Se avessimo l’esatta percezione, di cosa ci possa riservare la
nostra vita futura in questa regione, resteremmo ancora qui, a sperare che
qualcosa di divino possa invertire la rotta del baratro?
E’ una legittima domanda, che rivolgiamo inconsapevolmente a
noi stessi ogni giorno, ed evitiamo volutamente di rispondere. Siamo legati a questa nostra terra e ci appare frustrante,
decidere di allontanarsi per motivi non legati alla nostra volontà, ma dalla
contingenza, dettata dalla mancanza di lavoro, dall’impossibilità di condurre
una vita dignitosa. Quella dignità, spenta nel giro di pochi anni, giunta con la
chiusura delle aziende maggiori della nostra terra. Con fallimenti pilotati e
concordati preventivi: un’intera generazione di molisani è stata tradita e
messa alla gogna della povertà.
Non è scagliarsi contro le istituzioni che si inverte la rotta: magari servisse a qualcosa.
Non avrebbero mai immaginato di provare quello che i vecchi genitori ancora raccontano: l’emigrazione, il problema della lingua, la lontananza, il ritorno solo per pochi giorni a Natale per poi ripartire.
Non riusciamo a comprendere se questo sarà possibile, anche se tutto precipita e le ragioni materiali, indurrebbero all’esodo di massa da questa regione; vi è d’altro canto, uno stato di transfer cognitivo distorto, che non vuole accettare la realtà dei fatti.
Non vogliamo, in questo momento, in un fine settimana di sole e di attese positive, tediarvi con l’elenco dei primati di negatività di questa piccola amata terra.
Non possiamo essere positivi, solo creduloni, boriosi e presuntuosi, nel credere che il domani sia migliore.
P.Tonti
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