sabato 19 luglio 2014

Nel Molise è ritornata l'emigrazione. Il dilemma: restare o fuggire dalle disastrose futuribili prospettive?

Se avessimo l’esatta percezione, di cosa ci possa riservare la nostra vita futura in questa regione, resteremmo ancora qui, a sperare che qualcosa di divino possa invertire la rotta del baratro?




E’ una legittima domanda, che rivolgiamo inconsapevolmente a noi stessi ogni giorno, ed evitiamo volutamente di rispondere. Siamo legati a questa nostra terra e ci appare frustrante, decidere di allontanarsi per motivi non legati alla nostra volontà, ma dalla contingenza, dettata dalla mancanza di lavoro, dall’impossibilità di condurre una vita dignitosa. Quella dignità, spenta nel giro di pochi anni, giunta con la chiusura delle aziende maggiori della nostra terra. Con fallimenti pilotati e concordati preventivi: un’intera generazione di molisani è stata tradita e messa alla gogna della povertà.

Non è scagliarsi contro le istituzioni che si inverte la rotta: magari servisse a qualcosa. Possiamo solo constatare che è accaduto. Uno sparuto numero di personaggi che si contano sulle dita di una mano, è stato capace di porre in ginocchio, una regione florida e dalle prospettive tutt’altro che decadenti come le attuali. L’isola felice, è diventata una Hiroshima post nucleare. Circa 20 tra giovani e adulti tra i 25 e 50 anni, consapevoli e realisti, non sognatori, ogni giorno vanno via dal Molise in cerca di fortuna all’estero.

Non avrebbero mai immaginato di provare quello che i  vecchi genitori ancora  raccontano: l’emigrazione, il problema della lingua, la lontananza, il ritorno solo per pochi giorni a Natale per poi ripartire. C’è chi come noi è ancora qui e vuole restare, nonostante tutto, vuole sperare che questa lenta ed inesorabile catastrofe economica si possa arrestare, si possa giungere a scrivere la parola fine ed invertire la rotta verso il benessere, verso nuove prospettive di lavoro.

Non riusciamo a comprendere se questo sarà possibile, anche se tutto precipita e le ragioni materiali, indurrebbero all’esodo di massa da questa regione; vi è d’altro canto, uno stato di transfer cognitivo distorto, che non vuole accettare la realtà dei fatti. Ci sentiamo turbati, anche se costantemente i segnali di allarme sono talmente forti che indurrebbero a scappare letteralmente dal Molise.

Non vogliamo, in questo momento, in un fine settimana di sole e di attese positive, tediarvi con l’elenco dei primati di negatività di questa piccola amata terra. Vorrei ritornare sulla “vision” futuribile, di chi ha deciso di restare e sarà tra gli ultimi a togliere le tende, prima che il vulcano Molise esploda e trascini con se, sotto le ceneri del disastro economico, tutto e tutti.

Non possiamo essere positivi, solo creduloni, boriosi e presuntuosi, nel credere che il domani sia migliore. I segnali anche i più flebili di ripresa sono assenti, massacrati quotidianamente da continue negatività. Restiamo comunque qui, continueremo indomiti a presidiare questo avamposto del nulla, alla stregua del soldato giapponese che dopo anni dalla fine della guerra, era ancora lì sull’isola, pensando che la sua nazione stesse ancora conducendo le ostilità belliche.
                                                                                                                     

 P.Tonti



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