sempre sui cittadini che non potranno sottrarsi a pagare direttamente lo scotto del debito pregresso, si rivelerebbe una via d’uscita –sempre politica- indolore per Frattura.  

In questo modo, il presidente, emulando il buon Ponzio Pilato, raggiungerebbe tre obiettivi oggi molto lontani: salvare la faccia per scelte impopolari, azzerare il debito e limitare la spesa sanitaria per il futuro. Se fosse vero: come dargli torto?Vi chiederete come uscirne diversamente? Forse, solo rinunciando all'autonomia, confluendo in una macro regione e spalmando il debito sanitario, su una popolazione più congrua di numero e di risorse.
                                                                                                     

                                                                                                             P.T.


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