mercoledì 27 agosto 2014

Molise sì / Molise no. In discussione l'autonomia regionale

Lo smantellamento progressivo del Molise è iniziato da almeno un quinquennio, da quando si persero le sedi delle autonomie dei grossi gruppi e delle partecipate statali.



Prima L’ENEL, poi la Telecom, successivamente le Poste Italiane con Trenitalia: tutti in fuga da questa regione.
Negli ultimi tempi, sotto l’egida della spending review, non si parla altro di soppressioni per la nostra piccola realtà regionale. Prima la paventata soppressione dell’autonomia scolastica accorpata con l’Abruzzo,
poi la fine reale  della Provincia di Isernia, ora quella dei tribunali di Larino e Isernia, oltre alla scomparsa della Corte D’Appello di Campobasso e la soppressione degli ospedali periferici.
Vi è una rivoluzione in atto a cui far riferimento per chiedersi: che senso ha avere l’autonomia regionale?
Potremmo essere accorpati tra non molto a qualche altra regione o smembrati in una macro regione a pezzi?
Vi è un chiaro disegno governativo che tende a isolare e sottrarre importanza e fondi alle piccole realtà territoriali, per avvantaggiare le aree metropolitane.
Nella legge Delrio, che ha cancellato le province minori per arricchire le nuove province metropolitane, si evince che anche il Molise si avvia verso il baratro gestionale.
Il concetto di macroregione è in discussione, fu presentata una prima ipotesi dal Presidente del Consiglio regionale della Lombardia, Raffaele Cattaneo, che la illustrava alla Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative e delle Provincie autonome, riunitasi il 7 Febbraio scorso a Roma. Lo studio, si articola in tre progetti differenti che come elemento comune hanno proprio l’idea dell'accorpamento.
La prima ipotesi prevede la macroregione composta da: Abruzzo, Toscana, Lazio, Marche, Umbria e Molise.
La seconda: Abruzzo, Molise e Puglia.
La terza: Abruzzo, Marche, Umbria e Molise.
Tutte le ipotesi, sono basate sulla sostenibilità delle macroregioni in base al Pil generato dal totale delle regioni coinvolte.
Oggi la questione è di massima allerta, non si può prescindere dall’ignorare che qualcosa di strano stia avvenendo. Difficilmente la nostra esigua rappresentanza parlamentare potrà opporsi alle decisioni del Governo che si avvia a decretare che non dobbiamo contare più nulla e ci sta conducendo irrimediabilmente verso il completo isolamento gestionale.
Parrebbe un passo indietro nel tempo, a quando già eravamo abruzzesi e la nostra identità molisana era celata e minimizzata: forse, osservando il Molise oggi, possiamo affermare che è rimasta tale.
Se deve esserci un cambiamento, in tanti sperano che sia veloce e avvenga al più presto, se non altro si spera, che si possa ritornare a credere ad un futuro del quale oggi non vi è più percezione di sostenibilità, magari, nel contesto di una macroregione, l’economia potrebbe avere un impulso diverso: chissa?




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